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Ocse, in Italia le donne laureate guadagnano circa il 30% in meno dei colleghi maschi

In Italia le donne guadagnano meno dei colleghi maschi. Il gender pay gap varia a seconda del livello di istruzione: le laureate guadagnano circa il 30% in meno dei laureati, mentre quelle con un diploma di scuola secondaria superiore circa il 20% in meno. Sono i dati emersi dall’ultimo rapporto dell’Ocse.
A cura di Annalisa Girardi
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Le donne guadagnano meno degli uomini. A certificarlo è l'ultimo rapporto dell'Ocse, "Education at Glance": si sottolinea che in quasi tutti gli Stati membri dell'Organizzazione le donne tra i 25 e i 64 anni guadagnano meno dei colleghi maschi. In media, una donna guadagna il 76-78% dello stipendio di uomo. E l'Italia non rappresenta certo un'eccezione. Il gender pay gap varia a seconda del livello di istruzione: le laureate guadagnano circa il 30% in meno dei laureati, mentre quelle con un diploma di scuola secondaria superiore circa il 20% in meno.

A livelli di istruzione inferiore le cose vanno ancora peggio: nel nostro Paese, nel 2020, solo il 30% delle giovani donne tra i 25 e i 34 anni con un livello di istruzione secondaria più basso rispetto a quello superiore risultava occupata, contro il 64% degli uomini con le stesse caratteristiche. Proprio in questa fascia l'Italia va al di sotto della media dei Paesi Ocse, dove risultano impiegati il 69% degli uomini e il 43% delle donne.

A queste differenze va aggiunta una sottorappresentazione femminile per quanto riguarda specifici ambiti, quali la scienza, la tecnologia, l'ingegneria e la matematica. Cioè le cosiddette discipline Stem. Questa si registra nella maggior parte dei Paesi Ocse, non solo in Italia. In media, nel 2019, solo il 26% dei neoassunti nel campo dell'ingegneria, produzione e costruzione erano donne: una percentuale che scende al 20% nei settori dell'informazione e comunicazione tecnologica. In Italia si parla rispettivamente del 27% e del 14%. Al contrario, le donne sono state il 92% delle new entry nel campo dell'Istruzione: la media Ocse è del 30% di uomini in questo ambito, quella italiana è più bassa, solo del 23%.

Un altro dato che emerge dal nuovo rapporto Ocse è quello che riguarda le persone che non sono impegnate né nello studio, né nel lavoro o nella formazione. I cosiddetti Neet. Rispetto ai giovani adulti nativi tra i 15 e i 29 anni, hanno molta più probabilità di far parte di questo gruppo le persone nate all'estero ed immigrate poi nel nostro Paese: la media Ocse è del 18,8% dei nati all'estero e del 13,7% degli adulti nativi. Sui dati Ocse si esprime la ministra dell'Università, Maria Cristina Messa: "La fotografia scattata da Ocse sui dati 2019/2020 ci riportano ad alcuni divari sui quali, con fondi nazionali e soprattutto con gli investimenti e le riforme previste dal Pnrr, stiamo intervenendo. Di sicuro, sul fronte della formazione dobbiamo lavorare, come stiamo facendo, ancora molto, per migliorare l’orientamento, per cambiare l’offerta formativa svincolandola sempre di più dalle rigidità delle aree disciplinari e aprendola alla interdisciplinarità. Ma dobbiamo essere altrettanto franchi: è l’intera società, partendo dal mondo del lavoro, che deve decidere di invertire rotta e dimostrare, anche sotto il profilo economico dei salari medi offerti alle donne, che riconosce il valore della loro formazione".

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