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La ministra Santanché ha venduto le quote del Twiga al compagno per il conflitto di interessi

La ministra del Turismo ha venduto le sue quote del club Twiga dopo le critiche per via del possibile conflitto d’interessi, ma le ha cedute al compagno e all’ex socio Briatore.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Daniela Santanché ha ceduto le sue quote del Twiga, il club di Forte dei Marmi. Lo ha annunciato la stessa ministra del Turismo, che è stata ampiamente criticata nelle scorse settimane per via del possibile conflitto d'interessi. Al centro della polemica c'era la delega sui balneari, tema tra l'altro molto caro a Fratelli d'Italia che da anni porta avanti una battaglia contro la direttiva Bolkestein. La attuale ministra, però, aveva una quota di minoranza del club di lusso di Flavio Briatore in Versilia. La delega alla fine è stata affidata al ministro del Mare, Nello Musumeci – che sempre dal partito di Giorgia Meloni arriva, e che ha delle deleghe molto limitate su molte altre questioni riguardanti il suo incarico, ad esempio sulla gestione dei migranti – ma la ministra ha deciso di cedere ugualmente le sue quote.

"Dissi che avrei lasciato quella delega, ora se ne occupa Musumecisottolinea in un'intervista alla Stampa la ministra – In ogni caso ho venduto le mie quote del Twiga, ho firmato dal notaio una decina di giorni fa". A chi le ha vendute? "Questo non vi riguarda, ma l'ho fatto", chiosa.

La domanda a cui Santanché non ha voluto rispondere, però, è rimasta sospesa per ben poco tempo. Secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, infatti, la ministra del Turismo ha ceduto le sue quote in famiglia. L'importo della vendita perfezionata sarebbe da 2,8 milioni di euro, in cambio delle quote del 22,05% in possesso di Santanché. La metà, l'11,025%, è andata a Flavio Briatore – che così diventa socio di maggioranza – mentre l'altra metà, sempre l'11,025%, è stata acquistata dal compagno della stessa ministra del governo Meloni, Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena.

Così Santanché ha deciso di spegnere la polemica sul conflitto d'interessi, anche perché il club di lusso – un marchio riconosciuto in tutto il mondo – altrimenti sarebbe rimasto proprietà (anche se in parte) della ministra del Turismo.

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