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Personale, liste d’attesa e cronicità: le priorità per il Sistema sanitario ignorate nella Manovra

In Manovra il governo ha stanziato oltre due miliardi di euro per il Sistema sanitario nazionale. Ma la maggior parte di questi soldi se ne andrà sul contrasto al caro bollette. E non è chiaro in che modo verrà utilizzato ciò che rimane. Abbiamo fatto il punto con il presidente di SalutEquità, Tonino Aceti.
A cura di Annalisa Girardi
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Nel 2023 vengono stanziati oltre due miliardi di euro in più per la sanità. Ma più della metà servirà a coprire i rincari delle bollette, che stanno pesando gravemente sugli ospedali. A sottolinearlo è il presidente di SalutEquità Tonino Aceti che, con Fanpage.it, ha fatto un punto sulle risorse per la sanità messe in campo in Manovra.

La pandemia di coronavirus ha sorpreso il nostro Sistema sanitario nazionale, che veniva da anni e anni di tagli. Gli ospedali, soprattutto grazie allo sforzo di tutto il personale sanitario, hanno retto. Per circa due anni e mezzo, però, sono stati occupati nella cura dei pazienti Covid. Ora, dice Aceti, si sarebbe dovuto investire per recuperare le prestazioni saltate e per risolvere le carenze di organico.

Due miliardi in Manovra, ma oltre la metà serve per il caro energia

Tutto questo, però, in legge di Bilancio non risulta. E c'è anche un altro problema: i soldi investiti, per quanto si registri un incremento nei fondi, se ne andranno per gran parte nel contrasto al caro energia."Ci sono oltre due miliardi in più per la sanità, che vanno ad aggiungersi a quelli stanziati dal precedente governo. Non è un incremento di poco conto – afferma Aceti – Ma il problema è che di questi 2,15 miliardi di euro in più che sono stati stanziati, 1,4 miliardi sono bloccati per il caro bollette".

Secondo il presidente di SalutEquità è stato un errore stanziare questi soldi nel fondo per il Ssn. "Secondo noi il caro bollette doveva essere affrontato su altri capitoli di bilancio e non doveva gravare sul fondo sanitario nazionale, che serve invece per garantire i livelli essenziali di assistenza. Il caro energia, seppur da contrastare per far funzionare gli ospedali, probabilmente poteva anche stare in qualche altro capitolo di bilancio".

E ancora: "In assoluto gli incrementi previsti per la Sanità sono rilevanti, oltre due miliardi in più all'anno sono una cifra importante. Ma la criticità è che di questi, 1,4 miliardi sono assorbiti dal caro bollette e non potranno essere utilizzati per potenziare i servizi".

Come dovrebbero essere usati i soldi in Manovra destinati alla Sanità

Se si tolgono i soldi che saranno utilizzati per contrastare i rincari energetici, rimangono circa 750 milioni di euro per rafforzare la sanità italiana. Un altro problema, però, è che in legge di Bilancio non si precisa come dovrebbero essere utilizzate queste risorse. "Questi soldi andrebbero finalizzati per la attività di recupero e abbattimento delle liste d'attesa. Se non vengono finalizzati in questa direzione rischiamo di non riuscire a riprendere in carico tutte le persone che negli ultimi due anni e mezzo di pandemia sono rimaste escluse dal servizio sanitario nazionale", spiega Aceti.

Che poi prosegue: "L'ex ministro Speranza tra il 2020 e il 2022 aveva stanziato un miliardo di euro per questo, di cui 500 milioni nella legge di Bilancio precedente a questa. Se dei 750 milioni disponibili oggi, 500 fossero finalizzati al recupero delle liste d'attesa sarebbe sicuramente una misura importante".

L'assenza di indicazioni precise su dove andranno a finire le risorse rimanenti è un problema. Soprattutto agli occhi di chi, come SalutEquità, ha ben chiaro come dovrebbero essere spesi questi soldi: "Abbiamo anche bisogno di grossi investimenti sul personale. Di liste di attesa, presa in carico delle cronicità e personale nella Manovra non si parla – afferma Aceti – Dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza il ministro parla continuamente, l'ha fatto anche nella relazione alle Camere su suo programma. Ma in legge di Bilancio non c'è nulla, come non c'è nulla sul piano nazionale per le cronicità. Sono tutte questioni di cui il ministro parla, ma di cui non troviamo traccia poi in Manovra".

Le conseguenze della mancanza di organico

La mancanza di organico è uno dei problemi più significativi per il nostro sistema sanitario. Soprattutto perché è un problema di lunga data, che dopo la pandemia di Covid si è fatto insostenibile per chi lavora nel settore: "La carenza di organico è cronica, sia per i medici che per gli infermieri. Sono carenze che ovviamente complicano di molto il lavoro di chi c'è, che si deve far carico di tutte quelle mancanze nell'organico – sottolinea il presidente di SalutEquità – Negli ultimi due anni di pandemia abbiamo spremuto fino all'osso i medici e gli infermieri, alcuni li abbiamo anche persi purtroppo. Un infermiere guadagna circa 1.400 euro netti al mese, è chiaro che a tutte queste condizioni è una professione che ha perso di attrattività. Dobbiamo ridare attrattività a questo lavoro nel servizio pubblico".

Il lavoro nel sistema pubblico, a queste condizioni, diventa problematico, tanto che diversi vanno all'estero o nel privato. "Se il sistema privato si irrobustisce e diventa più attrattivo, questo è ovviamente un elemento di fragilità per l'accesso delle persone alle cure – conclude poi Aceti – Perché tutti hanno diritto a un sistema pubblico di prima scelta, accessibile in tempi congrui e con il massimo livello di sicurezza. Invece così rischiamo di fare una sanità di serie A e una sanità di serie B, e ovviamente questa cosa non può essere fatta".

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