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Magi (+Europa) a Fanpage.it: “Basta bandierine, l’opposizione riparta insieme dai diritti”

Le Camere non si sono ancora incontrate, ma Riccardo Magi, presidente e deputato di +Europa, ha già depositato sette proposte di legge sui diritti civili per la nuova legislatura. A Fanpage spiega perché, nonostante la maggioranza di centrodestra, è necessario portare avanti certi temi.
A cura di Luca Pons
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Voto ai fuori sede, eutanasia e cannabis legali, matrimonio egualitario e adozione per coppie omogenitoriali, firma digitale per le liste elettorali e modifica della legge Bossi-Fini. In sette proposte di legge, già depositate alla Camera, il presidente di +Europa Riccardo Magi riassume i temi su cui deve insistere l'opposizione al futuro governo Meloni. Possono sembrare proposte di bandiera destinate a cadere nel vuoto, vista la maggioranza di governo, ma "sarebbe un errore essere rinunciatari guardando ai numeri del Parlamento", dice Magi a Fanpage.

Con il centrodestra che ha la maggioranza assoluta dei seggi, non è improbabile che queste proposte abbiano successo?

In realtà, anche quando nella scorsa legislatura ci sono state forze progressiste nella maggioranza, su questi temi non si sono fatti veri passi avanti. Penso alle proposte sul fine vita, sulla cittadinanza, il ddl Zan: tutti testi che sono stati discussi e non approvati.

Allora perché le proponete adesso che la situazione, per voi, è peggiorata?

È doveroso che il Parlamento discuta di queste cose. E se quelle che attualmente sono le opposizioni avranno la volontà politica di intavolare queste discussioni, pur essendo opposizioni, possono farcela. Questo non è un fatto di poco peso o solamente simbolico: significa far assumere a tutte le forze politiche la responsabilità di pronunciarsi di fronte ai cittadini su grandi temi che riguardano la vita di milioni di persone.

Questi disegni di legge, quindi, sono stati depositati perché sperate di approvarli o per intavolare la discussione?

In alcuni casi mi risulta difficile pensare perché il centrodestra si dovrebbe opporre, penso al voto ai fuori sede. La Bossi-Fini sono vent'anni che esiste, è ormai chiaro che va modificata persino a ministri leghisti come Garavaglia, che prima della caduta del governo ha detto che bisogna aumentare i flussi legali di stranieri nel nostro Paese. I criteri attuali della Bossi-Fini non tutelano non solo i diritti delle persone, ma neanche le esigenze del sistema produttivo italiano.

Sono questioni che quando vengono spogliate dell'approccio ideologico e strumentale, risultano semplicemente utili al Paese. Quindi da una parte le proposte servono anche a questo, a mettere ogni forza politica davanti alle sue responsabilità, poi dall'altra parte nel gioco parlamentare si possono anche trovare delle modifiche, degli emendamenti… possono esserci delle sorprese. Il punto è: le opposizioni, le forze che si definiscono progressiste e riformatrici, sono pronte ad aprire un fronte su questo in Parlamento?

Queste proposte di legge possono riavvicinare i partiti di opposizione che ora sono distanti, come Pd, Movimento 5 stelle e Azione?

Penso che si debba partire da chi ci sta a livello parlamentare, in maniera pragmatica e laica. Lasciare un attimo indietro le questioni di partito e le bandierine. Tutte le forze che hanno intenzione di battersi su questo, anche per ricollegarsi a quell'elettorato disilluso che non ha votato, possono farlo. In questa legislatura appena finita abbiamo trovato spesso delle convergenze da diverse parti, ma sono state troppo timide, perché magari chi è sensibile a questi temi è la minoranza nel proprio partito.

Pensa che sia il momento giusto per discutere delle riforme sui diritti civili?

