video suggerito
video suggerito
Opinioni

Perché l’amichettismo di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia è un affare molto più serio di quanto pensate

Le inchieste di Fanpage sul sistema San Michele e sulle commesse affidate dal governo all’allestitore di Atreju scoperchiano una concezione proprietaria dello Stato che è l’anticamera delle autocrazie. Per questo bisogna occuparsene sul serio.
133 CONDIVISIONI
Immagine

Atto primo: la più grande azienda per i servizi alla persona di Roma – seconda in Italia – amministrata e controllata da tre sodali che fanno parte della stessa corrente di Fratelli d’Italia, che distribuisce incarichi e appalti per milioni di euro a professionisti e titolari d’azienda organici al partito o amici loro, in molti casi del tutto inadeguati ai lavori per cui ricevono denaro.

Atto secondo: un festival culturale di estrema destra, organizzato da un’associazione di Voghera vicina a Casa Pound, che si terrà il prossimo weekend nella città di Macerata finanziato dalla Regione Marche guidata dal neo-rieletto Fratello d’Italia Francesco Acquaroli con un assegno di 15mila euro.

Atto terzo: l’azienda che ha allestito palco e stand di Atreju, la kermesse politica di Fratelli d’Italia, il cui titolare è un ex pezzo grosso di Forza Nuova, che si scopre ha ricevuto numerosi appalti e commesse per importi considerevoli da Palazzo Chigi e da una società controllata dal ministero dell’agricoltura guidato da Francesco Lollobrigida.

Per l’atto quarto – e quinto, e sesto, e settimo – non è questione di chiedersi se arriverà, ma quando. Perché le segnalazioni che continuano ad arrivarci raccontano sempre la stessa storia: quella di un partito che, una volta al potere, si dimentica di essere – Meloni dixit – la forza politica che promuoverà il merito mandando in pensione l’amichettisimo, e che invece decide di innaffiare di denaro chi con lei ha attraversato il deserto, e ora merita di bere.

In particolare, la storia di Italica Solution, e del suo titolare Martin Avaro, svelata sabato scorso da un’inchiesta di Fanpage, è paradigmatica.

Primo: perché Martin Avaro è un fornitore di Fratelli d’Italia che diventa fornitore del governo, e il conflitto d’interesse è praticamente auto-evidente. Se fornire beni e servizi a Fratelli d’Italia schiude le porte di affidamenti e incarichi dai ministeri o dalla presidenza del consiglio, c’è un incentivo fortissimo a lavorare a prezzi di saldo per Fratelli d’Italia. O peggio ancora, a diventare organici al partito.

Secondo: perché Martin Avaro non è solo un fornitore di Fratelli d’Italia, ma è un estremista di destra, arrivato ai vertici dei neofascisti di Forza Nuova. Ed è curioso che tra gli amichetti dei Fratelli d’Italia, a Macerata come a Roma, ci sia parecchio spazio anche per gente che – in teoria – siede molto più a destra di Giorgia. Ancora una volta, dietro i mercatini di Natale e le piste di pattinaggio e i mille veli di dissimulazione, spuntano figure più nere del carbone. E ogni volta, Donzelli dixit, è sempre un caso.

Terzo: perché questa volta non stiamo parlando della periferia dell’impero come Macerata, o di enti locali come la Regione Lazio. Stavolta quel che abbiamo scoperto arriva dritto dritto al cuore del potere meloniano. La sua festa, Atreju, organizzata dal suo numero due Giovanni Donzelli. E il suo ufficio, Palazzo Chigi, che affida almeno quattro commesse ad Avaro e alla sua azienda. Difficile parlare di mele marce, di casi isolati, di situazioni che sfuggono al controllo del Capo, se proprio il capo e i suoi più stretti collaboratori inondano di commesse uno storico fornitore del partito.

Quel che emerge non è una somma di piccoli casi isolati, ma un sistema fondato su una concezione proprietaria dello Stato e delle istituzioni. Che oggi si occupa di palchi, allestimenti, reparti ospedalieri e festival letterari. Domani – o forse già oggi – di banche e assicurazioni o chissà cos’altro.

È da queste concezioni del Potere – un potere che combatte il merito che dice di voler difendere nel nome dell’appartenenza, della fedeltà, dell’amichettismo – che nascono le autocrazie, più che da mille marce su Roma. Perché sono i soldi generosamente elargiti da chi comanda che cementano la saldatura tra politica ed economia, tanto più in un Paese che non cresce più. Soprattutto se si depotenziano tutte le magistrature e tutte le agenzie indipendenti che dovrebbero controllare che tutto questo non avvenga.

È soprattutto per questo che chi ha a cuore la democrazia in Italia, forse, dovrebbe cominciare a occuparsene sul serio.

133 CONDIVISIONI
Immagine
Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019) e"Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024). Il suo ultimo libro è "Il nemico dentro. Caso Paragon, spie e metodi da regime nell'Italia di Giorgia Meloni" (Rizzoli, 2025)
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views