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Opinioni
Ius soli, news sulla riforma della cittadinanza

Islam, priorità e sostituzione etnica: anche le bufale ci dicono che non avete più argomenti contro lo Ius Soli

“Non è una priorità”, “non ci sono i numeri per approvarlo al Senato”, “così vincerà il partito islamico”: queste sono solo alcune delle ultimissime bufale sullo ius soli / ius culturae. Bufale che ormai sono così improponibili da chiarire con evidenza quanto siano pretestuose e strumentali le “scuse” per rimandare l’approvazione di una legge sacrosanta”.
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Il disegno di legge in materia di cittadinanza, comunemente definito come “legge per lo ius soli”, è stato approvato in prima lettura alla Camera dei deputati e, salvo modifiche ulteriori, potrebbe essere approvato in via definitiva dal Senato della Repubblica. Si tratta di una proposta, peraltro frutto di una lunga mediazione, su cui si è scatenata una furiosa polemica politica, che principalmente ruota intorno alla possibilità che si riesca a riformare la legge sulla cittadinanza entro la fine della legislatura. Il nuovo testo amplia la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per i minori. Come vi abbiamo spiegato dettagliatamente in questa scheda, in primo luogo “si prevede che sia cittadino italiano chiunque nasca in Italia da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo”. C’è inoltre la possibilità di acquisire la cittadinanza per un minore che abbia completato un percorso formativo. È il cosiddetto ius culturae, per il quale, “acquistano il diritto alla cittadinanza quei minori, che siano nati in Italia o vi abbiano fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età, che abbiano frequentato regolarmente un percorso formativo di almeno cinque anni sul territorio nazionale”. Infine, vengono previste nuove regole per la naturalizzazione dei cittadini stranieri “che abbiano fatti ingresso nel territorio italiano prima del compimento della maggiore età e che siano residenti in Italia da almeno 6 anni: in questo caso si può richiedere la cittadinanza solo dopo aver completato con successo il ciclo scolastico” (essenzialmente si prevede di tutelare chi è giunto in Italia tra il dodicesimo e il diciottesimo anno di età”.

Intorno al testo si è sviluppata una lunga e controversa polemica, per una partita che sembrava chiusa dopo le dichiarazioni di alcuni esponenti di punta del Partito Democratico, ma che è stata riaperta anche grazie alla mobilitazioni di insegnanti, genitori e politici. E, sì, anche grazie allo "sciopero della fame a staffetta", che se non altro ha avuto il merito di accendere un faro ulteriore sulla questione. Ovviamente, dall'altra parte, è ripresa la feroce campagna di delegittimazione dello strumento legislativo, che si è mossa su due binari: la minimizzazione degli effetti di una nuova legge (e sulla sua "necessarietà") e la rappresentazione di scenari apocalittici in seguito al via libera allo ius soli. Abbiamo scelto, fior da fiore, le bufale più significative associate a tale campagna e gli argomenti secondo i quali "non si può fare adesso".

Ci sono cose più importanti da fare in Parlamento

Ecco, pur volendo soprassedere sulla “relatività” del concetto di importanza e non volendo mancare di rispetto a chi disprezza la centralità del tema dei diritti individuali, proviamo a dare un’occhiata alle clamorose priorità che stanno impegnando lo spazio che si sarebbe potuto destinare alla discussione dello Ius Soli al Senato. Il calendario dei lavori della settimana in Senato, in effetti, appare quantomai impegnativo. I senatori saranno rigorosamente impegnati da martedì a giovedì, nella più classica delle settimane lavorative di Palazzo Madama, per lavorare, in Aula alla discussione di due mozioni, sui monumenti commemorativi di Cristoforo Colombo e sull'applicazione della direttiva Bolkestein. In più (oltre a qualche Commissione), solo se le rispettive Commissioni avranno terminato il loro lavoro, si esamineranno i testi relativi a: modifiche alla legge fallimentare, orfani di crimini domestici, segnalazioni di reati o irregolarità nel lavoro pubblico o privato.

La prossima settimana? Beh, calendario pienissimo, in cui spiccano “Mozioni sulla Convenzione di Oviedo”, l’esame sul ddl “dieta mediterranea”, la delega “smaltimento di fanghi in agricoltura”, la ventesima volta in cui si discetterà delle dimissioni di Vacciano (e fatelo andare a casa…) e qualche interpellanza a caso.

