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La maggioranza si spacca a Bruxelles: Pd e Cinque Stelle votano divisi in Ue sulla lotta al Covid

Il Parlamento europeo approva una risoluzione sul contrasto al Covid, ma le forze della maggioranza di governo si dividono: non c’è accordo sul voto finale e sulle misure economiche. Timidi riferimenti sulla condivisione del debito che non cambiano lo status quo e non aggiungono nulla alle misure già messe in campo da Commissione e Consiglio. Preoccupazione per i provvedimenti dei governi ungherese e polacco.
A cura di Gloria Bagnariol
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L’Unione europea fa fatica a trovare una voce comune nel contrasto al Coronavirus. Dopo le divisioni all’Eurogruppo e al Consiglio europeo, non è andata meglio in Parlamento, dove oggi è stata approvata una risoluzione sul Covid-19. I deputati italiani non hanno quasi mai votato compatti: divisa soprattutto la maggioranza di governo con Pd e Cinque Stelle su fronti opposti nel risultato finale e sugli emendamenti chiave rispetto alle condizioni economiche. Il testo è passato con 395 voti a favore di socialisti, popolari e liberali e 299 pareri contrari, tra bocciature (171) e astensioni (128). Il gruppo dei Verdi che aveva inizialmente co-firmato la proposta si è defilato sul finale e il suo co-presidente, il belga Philippe Lambert, ha lasciato un commento deluso e preoccupato: “Nonostante quello che stanno dichiarando socialisti e liberali, il Parlamento europeo ha fallito nel dare sostegno alla mutualizzazione del debito. La maggior parte degli sforzi per la ripresa saranno a carico degli Stati Membri, mettendo in serio rischio l’Eurozona”.

La risoluzione uscita dall’aula di Bruxelles ha un timido riferimento alla condivisione del debito, come si legge sul finale del paragrafo 17, "ritiene che gli investimenti necessari potrebbero essere finanziati attraverso un QFP – bilancio, ndr – ampliato, i fondi e gli strumenti finanziari esistenti e obbligazioni a sostegno della ripresa garantite dal bilancio dell'Ue", che non cambia lo status quo e descrive in pieno la situazione attuale con le misure già messe in campo da Commissione, Bce e Bei. Bocciati tutti gli emendamenti che andavano in una direzione più radicale ed esplicita: da quelli che chiedevano l'introduzione di bond comuni – con il rifiuto di Lega e Forza Italia – a quelli che volevano obbligazioni legate alla transizione ecologica, fino all'idea di un programma basato su sovvenzioni e non prestiti.

Rifiutata anche la proposta della Sinistra europea per una (temporanea) modifica ai poteri della BCE. Il gruppo voleva (emendamento 38)  "una deroga all'articolo 123 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che apra alla possibilità di un finanziamento diretto della Banca centrale europea a favore degli Stati Membri, attraverso l'acquisto diretto di titoli di Stato, evitando l'attuale intermediazione dei mercati finanziari (..)". Una formulazione che ha trovato l'accordo del Movimento Cinque Stelle e il rifiuto del Pd, a eccezione degli eurodeputati Smeriglio e Toia. Scorrendo gli emendamenti sulle conseguenze economiche della pandemia è difficile trovare d'accordo i partiti del governo.  Il Pd è contrario alla cancellazione o alla rinegoziazione del debito, mentre i pentastellati votano compatti a favore, in compagnia di pochi altri eurodeputati. Il Movimento Cinque Stelle chiede l’abrogazione del Patto di stabilità, senza il sostegno dei democratici. Divisioni anche sul Mes, su patrimoniale e transizioni finanziare.

Il testo approvato a Bruxelles riguarda più aspetti, dalla gestione dell’emergenza sanitaria, all’impatto economico, fino alle ricadute sui diritti civili e sulla democrazia. Gli eurodeputati chiedono un approccio coordinato per l’uscita dalle misure di lockdown, maggiori poteri all’Unione in caso di crisi sanitarie transfontraliere, e un aumento della produzione di farmaci, dispositivi medici, attrezzature e materiali. Gli sforzi della Commissione sono stati valutati favorevolmente, ma si chiede un impegno maggiore, tra cui l’istituzione di un Fondo di solidarietà da almeno 50 miliardi di euro. Forti preoccupazioni invece per le scelte dei governi ungherese e polacco, con la richiesta alla Commissione di valutare se le misure adottate "siano conformi ai trattati" in modo di "avvalersi pienamente di tutti gli strumenti e le sanzioni, anche di bilancio, di cui dispone a livello Ue per affrontare tale grave e persistente violazione".

Le conseguenze del Covid-19 hanno un impatto maggiore per le categorie più vulnerabili, per questo a più riprese nel testo si chiede un’attenzione particolare alle fasce della popolazione che potrebbero essere più coinvolte. Importanti i riferimenti sul contrasto alla violenza sulle donne, l'attenzione alla salute mentale, all'infanzia e la richiesta di "integrare un'analisi di genere per evitare di acuire le disparità". Passa  l'emendamento di Verdi e Sinistra europea che ribadisce la necessità di garantire l’accesso al diritto all'aborto (50) e condanna l'acuirsi di discriminazioni verso le persone LGBTQI. Il testo non riesce però a essere sufficientemente forte neanche nella tutela dei diritti umani e civili: bocciati  gli emendamenti che chiedevano la condanna dei crescenti episodi di razzismo o un maggior riguardo sulla condizione dei carcerati e tutele per i richiedenti asilo (nell'ordine testi 54, 53 e 52).  Ancora una volta in questa legislatura l'aula si schiara de facto contro la Convenzione di Ginevra: per la maggioranza dei deputati non è un obbligo salvare vite in mare.

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