video suggerito
video suggerito

Israele verso l’occupazione totale di Gaza: l’ONU convoca il Consiglio di Sicurezza

La decisione del governo israeliano di avviare il piano per l’occupazione militare di Gaza City provoca una reazione internazionale durissima. L’ONU ha convocato per domani una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza, mentre Parigi avverte: “Si rischia un’impasse assoluta, il piano peggiorerà una situazione già catastrofica”.
A cura di Francesca Moriero
16 CONDIVISIONI
Immagine

Nel cuore di una crisi umanitaria che non accenna a fermarsi, e mentre la popolazione civile della Striscia di Gaza continua a subire le conseguenze devastanti di un conflitto che dura da quasi due anni, una nuova e potenzialmente dirompente decisione arriva da Israele: il governo ha infatti approvato un piano operativo per l’occupazione totale di Gaza. Una scelta che, secondo le parole del primo ministro Benjamin Netanyahu, punterebbe come sempre solo a “smantellare Hamas”, “ripristinare la sicurezza” e “garantire un futuro diverso per Gaza”. Ma che rappresenta semplicemente l'ennesima escalation militare, priva di reali prospettive politiche e capace soltanto di aggravare una situazione che già l’Alto Commissariato ONU ha definito “umanamente insostenibile”.

L’ONU si muove: convocato il Consiglio di Sicurezza per sabato

Di fronte a questo nuovo sviluppo, le Nazioni Unite non hanno tardato a reagire. Il Consiglio di Sicurezza è stato infatti convocato in via straordinaria per domani, sabato 9 agosto, alle ore 15 di New York (le 21 in Italia). L’incontro, richiesto da più Paesi membri, servirà a discutere “l’immediato rischio di destabilizzazione regionale, l’escalation militare israeliana e le conseguenze umanitarie per la popolazione civile di Gaza”, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche. Al centro della discussione, anche l’evidente violazione della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che nei mesi scorsi aveva ordinato a Israele di astenersi da qualunque misura potesse aggravare le condizioni di vita nella Striscia, escludendo esplicitamente azioni che potessero essere interpretate come “annessioni di fatto”.

L’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Volker Türk, ha parlato senza mezzi termini: "Questo piano deve essere immediatamente fermato. Va contro ogni principio del diritto internazionale e rappresenta un disprezzo delle decisioni giuridiche internazionali vincolanti".

La Francia prende posizione: "Una decisione devastante"

Immagine

Nel tardo pomeriggio, è arrivata anche la condanna ufficiale della Francia, tra le voci diplomatiche più influenti in Europa. In una nota diffusa dal Quai d’Orsay, il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot ha infatti dichiarato che il piano israeliano "rischia di portare a un’impasse assoluta" e che "l’occupazione militare totale di Gaza non solo non consentirà il rilascio degli ostaggi né il disarmo di Hamas, ma peggiorerà una situazione già catastrofica". Parigi ha insomma ribadito la propria "ferma opposizione a qualsiasi progetto di sfollamento forzato della popolazione e a ogni forma di occupazione permanente della Striscia", chiedendo invece un rilancio immediato del processo politico verso una soluzione a due Stati, con uno Stato palestinese “realistico, sostenibile e sovrano”.

La Francia si aggiunge a un coro di condanne sempre più ampio, che include già Spagna, Cina, Turchia, Finlandia, Germania e Australia, tutte concordi nel denunciare un piano che sembra, agli occhi di molti, una deriva pericolosa verso l’annullamento del diritto internazionale e dei principi umanitari.  "Il piano di Israele di prendere il controllo di Gaza City è "sbagliato" e metterà a rischio la vita degli ostaggi rimasti" ha poi dichiarato poche ore fa ai giornalisti il primo ministro canadese Mark Carney.

Netanyahu tira dritto, ma si spacca anche Israele

Malgrado le pressioni, Netanyahu va avanti. Il piano, approvato dopo oltre 10 ore di discussione nel gabinetto di sicurezza, prevede che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) assumano il pieno controllo della città di Gaza, dove attualmente si ritiene siano ancora nascosti alcuni dei circa 50 ostaggi israeliani in mano a Hamas (di cui solo 20 sarebbero ancora vivi, secondo fonti dell’intelligence). Ma proprio la sorte degli ostaggi sta dividendo anche l’apparato di sicurezza israeliano: il capo di stato maggiore dell’IDF, Eyal Zamir, ha apertamente criticato la decisione, chiedendo di escludere il ritorno degli ostaggi tra gli obiettivi prioritari dell’operazione, e avvertendo che una simile mossa potrebbe mettere a rischio le loro vite. La risposta, fredda e dura, è arrivata dal ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, che ha definito “inutile” qualsiasi piano di costruzione di ospedali o infrastrutture civili.

Intanto, le famiglie degli ostaggi parlano già di “condanna a morte”. Il Forum ufficiale che le rappresenta ha accusato il governo di “aver abbandonato i prigionieri, ignorando gli avvertimenti dell’esercito e le richieste dell’opinione pubblica israeliana”.

Emergenza umanitaria: cresce il numero di vittime e malati

Immagine

Nel frattempo, sul terreno, la situazione umanitaria si aggrava di ora in ora. Mentre Israele continua a colpire obiettivi strategici a nord e sud della Striscia – con attacchi a Khan Yunis, Zeitoun, Shuja’iyya – si moltiplicano le segnalazioni di vittime civili nei pressi dei punti di distribuzione degli aiuti, come avvenuto anche oggi nel corridoio di Netzarim, dove due palestinesi sono stati uccisi mentre attendevano cibo.

Secondo l’OMS, è in aumento poi anche il numero di pazienti colpiti dalla sindrome di Guillain-Barré, una grave patologia neurologica potenzialmente fatale, correlata a condizioni di malnutrizione, stress e infezioni. Al 31 luglio, erano stati registrati 64 casi, di cui 27 in bambini sotto i 15 anni, a fronte di una media di 5 casi l’anno prima del conflitto.

La mancanza totale di medicinali e ospedali funzionanti rende impossibile trattare i malati. Le immunoglobuline, unico trattamento efficace, sono terminate da settimane.

Appello all'azione internazionale

Nel suo intervento ufficiale, l’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite a Vienna, Salah Abdel Shafi, ha denunciato il piano israeliano come un atto di “guerra genocida” e ha accusato la comunità internazionale di “inerzia complice”. La leadership palestinese, sia a Gaza che in Cisgiordania, chiede un intervento urgente del Consiglio di Sicurezza per bloccare l’espansione dell’operazione militare israeliana e prevenire quello che viene ormai definito “un tentativo di cancellazione politica e fisica della presenza palestinese nella Striscia”. Anche la Turchia ha rivolto un appello simile, chiedendo che “la comunità internazionale si assuma la responsabilità di fermare un piano che mira allo sfollamento forzato e a rendere Gaza inabitabile”.

16 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views
Immagine

Iscriviti a Evening Review.
Ricevi l'approfondimento sulle news più rilevanti del giorno

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy