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Covid 19

Le domande alle quali la politica non ha ancora dato una risposta

Sono passati due mesi dall’inizio dell’emergenza. Abbiamo ascoltato di tutto, dai dati sballati ai governatori sceriffi. Abbiamo ascoltato e rispettato silenti le indicazioni che ci venivano date. L’abbiamo fatto perché sapevamo che sarebbe arrivato il momento in cui avremmo avuto delle risposte. Ma le risposte non sono arrivate e allora è arrivato il momento di pretenderle.
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"Il lockdown non serve a sconfiggere il virus, serve per prepararsi, l'abbiamo fatto?" è la domanda posta da Ernesto Burgio, esperto di epigenetica e biologia molecolare nonché presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale. Ed è la stessa domanda che anche noi ci stiamo ponendo.

Il 21 Aprile saranno passati due mesi dalla scoperta di quello che è stato definito il "paziente 1". Due mesi in cui abbiamo assistito silenti e rispettosi ai divieti che hanno stravolto le nostre vite (solo il 3% degli italiani sottoposto a controllo non aveva una valida motivazione per uscire). Abbiamo assistito all'abominio televisivo di un uomo rincorso da un elicottero della Guardia di Finanza perché portava il suo cane a fare pipì. Abbiamo assistito alla caccia al runner, come se il problema non fossero le imprese che non volevano chiudere (come ad Alzano e Nembro) o la mancanza di mascherine negli ospedali, ma i corridori della domenica.

Abbiamo assistito silenti a conferenze stampa in cui la Protezione Civile dà dati, che per sua stessa ammissione, sono poco attendibili. Abbiamo ascoltato il balletto "aprite tutto/chiudete tutto", abbiamo ascoltato gli esperti smentire sé stessi, abbiamo ascoltato di tutto tranne le risposte che meritavamo.

Come cittadini meritiamo risposte chiare sul perché dei tanti morti in Lombardia; sul perché ancora oggi muoiono seicento italiani al giorno, su come ripartiremo (se ripartiremo) dal 4 maggio in poi. Meritiamo risposte chiare sul perché prima le mascherine non servivano e ora saremo obbligati a indossarle. Meritiamo risposte chiare sul perché non è stato fatto uno screening di massa in tutte le regioni come fatto in Veneto, sul perché abbiamo decretato di usare gli alberghi per la quarantena dei positivi asintomatici ma poi non l'abbiamo fatto. Sul perché è stato permesso a 20 governatori (e innumerevoli sindaci) di agire come sceriffi del vecchio west promulgando ordinanze spesso in contraddizione con quelle del governo.

Meritiamo risposte sul perché è stato permesso ad alcune regioni (tra cui quella in cui ha sede Fanpage.it) di inviare i dati alla Protezione Civile alle 23 e non alle 16 con lo straniante effetto di avere un dato comunicato alle 18 dal Governo e uno completamente diverso comunicato alle 22 dalla Regione. Perché non sono stati centralizzati i poteri in materia sanitaria?

Chiudere tutto, rimanere in casa è la cosa più semplice da fare. Non ci vuole un governo, per farlo basta un esecutore. Il lockdown è una tecnica conosciuta e già utilizzata nel 1500 ai tempi delle grandi ondate di peste. Siamo sicuri che 500 anni di storia non ci abbiano insegnato altro che chiudere tutto?

In realtà ci hanno insegnato che occuparsi della cosa pubblica non si esaurisce costringendo i cittadini in casa ma trovando risposte.

Chi guida un Paese non può permettersi di non avere idee sul futuro.

Chi guida un Paese non può semplicemente sedersi, chiudere tutto e aspettare che la tempesta passi.

Sono passati due mesi eppure non sappiamo ancora come ripartiremo. Mancano due settimane al 4 maggio e non abbiamo risposte alle tante, troppe domande sul futuro dell'Italia. Per ora sappiamo che gli over 70 non potranno uscire di casa, che le aziende dovranno dotarsi di una persona con un termoscanner per prendere la temperatura e gel per le mani. Ma davvero in due mesi questo è tutto quello a cui siamo riusciti a dare risposta? La tragedia di Bergamo non è bastata? Gli orrori di aver ceduto alle pressioni di Confindustria non ci hanno insegnato che preservare la produttività non può essere il solo obiettivo di un Paese?

