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Pnrr, via libera alla quarta rata: entro la fine dell’anno dovrebbero arrivare 35 miliardi di euro

Il Consiglio Ue ha dato il via libera pure all’erogazione della quarta rata da 16,5 miliardi di euro, approvando le modifiche agli obiettivi richieste dal governo italiano.
A cura di Andrea Miniutti
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Dopo il sì della Commissione Europea, anche il Consiglio Ue ha approvato le modifiche ai target del Pnrr richieste dall'Italia, dando il via libera alla quarta rata da 16,5 miliardi di euro. Come reso noto dall'istituzione, le richieste di modifica riguardavano 10 dei 27 obiettivi che l'Italia deve realizzare "tra cui gli incentivi per l'efficienza energetica nell'ambito del cosiddetto ‘Superbonus', l'aumento delle strutture per l'infanzia, lo sviluppo dell'industria spaziale e cinematografica e il trasporto sostenibile".

La domanda di correzione era stata fatta l'11 luglio di quest'anno dal governo italiano e, dopo due mesi di dialogo, si è finalmente giunti all'approvazione. Questo perché la richiesta si fondava su circostanze oggettive che rendevano il piano originale solo parzialmente realizzabile, fattori riconosciuti anche dalla Commissione che infatti ha ritenuto giustificate le istanze presentate dall'Italia.

Quarta rata approvata, anche i soldi della terza in arrivo entro dicembre

L'autorizzazione a procedere col piano aggiornato è stata data questa mattina a Bruxelles dal Consiglio affari generali, quello che riunisce tutti i ministri dei Paesi Ue che si occupano degli affari europei. Per l'Italia c'era Raffaele Fitto, che ha commentato così il via libera: "Questo risultato positivo è frutto di un'intensa e proficua collaborazione tra il Governo e la Commissione europea e consentirà all'Italia di presentare la relativa richiesta di pagamento ed avviare la procedura per l'esborso dei 16,5 miliardi di euro previsti per la quarta rata del Pnrr". Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione ha poi detto che questa decisione "è la migliore prova che l'Italia può gestire in maniera efficiente le risorse europee, per dare impulso all'attuazione del Piano e rilanciare crescita, produttività e occupazione nel nostro Paese".

Va ricordato che la stima del costo totale del Pnrr è di 191,5 miliardi di euro – di cui circa 69 miliardi di euro a fondo perduto e poco più di 122 miliardi sotto forma di prestiti – che dovrebbero arrivare – salvo ulteriori proroghe dei tempi – entro la fine del mese di giugno del 2026, la scadenza per la decima tranche.

Invece, per quanto riguarda la terza rata, l'Unione Europea dovrebbe essere prossima al pagamento dei 18,5 miliardi. Infatti, la settimana scorsa l'EcoFin, il Consiglio di economia e finanza, ha dato l'ok per l'erogazione nonostante alcuni obiettivi non fossero stati rispettati da parte del governo italiano. Quindi, visti i via libera ottenuti sia per la terza che per la quarta tranche, è probabile che i 35 miliardi di euro totali arriveranno entro la fine dell'anno, soldi che si aggiungeranno ai 67 miliardi già ottenuti dal prefinanziamento e le prime due rate.

L'avviso dell'Ue: "Il Pnrr italiano è sempre più a rischio ritardi"

Nel rapporto annuale sull'attuazione del Pnrr, la Commissione europea ha inserito una parte dedicata a ciascun Paese europeo con una valutazione di come sta andando il piano nazionale. Per l'Italia, la formula usata è chiara: "L'implementazione del Pnrr sta procedendo, ma c'è un crescente rischio di ritardi". Non è l'unico Stato che ha ricevuto un giudizio simile – la formula è utilizzata anche per Belgio e Bulgaria, ad esempio, mentre per la Germania ci sono già "significativi ritardi" – ma il fatto che l'Italia sia il Paese che riceve più fondi dal Next generation Eu fa sì che ci sia un'attenzione particolare sul suo successo o fallimento.

"L'Italia ha presentato tre richieste di pagamento", si legge, "corrispondenti a 151 target e milestone del Piano. Questo ha portato all'esborso finora di 42 miliardi di euro nei primi due pagamenti". Procedere rapidamente con l'esecuzione del Pnrr e con i negoziati per le sue modifiche è "essenziale", segnala la Commissione, dato che il Piano scadrà nel 2026.

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