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Lettera di Conte a von der Leyen: “Più solidarietà dall’Europa: la crisi mette a rischio l’Unione”

Giuseppe Conte ha scritto una lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per chiedere a Bruxelles un maggiore sforzo e solidarietà di fronte a una crisi come quella che stiamo vivendo. Il presidente del Consiglio ha sottolineato che l’emergenza coronavirus potrebbe mettere in discussione lo stesso progetto europeo per cui è il momento di mostrare più coraggio: non si tratta di salvare l’Italia, ma della stessa Unione.
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo giorni di polemiche a Bruxelles sulla risposta economica più adeguata per far fronte alla diffusione del coronavirus, con i Paesi del Nord da una parte e quelli del Mediterraneo dall'altra, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il piano dell'Unione per contrastare la disoccupazione e sostenere le imprese durante l'emergenza, sottolineando la vicinanza e la solidarietà della comunità europea ai Paesi più colpiti, in primis l'Italia. Giuseppe Conte ha quindi voluto replicare alle parole di von der Leyen attraverso una lettera aperta, pubblicata su Repubblica.

Il presidente del Consiglio ha iniziato ringraziando per quanto detto da von der Leyen al nostro Paese: "Le tue parole sono la prova che la determinazione degli italiani ha scosso le coscienze di tutti, travalicando i confini nazionali e ponendo la riflessione oggi più urgente: cosa è disposta a fare l’Europa non per l’Italia, ma per se stessa", ha scritto Conte. Per poi avvertire: la portata della crisi pandemica è talmente grande che rischia di mettere a repentaglio la stessa esistenza della "casa comune europea". Per questo, ha sottolineato Conte, gli Stati membri devono fare un salto di qualità da un punto di vista politico e sociale prima ancora che economico.

"L’Italia sa che la ricetta per reggere questa sfida epocale non può essere affidata ai soli manuali di economia. Deve essere la solidarietà l’inchiostro con cui scrivere questa pagina di storia", ha proseguito Conte, ribadendo che non è colpa del nostro Paese se è costretto a indebitarsi per contrastare l'epidemia. Il presidente del Consiglio ha quindi puntato il dito contro Bruxelles: "La solidarietà europea, come hai tu stessa ricordato, nei primi giorni di questa crisi non si è avvertita e ora non c’è altro tempo da perdere".

A questo punto Conte ha analizzato il piano da 100 miliardi messo in campo dalla Commissione, sostenendo di aver accolto con favore la proposta dell'esecutivo Ue, ma allo stesso tempo sottolineando che non è abbastanza per sostenere il sistema sanitario, garantire liquidità alle imprese e mettere in sicurezza i posti di lavoro. Il presidente del Consiglio ha quindi chiamato in causa lo sforzo, ben superiore, che stanno promuovendo altri Paesi: "Gli Stati Uniti stanno mettendo in campo uno sforzo fiscale senza precedenti e non possiamo permetterci, come italiani e come europei, di perdere non soltanto la sfida della ricostruzione delle nostre economie, ma anche quella della competizione globale".

Conte ha quindi proseguito avanzando la sua proposta, quella di un'European Recovery and Reinvestment Plan: "Si tratta di un progetto coraggioso e ambizioso che richiede un supporto finanziario condiviso e, pertanto, ha bisogno di strumenti innovativi come gli European Recovery Bond: dei titoli di Stato europei che siano utili a finanziare gli sforzi straordinari che l’Europa dovrà mettere in campo per ricostruire il suo tessuto sociale ed economico". In altre parole, i tanto discussi coronabond che Conte, insieme ad altri leader europei, aveva già chiesto all'Ue di mettere in campo, scontrandosi con il diniego di Paesi come Germania e Olanda. Il presidente del Consiglio ha ribadito che con questi bond europei non si sta in alcun modo cercando di condividere il debito pubblico con cui il singolo Paese entra nell'emergenza, ma di condividere a livello europeo l'indebitamente presente e futuro reso necessario dalla pandemia.

"Al termine dell’ultimo Consiglio europeo dello scorso 26 marzo, ci siamo dati due settimane di tempo per raccogliere questa sfida. Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato. Si continua a insistere nel ricorso a strumenti che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi che dobbiamo perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati", ha concluso Conte, chiedendo infine all'Europa di mostrare più coraggio di fronte a un'emergenza come questa. "Solo se avremo coraggio, solo se guarderemo davvero il futuro con gli occhi della solidarietà e non col filtro degli egoismi, potremo ricordare il 2020 non come l’anno del fallimento del sogno europeo ma della sua rinascita", ha concluso.

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