Piano carceri, allo studio la vendita di San Vittore, Regina Coeli e Poggioreale

Un piano per vendere le storiche carceri italiane presenti nei centri storici di Milano, Roma e Napoli. Al vaglio del governo una proposta per l'alienazione di San Vittore, Regina Coeli e Poggioreale, allo scopo di eliminare delle strutture ritenute fatiscenti, con problemi di sovraffollamento e inadatte al reinserimento e alla rieducazione dei condannati. Troppo antiche, vanno sostituite con strutture all'avanguardia, dove il reo possa scontare la propria pena senza essere sottoposto a un regime carcerario troppo inumano e iniquo. "C'è bisogno urgente di un modello di carcere diverso, che esca dall'attuale modello ‘passivizzante', in cui stai in branda e non fai nulla in attesa che passi il tempo della pena, il presupposto giusto per la futura recidiva, mentre nei Paesi dove il carcere è studio, lavoro, sport la recidiva cala", ha sottolineato il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
E proprio grazie al ministro Orlando, l'operazione di cui molto si è parlato per tanti anni potrebbe finalmente diventare realtà, con il probabile coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti. Ancora non c'è alcuna certezza, il progetto è stato annunciato e confermato dallo stesso ministro, ma non esiste un piano specifico che descriva come le alienazioni verranno realmente effettuate e via Arenula preferisce mantenere il riserbo sui dettagli. "Ci stiamo lavorando, perché l'esecuzione della pena, come dimostra il lavoro fatto durante gli Stati generali della giustizia penale, presuppone di poter superare i ‘moloch' ottocenteschi, strutture con costi di manutenzione altissimi per servizi come lo smaltimento dei rifiuti o il riscaldamento. Edifici che, anche fisicamente, con lo schema di un corpo centrale e dei ‘raggi', puntano solo alla sicurezza attraverso una segregazione che spinge i detenuti alla passività, senza alcuna logica riabilitativa", spiega il ministro della Giustizia.
In totale, l'operazione prevede l'alienazione di una dozzina di vecchi istituti penitenziari sparsi su tutto il territorio italiano, ma in via prioritaria sarebbero le tre strutture più antiche e sovraffollate a essere cedute. Il progetto comincia a prendere forma in queste settimane, ma essendo previste per il prossimo 5 giugno le elezioni per il rinnovo delle giunte comunali di Roma, Milano e Napoli, le trattative avranno luogo successivamente, con i nuovi interlocutori politici che verranno scelti dai cittadini residenti, spiega Orlando.
San Vittore, a Milano, è un istituto penitenziario che ospita 750 detenuti e la struttura risale al 1879. La sua posizione rende agevole gli spostamenti degli ospiti, per la maggior parte in attesa di giudizio, dal carcere al tribunale di Milano, anch'esso sito in centro. Alcuni consiglieri comunali di Milano, soprattutto afferenti al gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà, si oppongono all'idea sostenendo che il reale motivo per cui si vogliono alienare le carceri dislocate nei centri storici sia la volontà di toglierle dalla vista dei cittadini, per nasconderle in periferia. Non una necessità, non un favore nei confronti dei detenuti, solo un'operazione di facciata.
Come San Vittore, anche le altre due strutture di Roma e Poggioreale non sono poi così recenti. Regina Coeli fu costruita nel 1600 e divenne carcere nel 1881 e attualmente ospita 624 detenuti. L'istituto napoletano risale invece al 1914 e ospita 1640 persone. In tutti e tre i casi, nonostante negli anni siano stati fatti numerosi lavori di ristrutturazione e ammodernamento delle strutture, le carceri risultano comunque inadatte al regime detentivo. Secondo il ministro della Giustizia è ormai necessario puntare sulla "decarcerizzazione" e su percorsi di reinserimento dei detenuti che miri alla rieducazione e si discostino dall'azione meramente punitiva. In carceri vecchie e sovraffollate, questi percorsi sono di difficile attuazione. "Nuove strutture ci devono consentire di superare l'attuale modello italiano, sui generis a livello europeo, perché segnato dalla dicotomia del dentro- fuori. Il detenuto o sta dentro oppure non ci sta. Non esiste, come in Germania o in Spagna una zona grigia, un carcere cosiddetto ‘di transizione', in cui dentro si comincia a scontare una pena dura, ma poi si passa a una pena attenuata, anche lavorando", spiega Orlando.