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Nuovo reddito di cittadinanza, ora il governo valuta di cancellare gli assegni per gli occupabili

Rispetto alle cifre circolate nella bozza di decreto che istituisce il nuovo reddito di cittadinanza – Pal fino a fine 2023, poi Gal per gli ‘occupabili’ e Gil per gli altri – il governo Meloni potrebbe decidere di abbassare ancora gli assegni per chi può lavorare.
A cura di Luca Pons
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Da giorni circola una bozza del decreto Lavoro, che il Consiglio dei ministri si riunirà per discutere il 1 maggio. Tra le norme che dovrebbero certamente esserci sul tavolo del Cdm c'è la riforma che cancella il reddito di cittadinanza: uno dei punti su cui i partiti della maggioranza di centrodestra ha puntato di più, in campagna elettorale e poi nei primi mesi di governo. Infatti, la prima legge di bilancio a dicembre ha previsto solo sette mesi di Rdc nel 2023 per i cosiddetti occupabili, cioè tutte le persone maggiorenni con meno di 60 anni che non hanno una disabilità, e per le loro famiglie.

Come funzionano Pal e Gal

Secondo la bozza circolata finora, per il resto del 2023 le famiglie occupabili che non potranno più avere il reddito di cittadinanza dovrebbero ricevere la Pal (Prestazione di accompagnamento al lavoro), un assegno da 350 euro al mese, a partire da settembre e fino a dicembre 2023. Dall'anno prossimo, poi, la misura cambierebbe nome e diventerebbe Gal (Garanzia per l'attivazione lavorativa), ma l'importo dovrebbe restare lo stesso: 350 euro al mese, per un anno e senza possibilità di rinnovo.

A ricevere la Gal sarebbe solo chi ha un Isee al di sotto dei 6mila euro, e l'assegno sarebbe compatibile con il lavoro se questo porta meno di 3mila euro all'anno. Allo stesso tempo, ci sarebbero forti sconti fiscali per chi assume un percettore di Gal.

Perché il governo potrebbe abbassare o eliminare gli assegni per gli occupabili

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, però, il governo starebbe valutando di stringere ancora di più le erogazioni sulle famiglie di occupabili. Il motivo sarebbe che la linea di Giorgia Meloni e del suo partito è sempre stata che chi può lavorare non deve ricevere un sussidio. Per cui anche la Pal e la Gal, per quanto abbiano importi decisamente ridotti e una durata limitata, sarebbero interpretati come una sconfitta da questo punto di vista.

Le misure sono ancora in discussione, ma una parte del governo – che sarebbe sostenuta dalla stessa Meloni – starebbe valutando di ridurre ancora, o direttamente eliminare, la Gal. Il ragionamento è che spesso gli occupabili che ricevono il Rdc – sono 426mila, secondo la relazione tecnica allegata alla bozza del decreto – hanno un lavoro in nero, che si cumula con il sussidio contro la povertà.

Si potrebbe quindi eliminare del tutto l'assegno, con un risparmio stimato di 2,2 miliardi di euro in un anno, oppure abbassarlo e legarlo alla frequentazione di corsi di formazione obbligatori. Questa seconda opzione sarebbe sostenuta dalla Lega, che vorrebbe evitare di cancellare del tutto l'assegno ma cercherebbe di renderlo sconveniente così che meno persone possibile lo richiedano.

I percettori del reddito di cittadinanza che sono occupabili, in teoria, avrebbero dovuto iniziare già nel 2023 dei corsi di formazione che erano stati annunciati con grande ottimismo dal governo. Di fatto, però, questi non sono partiti in tempo o non sono partiti affatto, nella maggior parte dei casi. Da questo è nata la necessità della Pal.

La Pal servirebbe anche a garantire un supporto, pur basso, a chi non ha concluso o nemmeno iniziato un corso di formazione – spesso a causa di ritardi regionali – e quindi si troverebbe senza strumenti in più per trovare un lavoro. Ma se saltasse o venisse drasticamente tagliata la Gal, probabile che anche la temporanea Pal verrebbe stracciata dal decreto.

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