Ci sono tante altre domande alle quali andrebbero date riposte, abbiamo provato a metterne in successione alcune sperando che chi governa si decida a darle.

I trasporti

Tra due settimane dovrebbero riaprire molte attività e a settembre le scuole. Come gestiremo i trasporti? Abbiamo l'esempio, negativo, della Cina in cui le persone si sono riversate nel trasporto privato. Come faremo in Italia? Le nostre città possono sostenere un aumento di auto? E chi non ha mezzi propri? È pensabile avere bus e metropolitane in cui stiamo a un metro di distanza? Cosa è stato fatto in questi mesi per il trasporto pubblico?

La scuola

Come si manterrà la distanza in aula? Troppe scuole hanno problemi di sovraffollamento. Cosa è stato fatto? C'è stato un piano? Davvero l'idea migliore sul tavolo è quella di usare le caserme? Ma soprattutto quando parliamo di scuola si pensa troppo spesso alle scuole secondarie. Come si mantengono le distanze in una scuola elementare? Come si fermano i bambini? Come si fa la didattica a distanza con piccoli che non possono mettersi da soli davanti a un pc? (Ma di questo parleremo anche dopo). Ci sono soluzioni adottate da altri Stati che invece mirano all'apertura delle scuole ma solo se collegate alla possibilità di fare 100 mila tamponi al giorno e ricostruire il criterio epidemiologico. Ne saremmo capaci?

Gli asili nido

Come riapriranno? Come si manterrà il distanziamento tra i bambini? Se non riapriranno chi si occuperà dei figli di chi lavora?

Il telelavoro (che non è lo smartworking)

In Italia abbiamo confuso smartworking e telelavoro. Quello che stanno facendo milioni di italiani non è lo smartworking (che prevede una quota di lavoro a casa e una in ufficio) ma telelavoro, ovvero la maggior parte del tempo lavorato (se non tutto) è svolto da casa. L'emergenza ci ha costretti a ricorrere a questa soluzione (ed è stato giusto) ma dopo? Perché il telelavoro è un costo che il datore di lavoro scarica completamente sul dipendente: telefono, attrezzature, connessione, una postazione a norma e illuminata. Per il Governo è normale che questi costi siano scaricati completamente sul lavoratore? Non tutti hanno una bella casa con una stanza da cui lavorare, molti vivono in monolocali e/o bilocali in cui non c'è uno spazio adatto a passare 8h della propria giornata. Questa distanza tra chi può permettersi spazi e chi invece vive in situazioni anguste sarà discussa? O acuiremo le differenze sociali?

La didattica a distanza

La scuola non è solo il luogo dell'istruzione, è anche il punto di contatto e di mediazione delle differenze sociali. È il momento che permette allo studente di uscire dal proprio contesto per incontrarne altri. La scuola è confronto. La didattica a distanza non lo permette. Come per il lavoro a distanza in una logica emergenziale è stato giusto ricorrevi, ma dopo? Cosa stiamo facendo? Secondo l'Istat uno studente su cinque nel mezzogiorno non ha un pc in casa. Ci stiamo occupando di questi ragazzi? Il tema degli spazi: ci sono situazioni in cui un bambino non ha un luogo in casa in cui studiare. Le scuole servono a questo, a scaricare sullo Stato i costi, e gli spazi, che una famiglia non può permettersi. Infine, come detto prima, non esistono solo le scuole superiori. Chi può seguire per ore un bimbo di 6 anni davanti al pc? Come faranno i genitori a lavorare e a occuparsi di bimbi che fanno lezione on line? Cosa abbiamo fatto in questi due mesi per preparaci al futuro?

