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Pace o condizionatori accesi, Conte contro Draghi: “Sbagliato porre questione in modo manicheo”

“Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”. La dichiarazione del presidente del Consiglio Draghi sullo stop all’import di gas dalla Russia ha suscitato polemiche. Conte: “Non la porrei in modo così manicheo, il rischio è che la popolazione creda che se rinuncia ai condizionatori poi ottieni sul piatto la pace”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La questione posta ieri da Draghi sulle conseguenze di un possibile stop alle importazioni di gas dalla Russia, come ulteriore misura per fermare l'invasione in Ucraina e avviare un negoziato risolutivo che porti alla fine delle ostilità, ha suscitato polemiche tra i diversi schieramenti. Durante la conferenza stampa successiva all'approvazione del Def il presidente del Consiglio ha risposto a una domanda sul blocco delle forniture di energia da Mosca, chiarendo che il tema non è in discussione nell'immediato, ma sottolineando che una qualsiasi decisione verrà presa in accordo con gli altri Paesi dell'Unione europea.

Draghi insomma non ha spiegato quale sia la collocazione ufficiale dell'Italia, come invece hanno già fatto Germania e Austria, che si sono dichiarate apertamente contrarie all'embargo, ma si è limitato a dire che il governo seguirà la linea di Bruxelles.

Per il momento un embargo del gas russo non sarà inserito nel nuovo pacchetto di sanzioni, ma non è escluso che un'ipotesi del genere si renda necessaria nei prossimi mesi. Draghi lo ha lasciato intendere, senza però prendere esplicitamente una posizione: "Noi andiamo con quello che decide l'Ue. Se ci propongono l'embargo sul gas, se l'Unione europea è uniforme, noi saremo contenti di seguire, qualunque sia lo strumento che considereremo più efficace per permettere una pace. Questo è quello che vogliamo. Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Cosa preferiamo? La pace oppure star tranquilli con il termosifone acceso o con l'aria condizionata accesa per tutta l'estate? Io la metterei in questi termini, questa è la domanda che ci dobbiamo porre". Il premier in ogni caso ha assicurato che qualora venisse interrotto il flusso di gas dalla Russia il nostro Paese avrebbe scorte fino ad ottobre inoltrato, aggiungendo però che un piano per il razionamento energetico per il momento non c'è.

"Pace o condizionatori? Non la porrei in modo così manicheo, perché poi il rischio è che la popolazione creda che se rinuncia ai condizionatori poi ottieni sul piatto la pace. Non credo che sia proprio così. Credo che bisogna spingere in Europa per un Energy Recovery Fund, quella è l'unica strada vera insieme allo scostamento di bilancio per poter disporre l'embargo", ha commentato il leader M5S, Giuseppe Conte, lasciando Montecitorio, al termine della riunione con i capi commissione pentastellati. "Io sono favorevole all'embargo anche domani mattina, ma per ottenerlo bisogna convincere i paesi Ue, quelli più riottosi per un piano europeo. Altrimenti stiamo facendo un proclama".

"Forse Draghi non si è accorto che i suoi migliori amici, gli USA, preferiscono condizionatori accesi. Nel frattempo lui, i migliori di governo e altri leader UE ci accompagnano per mano verso il baratro della guerra. Fuori da questo governo interventista!", ha twittato il senatore M5S e presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama, Vito Petrocelli.

"Dal Presidente del Consiglio del ‘governo dei migliori' non ci aspetteremmo queste semplificazioni. La questione in gioco, qui, non è chiedere agli italiani di spegnere per qualche ora il condizionatore, ma quali siano i provvedimenti che il governo e l'Ue intendano mettere in campo per impedire che un eventuale embargo del gas possa portare a un lockdown energetico", ha scritto su Facebook la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

"Nella risoluzione europea sulle sanzioni votata oggi a Strasburgo, Fratelli d'Italia ha lavorato per inserire le questioni fondamentali che poniamo dall'inizio della crisi: un piano immediato di approvvigionamento energetico alternativo e misure di compensazione per garantire la tenuta del nostro sistema. Ci aspettiamo – ha aggiunto – che il premier sia in prima fila in questa battaglia in Europa. La lealtà italiana alla comunità internazionale deve essere ripagata con una solidarietà concreta per l'Italia, che è tra le Nazioni più a rischio. Più che spegnere i condizionatori, Draghi dovrebbe accendere la sua autorevolezza internazionale, che forse è stata un po' sopravvalutata".

"Siamo per la pace, è evidente", ha detto invece la delegazione della Cisl, guidata dai segretari confederali Ignazio Ganga e Giulio Romani (il leader Luigi Sbarra è assente per Covid), che è stata convocata oggi a Palazzo Chigi dopo il varo del Def

"Per quello che ci riguarda noi siamo assolutamente pronti a fare dei sacrifici per ottenere la pace. Lo abbiamo sempre detto e continuiamo a dire che la pace deve condizionare le scelte economiche e non viceversa. Se la domanda è: siete pronti a spegnere i condizionatori, per quello che ci riguarda sì", ha commentato il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri.

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