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Perché i dipendenti statali lasciano il posto di lavoro, il problema non è lo stipendio: lo studio

Un funzionario statale guadagna più di un lavoratore del settore privato, secondo l’agenzia Aran. Eppure, sono diversi i concorsi pubblici in cui i candidati non si presentano o rinunciano al posto ottenuto.
A cura di Luca Pons
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Gli statali non guadagnano meno dei privati, secondo uno studio dell'Aran, l'agenzia del governo che si occupa di trattare il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Il motivo per cui si verificano diversi casi di concorsi per l'assunzione che vanno praticamente deserti, o di vincitori che rinunciano al posto conquistato, non sarebbe quindi lo stipendio basso secondo l'agenzia.

Quanto guadagna un dipendente pubblico in Italia

Lo studio di Aran indica che la retribuzione media, per un "funzionario" pubblico, è di 31.766 euro lordi all'anno. Si parla, all'incirca, di 1800 euro netti al mese. Un livello più alto di quello raggiunto dagli "impiegati" pubblici (una categoria diversa) e anche dei lavoratori privati. Questi, sempre secondo l'agenzia, in media guadagnano 30.836 euro all'anno.

Aran ha stimato anche una classifica, tra i dipendenti dello Stato, per indicare chi ha uno stipendio tendenzialmente più alto. Al primo posto si piazzano i funzionari di banca: questi fanno registrare una retribuzione di 34.288 euro l'anno (sempre lordi). Secondo poi gli impiegati della metallurgia e della siderurgia: 33.565 euro all'anno. All'ultimo gradino del podio ci sono gli impiegati nel settore chimico, con 33.296 euro. Secondo le indicazioni di Aran, sono diversi i lavoratori privati che si piazzano al di sotto di questa media: ad esempio chi lavora nei trasporti e nella logistica, come i lavoratori dei media, chi ha un'occupazione nel tessile o anche nella ristorazione.

Va detto che i numeri di Aran sono stati contestati, ad esempio dal sindacato Fpl della Uil: il motivo è che, secondo i sindacalisti, la cifra di 1800 euro netti al mese non è affatto uno stipendio di primo ingresso, ma il massimo che un funzionario pubblico può raggiungere nel corso di tutta la sua carriera lavorativa. La stima, quindi, sarebbe in qualche modo sbilanciata perché non tiene conto di quanto guadagnano effettivamente i funzionari, ma di quanto possono potenzialmente arrivare a prendere.

I motivi per cui gli statali rinunciano al posto di lavoro

In ogni caso, secondo quanto evidenziato da Aran non sembrerebbe lo stipendio il motivo per cui molti rinunciano a un posto nel pubblico. Tra le motivazioni ci potrebbe essere, invece, la bassa attrattività del lavoro statale: il settore pubblico è spesso considerato un ambiente con una scarsa attitudine all'innovazione, e questo può essere un deterrente soprattutto per chi ha una professione tecnica. In più, i concorsi pubblici sono ripartiti da poco: dall'epoca della crisi del 2007-2008 in avanti, i bandi per le assunzioni statali sono stati relativamente ridotti, e solo negli ultimi anni – anche con l'influenza del Pnrr – è aumentata la domanda di dipendenti pubblici.

Infatti, l'anno scorso risulta che la pubblica amministrazione abbia messo al bando 150mila posti, e nel 2023 a questo numero dovrebbero aggiungersi altre 170mila assunzioni. La macchina statale ha bisogno di un ricambio, anche sul piano generazionale, ma per il momento manca la disponibilità di molti a occupare quei posti.

Tra i motivi per cui diversi concorsi vedono molte rinunce, poi, c'è il fatto che molte persone non svolgono un solo concorso alla volta. I cosiddetti ‘concorsisti‘ tentano più di un bando, per poi poter valutare l'offerta più vantaggiosa una volta che si sono guadagnati diverse opzioni. Questo, peraltro, ha causato anche dei problemi alle assunzioni per il Pnrr: queste infatti sono sempre con contratti a termine, mentre altri impieghi pubblici offrono ai vincitori di concorso la prospettiva allettante di un posto a tempo indeterminato.

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