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Opinioni

La narrazione vittimista non basta più: così l’opposizione può mettere in difficoltà Giorgia Meloni

Nell’Evening Review di oggi vi raccontiamo quanto è andata male la giornata parlamentare di Giorgia Meloni, incalzata su sanità, economia e politica estera da un’opposizione stranamente combattiva.
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Siamo così abituati alle assenze e alla latitanza di Giorgia Meloni dagli spazi di confronto pubblico, che finiamo per caricare di grandi aspettative le rare volte in cui accetta di rilasciare un’intervista o di partecipare a un dibattito parlamentare. Ci aspettiamo che dica parole di realtà, che annunci un cambio di marcia, che porti dati a sostegno delle sue tesi. Restando il più delle volte delusi, o dall’assenza di risposte precise e concrete, o dalla continua, estenuante, riproposizione dello schema della deresponsabilizzazione vittimista in ogni suo intervento. Anche stavolta – l’occasione era rappresentata dal question time alla Camera dei deputati – ci sentiamo di confermare in pieno questa sensazione. In un momento di estrema complessità determinato dalla situazione internazionale e dalla congiuntura economica (a meno di un mese dalla consultazione referendaria), dalla presidente del Consiglio non abbiamo avuto che una stanca autoassoluzione da ogni accusa e una neanche tanto convinta esaltazione dell’operato dell’esecutivo. Un giochino usurato, che magari funzionerà con gli elettori, ma che comincia a essere prevedibile per l'opposizione. Che, infatti, è riuscita a mettere in difficoltà Meloni come poche altre volte.

Della giornata di Meloni, infatti, non resterà una memorabile o serena passerella parlamentare, ma le polemiche con l’opposizione, qualche scenetta discutibile, le faccette, i commenti a bassa voce. Con qualche passaggio rivelatore di una certa difficoltà, che possiamo provare a mettere a fuoco nelle sue implicazioni future, anche attraverso l’analisi che ne hanno fatto alcuni commentatori sui principali giornali italiani.

Cominciamo dalla questione Gaza, della cui insostenibilità e inumanità sembrano ormai essersi accorti tutti, persino quei media che per mesi hanno adoperato mille cautele e diecimila distinguo. Rispondendo a un’interrogazione dell’opposizione, Meloni ha rivendicato l’impegno italiano nel sostegno umanitario e nell’attività diplomatica. Su questo punto, ha ricordato di aver a più riprese sentito il Primo Ministro Netanyahu: “Sono state conversazioni spesso difficili, in cui ho sempre richiamato l’urgenza di trovare una strada per terminare le ostilità, la necessità di rispettare il diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario. Una richiesta che rinnovo anche oggi a fronte di una situazione umanitaria a Gaza che non ho difficoltà a definire sempre più drammatica e ingiustificabile. Non abbiamo condiviso diverse scelte, non condividiamo le recenti proposte del governo israeliano, e non abbiamo mancato di dirlo ai diretti interlocutori”.

Parole che in molti hanno interpretato come una decisa presa di distanza dalle azioni del governo israeliano, ma che sembrano largamente insufficienti dato il contesto attuale (anche perché immediatamente dopo Meloni torna a giustificare la risposta di Tel Aviv e si rifugia nel “due popoli due Stati”, formula che al momento sul piano pratico non vuol dire granché). Come nota Giulia Merlo su Domani, nei fatti, Meloni si è “barcamenata su Gaza”, perdendo però un’occasione importante per mandare un segnale chiaro:

L’Italia continuerà a impegnarsi per una cessazione permanente delle ostilità ma non richiamerà il suo ambasciatore da Israele come invece hanno chiesto le opposizioni, perché bisogna mantenere con tutti un dialogo aperto e se necessario anche critico. Molte più parole di quelle fino a oggi ascoltate. E Conte, colto il fianco debole, ne ha ripreso il filo nella sua replica all'interrogazione sul riarmo, chiedendole di alzarsi in piedi per condannare lo sterminio. Le opposizioni si sono alzate. Meloni e la maggioranza sono rimaste sedute”.