I centri per disabili

Alcune Regioni, tra cui la Campania, hanno riaperto i centri per l'assistenza ai disabili. Con quali disposizioni? Con quali mascherine? Nei giorni in cui assistiamo alla tragedia degli Rsa sono stati riaperti i centri per i disabili senza indicazioni chiare. È una vergogna, va detto. Perché riaprire senza indicazioni mette a rischio la fascia più debole della nostra popolazione. Il Ministero della Salute ha qualcosa da dire in merito?

L’assistenza domestica agli anziani e alle persone con disabilità

Chi si occuperà di loro? Come? Quali provvedimenti sono stati presi per assicurare a chi si occupa di assistenza domiciliare di operare in sicurezza? Come fare ora che andremo incontro a una "penuria" di badanti? Chi aiuterà le famiglie?

L'agricoltura

L'agricoltura vive di stagionali stranieri che si muovono lungo il paese e lungo l'Europa per raccogliere frutta e verdura. Ora che gli spostamenti sono fermi chi si occuperà dei raccolti? C'è bisogno di un milione di braccianti, dove li recluteremo? Il prezzo della frutta e della verdura è già aumentato, le nostre filiere agricole sono in affanno: cosa è stato fatto? C'è anche chi ha proposto di legalizzare i tanti stranieri che già lavorano nei nostri campi consentendone l'emersione ma soprattutto la lotta a chi li sfrutta che, finalmente, si vedrebbe obbligato a pagarli degnamente.

Le vacanze

Il dibattito sulle vacanze degli italiani è incentrato sul possibile distanziamento nei lidi. Ma quanti, passata questa fase, potranno permettersi l'affitto di sdraio e ombrellone? Che faremo con le tante spiagge libere italiane? In queste ore si parla di un bonus di 300 euro a famiglia da spendere per le vacanze: è una misura congrua o è il massimo che si può fare dato l'aumento di altre spese dello Stato?

I lavoratori dei settori che non riprenderanno

Ieri Gino Sorbillo ha annunciato che non riaprirà alcune sue pizzerie. Tranne i ristoranti stellati nella maggior parte dei casi distanziare i tavoli vorrà dire molti meno clienti e meno incassi a fronte di costi fissi (affitto, personale minimo), come fare? Come fare con tutti i lavoratori di bar, ristoranti, alberghi, i lavoratori del settore degli eventi dal vivo, gli istruttori di palestre e di sport non agonistici per bambini che non potranno riaprire? Cosa faranno questi lavoratori? Cosa stiamo facendo per riconvertirli?

I lavoratori a nero

Lo Stato ha previsto un aiuto anche per chi ha lavorato in nero: 3,7 milioni di italiani, di cui l'80% è al Sud. Aiutare chi è in difficoltà è sempre giusto, anche se non ha pagato le tasse, ma dopo potremo avviare un percorso di regolarizzazione e stop allo sfruttamento? O dobbiamo dare per assordato che i datori di lavoro di queste persone non verseranno mai i contributi?

Sovraffollamento carceri

Cosa facciamo dal 4 maggio, li riportiamo in carcere? Ricreiamo gli stessi problemi di prima? Cosa sarà cambiato?

Migranti

Come affronteremo gli sbarchi dei migranti? Le soluzioni emergenziali evolveranno?

E infine sanità

Come affronteremo le code che due mesi di lockdown hanno creato? Quali strategie sono state messe in campo?

Sanità, scuola, lavoro, trasporti, lotta all'evasione, carceri. L'emergenza Coronavirus ci sta mostrando tutti i nervi scoperti del nostro Paese. Queste emergenze non nascono oggi, sono problemi che abbiamo nascosto a lungo sotto il tappeto, il coronavirus ce li ha solo fatti esplodere davanti agli occhi. Sono problemi che, se affrontati, rappresentano un costo anche e soprattutto in termini di consenso elettorale (chi vuole inimicarsi il partito degli evasori?). Ma sono i problemi che è giunto il momento di affrontare perché questa è la vera eredità che un governo lascia al proprio paese.

È arrivato il momento di dare delle risposte. Fate presto, non c'è più tempo.

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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