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Manovra economica 2023

Manovra, salta bonus psicologo: nessun aiuto a chi sta male per la pandemia e non può pagare le cure

In manovra salta l’emendamento bipartisan che prevedeva il bonus psicologo, con agevolazioni per chi ha bisogno di intraprendere un percorso di psicoterapia.
A cura di Annalisa Cangemi
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Salta in manovra il bonus per la terapia psicologica, un emendamento alla legge di bilancio per istituire un fondo per agevolare l'accesso ai servizi psicologici. Una misura pensata soprattutto per coloro che hanno avuto problemi psichici legati agli effetti della pandemia, giovani in difficoltà per le conseguenze del lockdown e della didattica a distanza e famiglie fragili. Poco fa nell'Aula di Palazzo Madama è terminata la discussione generale sulla manovra, e l'esame del provvedimento proseguirà domani. L'obiettivo è approvare la legge di bilancio entro la mattina del 24, anche se i tempi potrebbero accorciarsi, proprio per evitare che venerdì, vigilia di Natale, in Aula non si raggiunga il numero legale necessario per il via libera.

L'emendamento bipartisan che avrebbe introdotto il bonus salute mentale avrebbe dato una prima risposta a chi vive disagi mentali e ripercussioni riconducibili al Covid, ma non viene preso in carico dal Servizio sanitario nazionale, che con i suoi 5000 psicologi non riesce ad assicurare terapie psicologiche per chi ha bisogno di cure e non può permettersi di ricorrere a un professionista a pagamento, come un analista o uno psichiatra. Le stime parlano di un 30% di possibili pazienti, che vorrebbe assistenza psicologica ma non ha la disponibilità economica per richiederla. Le persone che si trovano in una condizione di difficoltà per i danni prodotti dalla pandemia sono milioni: "Non li vediamo perché non vanno in piazza a protestare, perché questo è un dolore silente", ha detto nei giorni scorsi David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi. Eppure il supporto psicologico rientra nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire.

Non è la prima volta che l'attuale governo mette in secondo piano la salute mentale dei cittadini, provati da due anni di emergenza sanitaria, e minimizza l'importanza del benessere psicologico e dell'assistenza, come se i danni prodotti dalla pandemia sulla psiche non fossero un'urgenza. Lo aveva già fatto la scorsa primavera, quando, dopo essersi insediato a Palazzo Chigi Mario Draghi se l'era presa con i ‘furbetti' del vaccino, nelle prime fasi d'avvio della campagna vaccinale: "Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani, i ragazzi, gli psicologi di 35 anni, queste platee di operatori sanitari che si allargano", dimenticando però che l'obbligo vaccinale per i sanitari, categoria che comprende anche gli psicologi, lo aveva introdotto proprio lui pochi giorni prima.

Cosa prevedeva l'emendamento bonus salute mentale

Il bonus per le cure psicologiche prevedeva lo stanziamento di 50 milioni di euro in totale: 15 milioni di euro per un bonus avviamento psicologico; e 35 per un bonus sostegno. L'idea era quella di fornire dei voucher, utilizzabili per il pagamento delle prestazioni degli specialisti. Il bonus avviamento prevedeva un contributo fino a 150 euro a persona per i cittadini maggiorenni residenti in Italia, a cui non è stato diagnosticato un disturbo mentale e che non hanno avuto accesso ad altre agevolazioni in materia di salute mentale, senza alcun limite di reddito. Il secondo sarebbe stato vincolato all’Isee: 1.600 euro con Isee inferiore a 15mila; 800 euro con Isee tra 15mila e 50mila; 400 euro con Isee tra i 50mila e i 90mila.

"Non ce l'abbiamo fatta: l'emendamento per introdurre il ‘bonus salute mentale' non è arrivato in fondo e c'è grande amarezza. Sapevamo che fosse difficile, che le risorse richieste fossero cospicue, ma non lo erano a caso: erano proporzionate ad un tema che deve essere affrontato senza riserve e velocemente", ha commentato la vice presidente dei senatori del Pd, Caterina Biti, prima firmataria dell'emendamento insieme alla collega Paola Boldrini, vicepresidente della Commissione Sanità.

"A chi si è dichiarato contrario al metodo dei ‘bonus' dico che non ha letto bene cosa c'era scritto nell'emendamento e a chi ha pensato che nell'emendamento ci fosse l'intento di sminuire i servizi territoriali ancora una volta diciamo che avrebbe potuto confrontarsi e capire che è esattamente il contrario e che fino a che non ci sarà un rafforzamento del pubblico in questo ambito, dovremmo garantire almeno il primo passo a chi si trova in situazioni di malessere e disagio. Siamo sempre più convinti che investire ora nel sostegno a chi abbia necessità di risolvere le proprie fragilità sia una forma di prevenzione importante. Il nostro emendamento non bastava, certo, ma lo abbiamo sempre detto: era una luce accesa su un tema urgente per la vita degli italiani. Siamo amareggiati, certo, ma quello che è importante davvero resta tale e continueremo a lavorarci fino a che potremo".

Per David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi, l'esclusione del bonus è stato un grave errore: "Siamo di fronte a una situazione drammatica. Se la gestione degli aspetti organici legati alla pandemia è certamente migliorata in tutti questi mesi sul piano psicologico ci troviamo di fronte a una costante incertezza che rischia di minare anche le personalità più stabili e di farci perdere il controllo di una situazione già di per sé difficile e drammatica".

"La terza dose sta già creando qualche problema di adesione. Immaginate la quarta. Il rischio di un collasso psicologico di una larga fascia di popolazione non è da escludere", ha aggiunto Lazzari.

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