Perché il M5S ha detto sì a Ricci per le regionali nelle Marche, malgrado sia indagato

Giuseppe Conte ha sciolto la riserva: il Movimento 5 Stelle sosterrà la candidatura di Matteo Ricci alle prossime elezioni regionali nelle Marche. Un via libera arrivato al termine del Consiglio nazionale del M5S, che si è riunito nelle prime ore del mattino, e che porta con sé alcune condizioni politiche e morali: un codice etico per tutti i candidati e la creazione di una task force che vigili sugli appalti pubblici in ambito regionale; due strumenti che, nelle intenzioni dell’ex premier, dovrebbero blindare la credibilità dell’alleanza progressista nonostante le ombre giudiziarie sul candidato del Partito Democratico: "Il nostro è un movimento ormai maturo, capace di distinguere tra un avviso di garanzia e una condanna", ha dichiarato Conte davanti ai dirigenti del partito, spiegando che la scelta è frutto di un’attenta valutazione del contesto e della necessità di costruire un’alternativa solida alla destra. Nessuna decisione, invece, per ora sulla Toscana, dove le tensioni interne al Movimento restano elevate. Poco dopo l'annuncio, è arrivata anche la reazione della segretaria del Pd, Elly Schlein: "Bene che anche il M5S abbia confermato il supporto a Ricci, adesso andiamo a vincere insieme nelle Marche". Parole che suggellano un’intesa delicata, maturata non senza frizioni, e resa ancora più complicata dall'indagine per corruzione che coinvolge l'ex sindaco di Pesaro.
L'inchiesta e le accuse
Matteo Ricci è infatti attualmente indagato nell'ambito del cosiddetto caso "Affidopoli", che ha portato alla luce un sistema di affidi diretti da parte del Comune di Pesaro a due associazioni culturali, Opera Maestra e Stella Polare, guidate da Stefano Esposto, presunto regista di un meccanismo clientelare che avrebbe fruttato benefici economici personali e, secondo la Procura, consenso politico all’ex sindaco. L'indagine coinvolge 24 persone e ruota intorno a incarichi assegnati senza gara per un valore complessivo di circa 600mila euro; l'accusa a carico di Ricci è di aver tratto vantaggio in termini di visibilità e consenso da opere pubbliche organizzate attraverso queste associazioni, senza intervenire per impedire il sistema di favori e affidi. Ricci respinge ogni addebito: "Non mi sono mai occupato direttamente degli affidamenti. Se ci sono state irregolarità, io sono parte lesa", ha dichiarato, difendendosi anche dalle accuse di aver sollecitato sponsorizzazioni da parte di aziende locali: "Ogni sindaco lo fa per sostenere eventi e attività pubbliche, e sempre in modo trasparente".
Il peso politico della scelta
Il sostegno dei Cinque Stelle a Ricci segna una svolta cruciale nella costruzione delle alleanze per le regionali del 28 e 29 settembre: dopo giorni di esitazioni, infatti, il leader M5S ha preferito puntellare il fronte progressista nelle Marche, inserendo però nell'accordo alcune garanzie operative contro il rischio di derive opache. Sarebbe un tentativo di gestire un equilibrio politico fragile: da un lato l'esigenza di restare coerenti con i propri principi, dall'altro la necessità di non spezzare l'alleanza con il Pd in una Regione contesa e simbolica. La mossa di Conte è stata infatti accompagnata dalla richiesta di un codice etico vincolante per tutti i candidati del centrosinistra, oltre alla proposta di istituire un organismo terzo per monitorare trasparenza e correttezza nella gestione degli appalti regionali. Due proposte che sembrano parlare anche al proprio elettorato, storicamente sensibile ai temi della legalità e della trasparenza.
Ma il quadro resta comunque aperto: Ricci dovrà ora presentarsi in Procura il 30 luglio, e l'evoluzione dell'nchiesta potrebbe cambiare gli equilibri. Il M5S ha chiarito che, se emergeranno elementi gravi o incompatibili con la candidatura, l'appoggio potrà essere rimesso in discussione; una linea attendista ma vigile, che riflette la consapevolezza del peso nazionale di questa partita: il patto nelle Marche è il primo banco di prova per l’intero asse progressista, che punta a replicarsi anche in Campania, dove il Movimento potrebbe candidare Roberto Fico. Per ora, la coalizione regge, ma i prossimi giorni, e soprattutto le carte dell'inchiesta, diranno se sarà davvero un'alleanza di governo o un'unità di facciata.