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Perché i 5 Stelle hanno affossato la risoluzione sulle Ong e sui salvataggi in mare

Una questione di “coerenza” dicono dal Movimento 5 Stelle, rivendicando il ruolo “determinante” che hanno avuto nell’affossare la risoluzione del Parlamento Ue che difende il lavoro delle Ong. Delusione invece da parte di Pierfrancesco Majorino, Pd, per cui si doveva difendere un testo che mandava un semplice messaggio: “Salvare vite in mare non è un reato”.
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A cura di Gloria Bagnariol
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Abbiamo preso la decisione di essere forza di governo per dire basta con le frasi fatte. Non seguiamo le ragioni della comunicazione o quelle degli ultimi sondaggi, vogliamo votare le cose giuste, non gli slogan”. Così Rosa D’Amato, eurodeputata Cinque Stelle, risponde al telefono per spiegare cosa è successo questa mattina a Strasburgo, quando l’astensione del Movimento ha affossato la risoluzione che difende il lavoro delle Ong nel Mediterraneo.

Il testo è arrivato in aula dopo un lungo lavoro di negoziazioni partito all’interno della Commissione libertà civili, affari interni e giustizia, e contiene delle vere e proprie stoccate contro le politiche di criminalizzazione delle Ong. Dalla richiesta di impegnare la Commissione a supportare le azioni di soccorso in mare “politicamente e finanziariamente”, alla condanna dei centri di detenzione in Libia che devono essere “rapidamente evacuati, trasferendo i migranti anche nell’Ue”, passando per il riconoscimento “dell’obbligo giuridico a salvare le vite”. Una risoluzione che non ha avuto paura all’articolo 9 di “invitare gli Stati membri a mantenere i loro porti aperti alle navi delle ONG”. Ed è proprio su questa frase che è crollato tutto, scatenando già alla vigilia del voto le prime polemiche.

Il M5S è stato accusato di aver presentato una modifica “anti-Carola”, firmata insieme a socialisti e verdi, che aggiunge all’articolo 9 la frase: “(ONG) impegnate in operazioni di ricerca e soccorso, in linea con le pertinenti convenzioni internazionali e alle norme applicabili”.  La loro proposta però non è mai arrivata al voto perché è decaduta dopo l’approvazione dell’emendamento di Renew Europe – il gruppo che fa riferimento a Macron – che aveva invece scelto di aggiungere: “(ONG) che hanno effettuato operazioni di salvataggio e intendono far sbarcare i passeggeri”. Tanto è bastato per spingere i Cinque Stelle a sfilarsi dall’accordo nonostante durante tutte le votazioni si fossero schierati insieme alla maggioranza progressista difendendo a più riprese il testo dagli attacchi di estrema destra e conservatori.

Una posizione sinceramente incomprensibile – commenta Pierfrancesco Majorino, eurodeputato Pd –, non lo dico per fare polemica, è che proprio non capisco le motivazioni dietro all’astensione. Era molto importante sostenere questo testo, il suo spirito, che non è certo quello dei singoli passaggi, ma del messaggio complessivo: salvare vite in mare non è un reato”. “Quello che è successo oggi in aula – continua l’eurodeputato del Pd – è una fortissima delusione, ma non possiamo certo arrenderci, dobbiamo tornare sulla questione, magari partendo dallo svuotamento dei campi di detenzione in Libia”.

Per l’alleato di governo invece nessun amaro in bocca, anzi la fierezza di essere stati decisivi, secondo D’Amato infatti “il voto di oggi dimostra ancora una volta che il Movimento Cinque Stelle è determinante”.  Nel fare il gioco di Salvini? “No, noi non facciamo il gioco di nessuno. Abbiamo specificato da subito che quell’emendamento per noi era importante e siamo stati coerenti. Non è certo il caso di fare una tragedia, le convenzioni internazionali esistono già, la risoluzione non fa altro che ribadirle”.

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