Ecco, su questo, non mi si venga a dire che adesso c'è la questione delle bollette, del caro vita, della crisi energetica…queste cose non sono assolutamente incompatibili. Se io penso a legalizzazione della cannabis e alla modifica della Bossi-Fini, queste da sole potrebbero portare allo Stato 6 o 7 miliardi di euro all'anno. Forse non possono servire, riforme come queste, a trovare le risorse per calmierare i prezzi dell'energia che colpiscono le famiglie e le imprese?

Negli Stati Uniti, anche durante la pandemia si sono fatte riforme sulla legalizzazione della cannabis. Pochi giorni fa il presidente Biden ha annunciato l'amnistia per chi è stato condannato per possesso di marijuana. In molti Paesi si sta andando avanti su queste questioni, e non è che non abbiano anche loro i problemi della crisi energetica, della crisi economica, della guerra.

Cosa vi aspettate dal prossimo governo, sul piano dei diritti?

C'è il rischio che proprio sul terreno dei diritti, come su quello delle riforme istituzionali, la destra proverà ad affermare i propri tratti identitari. L'abbiamo visto con la critica al decreto anti-discriminazione Lgbtq del governo, con la proposta di un ministero per la Natalità, con l'opposizione alle politiche riduzione del danno sulle droghe. Sono tutte affermazioni che hanno poco a che fare con un approccio pragmatico alla vita delle persone.

Quando nei paesi ci sono delle conquiste sui diritti civili, ne godono tutti, anche chi era contrario. Spesso ce ne si dimentica, ma la trovo una cosa molto bella, che dovrebbe abbassare la tendenza a estremizzare e caricare ideologicamente le questioni. Quando è stato approvato il divorzio, ad esempio, si diceva che sarebbe stata la fine della famiglia. La famiglia non è finita, al massimo ne sono nate delle altre più felici.

Il suo partito, +Europa, alle ultime elezioni come nel 2018 non ha raggiunto la soglia del 3%. Bisogna cambiare qualcosa?

In queste elezioni abbiamo raggiunto quel 2,95% che ci ha fatto mancare la soglia di sbarramento dello 0,05%, ovviamente la viviamo come una beffa. Però è anche il segno di una consistenza politica che si conferma per una proposta liberale e radicale sui diritti civili. Diversi sondaggi ci davano molto più in basso, credo che questo abbia avuto anche un ruolo.

Molti ci davano per finiti soprattutto dopo la rottura del patto politico con Azione. Invece abbiamo dato un segno di vitalità. Ora si tratta di rilanciare sui nostri temi e di partire dal consenso che abbiamo nelle fasce più giovani degli elettori. La fascia 18-25 anni è la stessa che sostiene molto i referendum che abbiamo contribuito a proporre un anno fa.

Rifareste, quindi, la scelta di restare nel centrosinistra e non seguire Calenda e Renzi?

In queste condizioni, lo rifaremmo. Il risultato che c'è stato ha mostrato come l'errore sia stato di Carlo Calenda, anche per il risultato nazionale. Noi avevamo siglato con Letta un patto che avrebbe spostato l'asse della coalizione in direzione liberal-democratica, Calenda ci ha ripensato ma noi abbiamo ritenuto che fosse la scelta giusta rimanere. Nessun rimpianto.

Sul tema della guerra in Ucraina, in questi giorni si parla molto di manifestazioni per la pace e cosa significa chiedere pace. Giovedì parteciperete a un sit-in davanti all'ambasciata russa. Perché?

Noi partecipiamo praticamente tutte le settimane con esponenti del nostro partito, insieme alla comunità ucraina in Italia, a manifestazioni nei pressi dell'ambasciata russa. Abbiamo chiuso la nostra campagna elettorale insieme alla comunità ucraina e alla comunità bielorussa. Questo per sottolineare continuamente l'importanza di manifestare il sostegno politico al Paese invaso, e alla sua popolazione che in questo momento vive nel nostro Paese.

Chi in queste ore fa degli appelli generici, ma non pone chiaramente come interlocutore il responsabile di questa guerra, che è l'invasore, che è Putin, fa un'astrazione, non qualcosa di concreto. E non tiene conto della vita e della condizione del popolo ucraino, che è il primo a essere aggredito.

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