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La pace fiscale di Lega e M5s è in realtà un condono

Il governo Lega-M5s vuole varare la pace fiscale, un provvedimento che – stando alle prime ipotesi – sarebbe un vero e proprio condono. Ecco come potrebbe funzionare la pace fiscale, chi riguarderà e perché è aperto lo scontro politico sul tema, non solo con l’opposizione, ma anche all’interno della stessa maggioranza.
A cura di Stefano Rizzuti
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La chiamano pace fiscale. Ma dagli elementi emersi finora sembra essere più che altro un vero e proprio condono tombale, molto simile a quello voluto dal governo Berlusconi nel 2002. Il governo, su spinta della Lega, vuole introdurre, con un decreto collegato alla legge di bilancio, la cosiddetta pace fiscale. L’ipotesi che sembra ad oggi più probabile è quella di incentivare l’eliminazione delle pendenze con il fisco per un importo massimo di un milione di euro. L’idea è quella di eliminare i contenziosi facendo pagare, in cambio, al contribuente una percentuale delle imposte dovute. Il governo punta a ricavare 20 miliardi di euro da questa operazione. La pace fiscale dovrebbe comprendere varie tipologie di contenziosi: dalle cartelle dell’Agenzia delle Entrate alle liti tributarie, passando per le multe.

Come funzionerà e cosa prevederà la pace fiscale

Non esiste ancora un testo ufficiale della proposta del governo sulla pace fiscale. Per capire, quindi, quali dovrebbero essere le intenzioni dell’esecutivo si può far riferimento ad alcune dichiarazioni rilasciate negli scorsi giorni dagli esponenti di governo. A partire dal sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, che aveva parlato di un provvedimento simile a quello del 2002, ovvero quello che fu chiamato “condono tombale”. Lo stesso Bitonci ha spiegato all’Agi che la pace fiscale si applicherà per contenzioni non superiori al milione di euro.

Si prevede il ricorso a tre aliquote, che cresceranno all’aumentare dell’importo dovuto dal contribuente. Le tre aliquote erano state ipotizzate dal leghista e sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri: una al 6%, una al 10% e una al 25%. Il che vorrebbe dire che per debiti limitati il contribuente dovrà pagare solo il 6% di quella cifra per chiudere il contenzioso. Per cifre più alte si passa al 10%, arrivando al 25% per i contenziosi più alti. Per fare l’esempio più banale, il contribuente che ha un contenzioso aperto con il fisco da un milione di euro, potrà eliminarlo pagando ‘solamente' 250mila euro.

La pace fiscale dovrebbe riguardare sia i contenziosi già esistenti che quelli ancora non iniziati. Ovvero, il contribuente potrebbe denunciare le sue inadempienze passate (anche se non è ancora stata aperta una cartella), pagare la sua aliquota ed evitare ulteriori accertamenti sul pregresso. Proprio in questi casi, quando l’effetto è anche su contenziosi non ancora aperti, il condono viene definito tombale. Si ipotizza, inoltre, l’aggiunta di una voluntary disclosure, ovvero un meccanismo per far rientrare in Italia i capitali facendo pagare al contribuente sanzioni minori e chiudendo eventuali pendenze giudiziarie.

La polemica politica e lo scontro Lega-M5s

La pace fiscale è un obiettivo dichiarato dal vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, da tempo. E lo stesso leader della Lega ha dichiarato che questo provvedimento potrebbe portare nelle casse dello Stato fino a 20 miliardi di euro. Proprio come avvenne come con Berlusconi nel 2002, nel caso del condono tombale. Ma di condono non vuole sentir parlare gran parte dei Cinque Stelle, a partire dall'altro vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio: “Non siamo disponibili a votare nessun condono. Se si parla di pace fiscale va bene, ma se sono condoni non siamo d’accordo. Abbiamo visto in passato anche con i governi Renzi e altri fare degli scudi fiscali che hanno costituito un deterrente a comportarsi bene, e a far pensare che una via di uscita c'è sempre per l'evasione”. Ma per l’opposizione quella di Di Maio è solo una mossa a fini propagandistici: “Non basta cambiare nome per camuffare l’ingiustizia contro gli italiani per bene che hanno sempre pagato le tasse. Una porcata è sempre una porcata”, scrive su Twitter la deputata del Pd, Alessia Morani.

Che non si tratti di pace fiscale, ma di un condono, lo sottolinea anche l’economista Carlo Cottarelli: “Per qualunque definizione internazionale è un condono. Si dice sempre che è l’ultimo perché cambiano le regole, ma i cittadini ormai hanno capito che poi ce ne sarà un altro”. Critiche anche dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: “La pace fiscale è un gigantesco condono di massa”, afferma annoverandola tra i provvedimenti della legge di bilancio definiti “profondamente ingiusti”. Dal Pd attacca anche Luigi Marattin: “Se vuoi aiutare gli evasori e considerare fesso chi paga, fai pagare il 6% e tanti saluti. Si chiama condono e lo stanno per fare Lega e M5s”.

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