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Matteo Salvini verso il processo per diffamazione nei confronti di Carola Rackete

Matteo Salvini ora rischia un processo per diffamazione, per aver insultato sui social la comandante della Sea Watch Carola Rackete: il pm Giancarla Serafini, titolare del fascicolo, un paio di settimane fa, ha notificato l’avviso di chiusura dell’inchiesta. Il leader della Lega ha 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive o farsi interrogare.
A cura di Annalisa Cangemi
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La Procura di Milano ha chiuso l'indagine in vista della richiesta di processo nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini accusato di diffamazione dopo la querela depositata lo scorso 12 luglio, tramite i suoi legali, da Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch3.

Il pm Giancarla Serafini, titolare del fascicolo, un paio di settimane fa, come ha appreso l'Ansa, ha notificato l'avviso di chiusura dell'inchiesta. La denuncia da parte della capitana della Sea Watch era stata depositata prima alla Procura di Roma e gli atti, dopo l'iscrizione di Salvini per diffamazione, sono stati poi trasmessi alla Procura di Milano, che è quella competente, visto che Salvini risiede nel capoluogo lombardo.

Nella denuncia veniva chiesto anche il sequestro degli account social dell'ex titolare del Viminale. Ai pm sono stati segnalati alcuni post offensivi di Salvini indirizzanti alla comandante tedesca, oltre a diversi insulti e minacce pubblicati da alcuni utenti sui social, che sarebbero stato aizzati proprio dal leader della Lega. La giovane, rappresentata dal legale Alessandro Gamberini, nella querela aveva spiegato che le esternazioni di Salvini sul caso Sea Watch, "lungi dall'essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica, sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti". A tal proposito nell'atto si citano le espressioni dell'allora ministro: "sbruffoncella", "fuorilegge", "delinquente", autrice di un atto "criminale", responsabile di un tentato omicidio in quanto "avrei provato a ammazzare cinque militari italiani", "complice dei trafficanti di esseri umani" e altre ancora.

Interventi che sono, si legge sempre nella denuncia, "un puro strumento propagandistico e istigatorio di un ‘discorso dell'odio', che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale". Affermazioni che "non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti".

Il leader della Lega, difeso dall'avvocato Claudia Eccher, in teoria ha tempo 20 giorni – termine non perentorio – dalla notifica dell'avviso di chiusura delle indagini per presentare memorie difensive o farsi interrogare. Poi il pm può chiedere il rinvio a giudizio o se lo riterrà anche l'archiviazione. Se l'accusa a suo carico non venisse archiviata, Salvini potrebbe appellarsi all'articolo 68 della Costituzione, e cioè all'insindacabilità parlamentare, la quale rientra tra le immunità di cui godono deputati e senatori. L'articolo 68 sancisce infatti che "i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni". 

Salvini, lo scorso dicembre, aveva annunciato una contromossa, denunciando a sua volta la giovane capitana della ong: "Carola Rackete ce l'ha con me. Chi è sotto indagine: lei che ha speronato i militari italiani? No, Matteo Salvini, lei è la parte offesa. Mi mancava l'istigazione a delinquere. Con tutti i problemi che hanno i tribunali, arriva una signorina tedesca viziatella e di sinistra che ha come passatempo notturno anche lo speronamento di militari che per me è reato. Noi che facciamo? Contro denunciamo, io non ho mai attentato alla vita di nessuno". 

Sea Watch si costituirà parte civile

L'ong tedesca Sea Watch ha commentato così la notizia: "Salvini sarà giudicato per la diffamazione cui si è reso responsabile nei confronti di Carola Rackete. Un'aggressione personale che ha messo in pericolo l'incolumità della nostra capitana. Ci costituiremo parte civile nel procedimento".

Le indagini sulla comandante Carola Rackete

Ieri il pm di Agrigento Gloria Andreoli ha chiesto al gip una proroga di sei mesi per le indagini che riguardano la comandante Carola Rackete. La 31enne tedesca è indagata per tre ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale, commesse fra il 12 e il 29 giugno, giorno dell'arresto; danneggiamento e tre ipotesi di resistenza o violenza a nave da guerra. È accusata di aver violato l'alt della Gdf, che le aveva vietato di avvicinarsi alle acque territoriali, e aver forzato il blocco, entrando nel porto di Lampedusa con la sua nave.

I difensori di Carola, gli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, entro cinque giorni dalla notifica del provvedimento dell'ufficio diretto da Luigi Patronaggio e dall'aggiunto Salvatore Vella, potranno presentare memorie per opporsi alla prosecuzione delle indagini. A decidere sarà il gip Alessandra Vella, la cui ordinanza di mancata convalida dell'arresto nei giorni scorsi è stata ritenuta corretta dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso della Procura.

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