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Regno Unito riapre tutto, l’immunologo Gorini: “Prima di imitarli l’Italia deve vaccinare di più”

Il Regno Unito, come annunciato dal premier Boris Johnson, riaprirà tutto, eliminando ogni restrizione, dal 19 luglio. L’immunologo Giacomo Gorini, intervistato da Fanpage.it, esprime i suoi dubbi sulla decisione di eliminare l’obbligo di mascherina al chiuso e sottolinea come l’Italia debba aspettare prima di seguire la strada intrapresa da Londra: bisognerà osservare cosa accadrà lì e, soprattutto, “vaccinare di più”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il premier britannico, Boris Johnson, ha annunciato la riapertura completa del Regno Unito, con l’addio alle restrizioni dal 19 luglio nonostante la risalita dei contagi. Una scelta che sarà, di fatto, una sorta di esperimento per tutto il mondo, come conferma in un’intervista a Fanpage.it Giacomo Gorini, immunologo e ricercatore del team che ha lavorato allo sviluppo del vaccino di AstraZeneca a Oxford. Per capire se l’Italia possa seguire la strada intrapresa da Johnson bisognerà vedere che succede a Londra, ma per il ricercatore eliminare l’obbligo di mascherina al chiuso potrebbe essere “una mossa molto temeraria”. In ogni caso, l’Italia non può ancora seguire l’esempio del Regno Unito per un semplice motivo: “Hanno vaccinato il 95% delle persone over 50, noi abbiamo ancora circa 2,5 milioni di ultra 60enni che non si vogliono vaccinare. L’Italia deve vaccinarsi di più”. La strategia che l’Italia deve intraprendere, per Gorini, è quella di osservare ciò che avverrà nel Regno Unito e vaccinare il più possibile prima di seguire l’esempio di Johnson.

Perché Johnson ha deciso di riaprire? È davvero già possibile pensare a una reale convivenza con il virus?

Lui ha deciso di seguire questa linea non guardando ai casi ma alla separazione tra casi e ospedalizzazione/decessi. Sento molti critici che si riferiscono al numero dei casi, ma in un Paese largamente vaccinato potrebbe essere un po’ fuorviante paragonare i casi a quelli di un Paese non vaccinato. I 50mila casi di un anno fa non sono come quelli di oggi in Regno Unito. La situazione è molto diversa, perché tantissime persone ora sono immunizzate. Quindi l’immagine che si dà è incompleta, la vera questione è se la separazione è sufficiente a non indurre il sovraccarico degli ospedali.

Nel Regno Unito da luglio non ci saranno limitazioni alle interazioni sociali e non si indosseranno le mascherine al chiuso: è un azzardo?

Queste analisi sono state fatte dai consulenti scientifici del governo, dai massimi esperti. Hanno fatto un inciampo a inizio pandemia, ma poi hanno aggiustato il tiro. Molti dicono che c’è il rischio, di nuovo, di una situazione di crisi e si chiedono se sia necessario evitare di eliminare la mascherina al chiuso. L’unico modo per saperlo è stare a vedere, ma il passo delle mascherine al chiuso a me sembra una mossa molto temeraria; buon per loro se se lo possono permettere.

I dati sulle ospedalizzazioni sono realmente così confortanti?

Le ospedalizzazioni sono salite del 40% nelle ultime settimane, è un segnale che la situazione va sempre monitorata, la variante è da tenere sotto controllo. Sia quindi chiaro che è una situazione di incertezza, il +40% dà un segnale, dall’altra parte pare stia rallentando la crescita dei casi, non è più una salita rapida. La situazione è in evoluzione e sospendere l’uso delle mascherine al chiuso non mi convince tanto. Bisogna guardare a cosa succede e imparare dai loro eventuali successi o insuccessi.

Quello che verrà fatto nel Regno Unito è una sorta di esperimento utile per tutto il mondo?

Alla fine sì, ma sono scelte politiche decidere se possiamo accettare un tot numero di ospedalizzazioni, senza un sovraccarico dei reparti. La mossa di non rendere più obbligatorie le mascherine al chiuso forse poteva essere ritardata. Mi chiedo quanto si sia deciso sulla base del bisogno di mantenere le promesse: il 19 luglio avevano promesso libertà assoluta e in questa direzione si stanno muovendo.

Per Johnson si arriverà almeno a 50mila contagi al giorno: con questi dati è davvero possibile tenere sotto controllo ospedalizzazioni e decessi?

C’è un ritardo tra casi e ospedalizzazioni ma bisognerà vedere come questi saliranno, ma dipende tutto dai vaccini. Sappiamo che funzionano con la variante Delta. Non escludo, ma questa è una mia intuizione personale, che il governo stia prendendo decisioni sulla base di dati non ancora disponibili. Ma mi sembra strano che ancora si discuta così tanto sul fatto che i vaccini servano o meno: bisogna vaccinarsi.

L’Italia può guardare al Regno Unito per capire cosa succederà qui?

In Italia, nelle ultime settimane, abbiamo una tendenza a osservare il Regno Unito come se fosse una finestra sul futuro dell’Italia, purtroppo non possiamo permetterci questo lusso. Il Regno Unito ha vaccinato il 95% delle persone over 50, noi abbiamo ancora circa 2,5 milioni di ultra 60enni che non si vogliono vaccinare. Ovviamente l’ideale sarebbe vedere una seconda Italia, ma comunque il Regno Unito ha dimensioni simili, con vaccini come i nostri e più o meno quello che è successo in Italia a inizio pandemia poi è avvenuto anche lì. Il Regno Unito può essere un modello, ma la mancata copertura degli ultra 60enni ci distanzia da un Paese che nonostante la variante Delta se la sta cavando abbastanza bene.

Johnson ha cambiato il paradigma della gestione del Covid, non guardando più solamente ai contagi: l’Italia può seguire il suo esempio?

Ovviamente loro adesso dicono che i casi vanno contati, ma non devono più essere visti con la stessa ottica di quando il Paese non era vaccinato, perché si è distaccato il legame tra numeri di casi e ospedalizzazioni. L’Italia per concedersi questo lusso, quello di essere più tollerante verso i casi, deve vaccinarsi di più.

E per vaccinarsi di più come deve fare? Serve l’obbligo vaccinale?

Noi non siamo stati bravi come la Gran Bretagna nella campagna di informazione, la più grande della loro storia. Da noi questa informazione non c’è stata, mancando le istituzioni, ma essendoci stati solo gli opinionisti in tv, la gente è confusa e non si vaccina. Come fare a rimediare? Queste sono scelte politiche, però immaginiamo di chiudere di nuovo a settembre-ottobre perché la gente non si è voluta vaccinare: negozi chiusi, bambini a casa perché la gente finisce in ospedale in quanto non vaccinata, allora che fai? Questa è una possibilità reale, abbiamo una spada di Damocle che pende sopra tutti per la scelta di qualche 60enne che non si vaccina.

Il rischio di una risalita dei casi a settembre e di ulteriori restrizioni in Italia è reale?

Sì, senza dubbio. Ma la buona notizia è che possiamo evitarlo, abbiamo uno strumento. Se ci vorrà un obbligo vaccinale sarà una sconfitta, ma di sconfitte per la comunicazione della campagna vaccinale ne abbiamo già accumulate tante. Il Paese deve ripartire. E per farlo c’è solo un modo: vaccinare, vaccinare, vaccinare, solo così potremo anche noi riaprire. Se il Regno Unito l’ha fatto troppo presto non lo sappiamo, però intanto dobbiamo portarci avanti con il lavoro.

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