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Più della metà degli avvocati italiani ha chiesto il bonus da 600 euro del Governo

Non solo i notai: anche più della metà degli avvocati italiani ha richiesto il bonus da 600 euro stanziato dal governo per lavoratori autonomi e partite Iva durante l’emergenza coronavirus. “Gli avvocati italiani sono 240mila e 131mila hanno chiesto di accedere al reddito di ultima istanza”, ha confermato il presidente dell’Unione delle Camere Civili.
A cura di Annalisa Girardi
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Oltre metà degli avvocati italiani ha richiesto il bonus da 600 euro messo in campo dal governo. Con il decreto Cura Italia, l'esecutivo ha infatti stanziato ingenti risorse a sostegno dei lavoratori durante l'emergenza coronavirus: e ha disposto di un sussidio per lavoratori autonomi e Partite Iva. Oltre ai notai, quindi, anche gli avvocati hanno deciso usufruire del bonus da 600 euro, nonostante i redditi mediamente elevati corrisposti a chi pratica questa professione. "C'è il fermo totale dell'attività ed è ragionevole prevedere che a breve le conseguenze per la situazione economia della classe forense saranno devastanti: gli avvocati italiani sono 240mila e 131mila hanno chiesto di accedere al reddito di ultima istanza", ha affermato il presidente dell'Unione delle Camere civili, Antonio De Notaristefani.

"La crisi colpisce soprattutto i più deboli, e dunque in primo luogo i più giovani. Se studi strutturati dovranno tagliare i costi, i primi purtroppo saranno proprio quelli dei collaboratori", ha aggiunto il presidente dei civilisti, confermando che sono state avanzate proposte per estendere anche agli avvocati alcuni provvedimenti riconosciuti ad altre categorie: tra queste il credito di imposta per il canone di locazione e la sospensione delle rate di mutuo per per studi professionali.

"Sospendere tutto è stata una scelta condivisibile di fronte a un'emergenza sanitaria gravissima: ma non si può protrarre il blocco totale dell'attività giudiziaria", sostengono i civilisti, chiedendo che venga dato il via libera alla Fase 2 per la giustizia. "Un processo civile ha una larga porzione che si tratta per iscritto. Nella Fase 2 si può incrementare la trattazione per iscritto: questo consentirebbe di ridurre l'afflusso in tribunale in misura tale da renderlo gestibile", si suggerisce.

Si potrebbe anche pensare di ricorrere alla videoconferenza, ma le controindicazioni sono molte: "L'udienza civile è un momento di discussione e confronto, smaterializzarla è un rischio serio e grave per i diritti dei cittadini", si sottolinea. E infine: "Durante un'emergenza senza precedenti, forse è anche accettabile la compressione dei diritti di tutti ma al suo termine questa compressione deve cessare. E su questo è imprescindibile una chiara presa di posizione della politica. La gestione dell'emergenza non può essere lo strumento per ridurre le garanzie del processo e questo soprattutto nell'interesse dei cittadini. Insomma non può essere il cavallo di Troia per introdurre riforme che non siano adeguatamente condivise dagli operatori e oggetto di un'approfondita analisi".

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