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Scritte sulla sede Pro Vita, Meloni parla di “devastazione in nome delle donne”

La presidente del Consiglio, dopo aver ignorato le manifestazioni di sabato che hanno visto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone, interviene per condannare le tensioni davanti alla sede dei Pro Vita e chiama in causa Schlein, Conte e Landini: “Una sede devastata è inaccettabile, particolarmente se in nome delle donne violentate, picchiate o uccise”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Due giorni dopo le grandi manifestazioni di sabato, Giorgia Meloni torna all'attacco. La presidente del Consiglio non ha detto nulla sull'enorme partecipazione popolare – soprattutto a Roma – ma dopo il weekend ha deciso di utilizzare la piazza per attaccare le opposizioni e i sindacati. Nello specifico, Meloni fa riferimento ai momenti di tensione che si sono registrati nella Capitale quando parte dei manifestanti hanno raggiunto la sede dei Pro Vita. Ci sono stati degli scontri, la sede è stata danneggiata e le persone manganellate. "Io non so come si pensi di combattere la violenza contro le donne rendendosi protagonisti di intollerabili atti di violenza e intimidazione come quelli avvenuti sabato a danno dell'associazione Pro Vita e Famiglia", scrive Meloni sui suoi social.

"Voglio interrogare tutti su una questione banale – continua la presidente del Consiglio – la violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee? È questa la domanda sulla quale, da parte di certa sinistra, non abbiamo mai avuto una risposta chiara". Poi attacca a testa bassa: "Spero stavolta arrivi, da Elly Schlein, da Giuseppe Conte, da Maurizio Landini e dalla Cgil ai quali tutti manifestammo la nostra solidarietà in occasione del vergognoso assalto alla sede del sindacato". E conclude: "Una sede devastata è inaccettabile sempre. Particolarmente se la si devasta nel nome delle donne violentate, picchiate o uccise".

Il collettivo Non una di meno, che ha organizzato la manifestazione di Roma, in un lungo post di ieri aveva spiegato le circostanze e le motivazioni del gesto: "Abbiamo sanzionato la sede di ProVita&Famiglia, espressione del patriarcato becero e anti-scelta – si legge sul profilo social – Sui nostri corpi scegliamo noi! In Italia l’accesso all’aborto continua a essere ostacolato e negato. Qui, la polizia, che in questi giorni ha dato spettacolo con post e dichiarazioni in supporto alle donne e contro la violenza di genere, ha picchiato le manifestanti, una delle quali è ancora in ospedale per accertamenti. Vi terremo aggiornatə e ci stringiamo accanto a chi ha manifestato il suo dissenso di fronte alla sede di una organizzazione misogina come Provita e famiglia e per questo è stata picchiata".

Le parole di Non una di meno non sono andate giù al capogruppo al Senato di Fratelli d'Italia, Lucio Malan, che ha attaccato il collettivo sui social con parole durissime: "Questo è terrorismo dichiarato".

La replica di Conte: "Condanniamo la violenza, ma Meloni non sminuisca la mobilitazione"

"Io condanno insieme a tutto il Movimento Cinque Stelle sempre gli atti di violenza, ci troveranno sempre contro. Però non vorrei che questo fosse anche un modo per sminuire una grande mobilitazione, una grande risposta a favore del riscatto delle donne, della massima libertà contro ogni sopraffazione, arbitrio, ogni sopruso", risponde Giuseppe Conte. Il leader grillino fa riferimento, non a caso, al silenzio di Meloni sulla grande manifestazione di Roma.

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