Il climax della giornata è stato raggiunto da quello che tutti noi abbiamo raccontato come lo “scontro Schlein – Meloni”, sul ring della Sanità e, in generale, della distanza tra i proclami del governo e la realtà che i cittadini vivono quotidianamente. Qui potete trovare il nostro fact-checking (spoiler: le cifre della segretaria Pd sono in larga misura corrette, Meloni difende provvedimenti largamente inefficaci del suo governo, ma, in tutta onestà, non le si possono attribuire storture di decenni), ma è interessante anche la lettura che Roberto Gressi fa sul Corriere, parlando di “un anticipo della sfida elettorale”:

Meloni freme per cercare di inchiodarla alle proprie contraddizioni, la segretaria Democratica forse è l'unica che qua e là riesce a farla uscire dai gangheri. Si azzannano sui numeri, Giorgia le dice che nessuno come il suo governo ha messo così tanti i soldi per rilanciare il sistema. Elly ribatte che il suo è solo un trucco contabile, perché gli investimenti vanno giudicati in rapporto con il Pil. Cose da fact checking, perché è ormai appurato da molto tempo che a Montecitorio la matematica è un'opinione. Meloni la assale dicendo che gli elettori sanno capire dove è la verità, perché non sono fessi. Schlein, avvantaggiata dal diritto alla stoccata finale, la accusa di continuare a dribblare i problemi, di prendere per sé le cose che vanno bene e di scaricare sugli altri le cose che vanno male: «Ma gli italiani ormai lo capiscono il gioco!». Primi vagiti di una sfida elettorale ancora lunga da venire, ma comunque già combattuta strada per strada e casa per casa.

Che per Meloni sia difficile scendere sul terreno della realtà e della quotidianità degli italiani, oltre che continuare a mettere pezze sulle divisioni interne, è l’analisi che condivide anche Daniela Preziosi, che su Domani racconta di come l’opposizione abbia preparato la giornata, quasi dividendosi gli spazi per incalzare la presidente del Consiglio:

Ieri pomeriggio al premier time le opposizioni sono arrivate cariche. Era il momento di provare a portare la premier sui temi che evita. I temi sono noti, ma a metà rito è arrivato un fuori programma: un fantasma del referendum si è materializzato all'improvviso, aggirandosi per i banchi. Il momento è stato esilarante. Il leghista Riccardo Molinari si è interrotto con tempi teatrali E questo signore chi è?». Era Riccardo Magi, deputato radicale di Europa, che si è infilato a un lenzuolo per protesta contro l'informazione fantasma della Rai sui referendum. […] A irritare di più la premier è stata indubbiamente la segretaria Pd, l'ultima a intervenire. Ha parlato di sanità: al Nazareno erano decisi a trascinare Meloni su un tema su cui dirà poi Matteo Renzi, balbetta. […] In realtà anche Conte, prima, l'aveva messa in difficoltà, quando aveva parlato della spesa militare e le aveva chiesto di alzarsi per Gaza”.

L'opposizione attacca, dunque. Meloni incassa, come nota Simone Canettieri su Il Foglio, senza riuscire a essere incisiva:

L’unica mezza notizia l’ha data su Gaza, provocata da Angelo Bonelli, di AVS, confermando di aver sentito in più riprese Netanyahu. Poi, nella replica, Bonelli le dà dell’ipocrita, aggiungendo un “si vergogni”, la preme incassa, e resta impassibile anche quando Maggi si fa espellere dall’aula perché è travestito da fantasma. Boschi ci va giù pesante: «Tutte le volte che qualcuno la critica, lei l’accusa di sessismo. Io non la critico perché donna, la critico perché non è all’altezza di guidare questo Paese.» Anche in questo caso, dal banco del governo arriva al massimo una smorfia e uno sguardo sconcertato. Diverso, invece, quando parla Schlein, a cui la Presidente del Consiglio, perdendo la pazienza, sembra comunque riconoscere lo status di capo dell’opposizione. […] Il match finisce, ma prima un’altra scenetta: “I titoli di Stato italiani sono più sicuri di quelli tedeschi”, dice la Premier, mentre il Ministro dell’Economia, Giorgetti, scuote la testa.

Tranne i giornali della destra (secondo cui, sintetizzo, Meloni ha "asfaltato" tutti), insomma, sono quasi tutti concordi su due punti: Meloni va in difficoltà quando si resta su temi concreti, anche in ragione del fatto che non può contare sempre sul sostegno degli alleati di partito (come testimoniano le tante assenze in Aula); le opposizioni possono trovare un terreno comune se rinunciano alle strategie e ai personalismi e si concentrano sulla politica. Da qui a convincere gli italiani, però, ce ne passa. Anche perché una giornata storta può capitare a tutti. Meloni compresa.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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