Orfini (Pd): “La legislatura è finita lo scorso 4 dicembre. Si vada al voto entro giugno”

Alle urne entro giugno, è il diktat del presidente del Partito Democratico Matteo Orfini. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, Orfini torna a sostenere l'urgenza di andare al voto il prima possibile, idealmente entro la prossima primavera, al massimo entro giugno. Pur condividendo il monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha invitato le forze parlamentari a trovare regole chiare e adeguate in materia elettorale, Orfini sostiene che l'obiettivo di armonizzare la normativa non possa essere sola responsabilità politica del Partito Democratico: "La legislatura è politicamente terminata il 4 dicembre e solo il tentativo, difficile ma possibile, di armonizzare il sistema ipermaggioritario della Camera con quello proporzionale del Senato, può prolungarla", ha spiegato il presidente del Pd.
"Per le riforme abbiamo eccezionalmente accettato di stare al governo assieme a forze a noi alternative, prima Berlusconi e poi Alfano. Fallito il percorso costituente, viene meno la ragione. Gentiloni ha detto che il suo è un governo di servizio al Paese, ma una volta completato il percorso è giusto restituire la parola ai cittadini. E Mattarella ha segnalato la spinta del Paese verso il voto anticipato", ha proseguito Orfini, sottolineando che per quanto riguarda la legge elettorale, qualora si trovasse la disponibilità delle altre forze parlamentari sarebbe possibile modificare l'Italicum senza attendere la sentenza della Consulta prevista per fine gennaio. In caso contrario, invece, "si prende atto della indisponibilità e vengono meno le ragioni per proseguire" la legislatura.
Il piano di Orfini prevede dunque il voto entro giugno, con una nuova legge elettorale. "Se riusciamo a far partire la nostra road map si può votare a giugno con una nuova legge, fermo restando che la data la decide il presidente della Repubblica. Qualora invece gli altri partiti ci lasciassero soli nel tentativo sincero di cambiarla, dovremmo sperare che il doppio Consultellum sia il più possibile omogeneo. Inevitabilmente si voterebbe con i sistemi indicati dalla Corte costituzionale e non certo per responsabilità del Pd", spiega, sostenendo che "per chi come noi crede nella democrazia, dare la parola agli elettori non è mai un problema".