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Referendum taglio parlamentari, l’invettiva di Di Battista: “Spreco di denaro per colpa di Salvini”

Il pentastellato Alessandro Di Battista si scaglia contro il referendum confermativo sulla riforma costituzionale che ha tagliato i parlamentari: “È politicamente una vergogna il fatto che un mucchio di senatori possa andare contro la pubblica opinione costringendo lo Stato a spendere circa 350 milioni si euro per indire un referendum dall’esito sicuro”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Il referendum è lo strumento più nobile a disposizione dei Popoli per incidere sulla vita politica ma è nobile se a richiederlo è il Popolo stesso, non una cricca di senatori dai culi angosciati dal timore di non trovar più poltrone. In Italia per richiedere un referendum servono 500.000 firme. Sapete quante firme hanno raccolto i radicali per cancellare il taglio dei parlamentari? 669. Gli elettori italiani sono circa 50 milioni. Ripeto, contro il taglio dei parlamentari hanno firmato in 669: lo 0,000013% degli aventi diritto". È lo sfogo di Alessandro Di Battista, che su Facebook si scaglia contro lo spreco di risorse pubbliche che comporterà la consultazione popolare, che dovrebbe svolgersi tra maggio e giugno. Si tratterebbe infatti di un referendum confermativo, dall'esito scontato, come ha sottolineato anche il sondaggio Demos pubblicato oggi da ‘la Repubblica', secondo cui sarebbe pronto a votare a favore della riforma costituzionale l'86% dei cittadini, cioè quasi 9 elettori su 10.

"Ma il referendum si farà lo stesso perché 71 senatori hanno firmato e la Costituzione (ci sono eccome cose da sistemare) gli dà ragione", ha continuato l'ex parlamentare.

"È politicamente una vergogna il fatto che un mucchio di senatori possa – in sostanza – andare contro la pubblica opinione costringendo lo Stato a spendere circa 350 milioni si euro per indire un referendum dall'esito sicuro. Ed è ancora più vergognoso il fatto che le firme necessarie siano state raggiunte solo grazie ad un gruppo di senatori leghisti (evidentemente spinti da Salvini stesso dato che nella Lega nulla si muove senza l'assenso del capitano)".

"Avete letto bene: indire un referendum costa a noi contribuenti circa 350 milioni di euro. Salvini parla dei poliziotti sottopagati? Con 350 milioni di euro avremmo potuto dare un bonus da 3500 euro ad ogni agente di polizia. Salvini parla di sostegno alle famiglie? Benissimo, in Italia nell'ultimo anno sono nati circa 430.000 bambini (ogni anno sempre meno tra l'altro). Beh, con 350 milioni di euro avremmo potuto garantire un ulteriore bonus bebè da 813 euro per ogni bambino italiano. Invece 350 milioni di euro serviranno per un referendum che non vuole praticamente nessuno (669 firme raccolte dai radicali). Salvini spera che questo giochetto possa portare alle elezioni anticipate. È solo un'ignobile questione di poltrone".

"Infatti – ha sottolineato ancora Di Battista – se dovesse cadere il governo prima del referendum sul taglio dei parlamentari noi cittadini eleggeremmo al prossimo giro ancora una volta 945 parlamentari e non i 600 previsti dalla riforma che è passata alle Camere. Salvini ha mandato a firmare i suoi galoppini nella speranza che il referendum convinca qualche parlamentare a spingere per le elezioni anticipate proprio per sfruttare un numero maggiore di seggi a disposizione".

"Io mi auguro con tutto il cuore (nonostante i soliti giornali stiano scrivendo il contrario) che la legislatura non finisca prima del referendum così il prossimo Parlamento sarà composto da 600 parlamentari e soprattutto, chi ha firmato per questo sperpero di denaro pubblico (e i mandanti occulti alla Salvini) verrà travolto da milioni di cittadini ancora più incazzati per 350 milioni di motivi".

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