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Caso Paragon

La Federazione europea dei giornalisti attacca su Paragon: “Spyware contro chi critica il governo, Ue intervenga”

Dopo lo scandalo Paragon, la cui trama continua ad infittirsi, la Federazione europea dei giornalisti (Efj), assieme ad altre organizzazioni tra cui Amnesty International, ha scritto una lettera aperta alle istituzioni dell’Ue, a cui ha chiesto un intervento urgente contro l’uso illegale di spyware.
A cura di Giulia Casula
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La Federazione europea dei giornalisti (Efj), assieme ad altre organizzazioni tra cui Amnesty International, ha scritto una lettera aperta alle istituzioni dell'Ue, a cui ha chiesto un intervento urgente contro l'uso illegale di spyware, alla luce dello scandalo Paragon. Lo spionaggio ai danni dei giornalisti di Fanpage.it, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino, e di Roberto D'Agostino di Dagospia, hanno spinto lo Spyware Coordination Group, una coalizione di organizzazioni della società civile e di giornalisti che si batte per la trasparenza, la responsabilità e la tutela dei diritti fondamentali in relazione alle tecnologie spyware ad alzare la voce con l'Ue e chiedere azioni concrete.

"All'inizio di quest'anno, i media hanno rivelato che diversi giornalisti italiani e attivisti per i diritti umani erano stati presi di mira con Graphite, uno spyware sviluppato da Paragon Solutions", si legge nella lettera. "Secondo quanto riportato, le vittime erano venute a conoscenza del bersaglio in seguito a una notifica ufficiale dell'intrusione da parte di WhatsApp. Ciò ha indotto le autorità italiane ad avviare un'indagine ufficiale. Nei rapporti di marzo e giugno, il Citizen Lab ha confermato queste affermazioni e ha fornito ulteriori prove che lo spyware Graphite potrebbe essere stato acquisito e distribuito in diversi Stati membri, tra cui Italia, Danimarca e Cipro, colpendo probabilmente un numero maggiore di vittime rispetto ai 90 obiettivi notificati ufficialmente da WhatsApp. Preoccupante è anche il fatto che i rapporti evidenziano uno schema che prende di mira i gruppi per i diritti umani, i critici del governo e i giornalisti, sottolineando la necessità di un'azione coordinata dell'Ue per affrontare queste violazioni e proteggere i diritti fondamentali in linea con standard internazionali e regionali", denunciano. "Diversi Stati membri, tra cui Spagna, Italia e Cipro, sarebbero emersi come centri nevralgici per l'industria dello spyware, con un'alta concentrazione di venditori che operano da questi Paesi".

Efj sottolinea l'assenza di un quadro normativo adeguato a contrastare gli abusi. Le raccomandazioni emanate a seguito dello scandalo Pegasus infatti, non sono state osservate e le ultime vicende hanno sollevato "notevoli preoccupazioni riguardo al commercio e alla proliferazione di spyware commerciali all'interno dell'Ue, nonché alle sue potenziali implicazioni sui diritti umani".  "Dato il rischio posto dagli spyware ai diritti fondamentali, tra cui il diritto alla privacy, lo stato di diritto, il dibattito pubblico, la libertà e il pluralismo dei media e l'integrità degli spazi civici, invitiamo rispettosamente le istituzioni dell'Ue a dare priorità ad azioni politiche e normative immediate per affrontare le sfide degli spyware commerciali", prosegue la lettera.

Attualmente, le tecnologie spyware "sono semplicemente troppo invasive per essere conformi al diritto internazionale dei diritti umani (IHRL), come sottolineato dal Garante europeo per la protezione dei dati e dal Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo", si legge ancora. Al di là delle singole iniziative sparse qua e là, l'assenza di una risposta coordinata europea "sta creando lacune critiche in relazione al commercio di questi strumenti e alla gestione delle vulnerabilità della sicurezza informatica che incentivano la proliferazione
di spyware commerciali e il loro uso illegale da parte dei governi".

Pertanto, Efj chiede alcune azioni immediate: "la pubblicazione della comunicazione della Commissione, attesa da tempo, per chiarire i confini tra il diritto dell'Ue e la sicurezza nazionale,  l'impegno formale della Commissione nel processo Pall Mall e la partecipazione a tutti gli sforzi internazionali e regionali per affrontare la minaccia rappresentata dai software spia commerciali, la piena attuazione delle raccomandazioni del Comitato PEGA, comprese quelle relative ad aree di competenza dell'Ue come la regolamentazione del mercato interno, la gestione delle vulnerabilità della cybersecurity e la garanzia che gli Stati membri forniscano rimedi efficaci alle vittime".

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