Non ci sono i numeri per approvarlo

Più che di bufala, qui sarebbe più corretto parlare per alcuni di wishful thinking, per altri di "effetto Rosenthal". Un calcolo specifico lo ha fatto, invece, Openpolis sul suo blog, esaminando i diversi scenari che potrebbero presentarsi qualora la maggioranza si decidesse a presentarlo anche al Senato, dopo l’approvazione alla Camera che risale ormai all’ottobre del 2015. Il ragionamento qui deve partire dalla valutazione degli orientamenti dei gruppi parlamentari: “I gruppi già in sostegno del provvedimento sono vari: Partito democratico (99 senatori), Per le autonomie (18), Articolo 1-Mdp (16) e le componenti di Sinistra italiana e Campo progressista nel Misto (8). A questi bisogna aggiungere 10 dei 14 senatori di Ala che sarebbero disposti a schierarsi a favore dello ius soli. Se tutti i senatori di questi schieramenti saranno presenti al momento del voto, il fronte dei Sì potrebbe essere composto da 151 parlamentari”.

La maggioranza assoluta, come noto, al Senato è a quota 161, dunque sembrerebbe difficile far passare tale provvedimento. Però, oltre alle due strade “tattiche” suggerite da Openpolis (la fiducia o l’uscita dall’Aula dei senatori alfaniani), bisogna considerare che “ben 108 dei 348 voti finali al senato (il 31,03%) hanno ottenuto, grazie a un alto numero di assenti al momento del voto, il via libera dell’aula con meno di 161 voti”. Questo perché sono sempre determinanti le assenze, quelle vere e quelle tattiche. E allora la palla passerebbe ai parlamentari ultracattolici del centrodestra e a quanti nel MoVimento 5 Stelle non condividono la scelta dell’astensione (che al Senato vale come voto contrario). E se invece di astenersi, qualcuno di loro decidesse di uscire dall’Aula, i giochi sarebbero apertissimi…

La sostituzione etnica degli italiani con gli africani

Partendo dal presupposto che lo ius soli riguarda solo in parte i figli di migranti provenienti dal continente africano, la bufala della sostituzione etnica è una delle più imbarazzanti per chi la propugna, non solo perché richiama strampalate teorie complottiste come il piano Kalergi (che non esiste, tra l’altro… Siamo insomma in presenza di una bufala al quadrato). Come ha spiegato Eleonora Camilli su Redattore Sociale, infatti, “la legge in discussione in Senato non riguarda tutti i migranti regolarmente residenti ma solo i minori, cioè i figli dei migranti nati o cresciuti in Italia; solo alcuni maggiorenni, inoltre, potranno usufruire della normativa grazie a una norma transitoria che rende il provvedimento retroattivo”.

Come vi abbiamo raccontato qui, poi, il numero di “nuovi italiani” grazie allo ius soli sarebbe relativamente basso: circa 50mila all’anno. E stiamo, in ogni caso, parlando di persone che acquisirebbero comunque la cittadinanza una volta compiuta la maggiore età.

Lo ius soli trasformerà l’Italia in terra di conquista per l’Islam

Tralasciando le complessità di un approccio del genere alla questione dell’integrazione, vale la pena di considerare i numeri e i fatti concreti, più che le suggestioni e i complottismi. Simone Cosimi su Wired, richiamando lo studio della Fondazione Leone Moressa, smontava “la bufala dell’islamizzazione dell’Italia tanto cara alla nebulosa della sgangherata alt right tricolore” :

Secondo lo studio, i ragazzi a cui si applicherebbe la nuova legge qualora fosse approvata (difficilissimo) dal Senato, dove promette d’impantanarsi, sarebbero 800.600, l’80% dei minori stranieri residenti in Italia. Il restante 20% non presenterebbe evidentemente i requisiti legati ai genitori o ai cicli scolastici seguiti nel nostro Paese. A regime diventerebbero poco meno di 60mila nuovi italiani ogni anno. […] Ebbene, fra questi bambini – semmai vi fosse bisogno di una simile rassicurazione, che è pure mortificante fornire – i musulmani sono un terzo. La maggioranza, tracciando un’ipotetica coincidenza fra nazionalità e confessione prevalente nei Paesi di provenienza, appartiene a famiglie cristiane, cattoliche, protestanti oppure ortodosse. Tanto per stare ancora sui numeri, il 16,1% professa religione cattolica o protestante, il 28% ortodossa, il 38,4% islamica, l’1,8% buddista, il 3,1% induista e il 12,6% nessuna fede religiosa.

L'Islam riuscirebbe a entrare in Parlamento

L'ultima, a suo modo geniale, bufala collegata alla ius soli (qui nel meraviglioso pezzo de Il Tempo) è una variante del classico "il Pd vuole lo ius soli per recuperare i voti persi in questi anni". Capire in che modo sia possibile stabilire una diretta correlazione tra acquisto della cittadinanza per i minori (che non votano) e aumento del consenso elettorale verso un partito è già operazione piuttosto ardua, ma inserire in questo contesto anche l'appartenenza religiosa è un capolavoro.

Si legge sul Tempo, citando “i social”: “Lo sbarramento del 3%, dicono, sarebbe superabile perché i musulmani aventi diritto al voto sono circa 1 milione (tra convertiti italiani e immigrati). Ma se passa lo Ius soli, allora sì che si può fare il colpaccio e magari realizzare il sogno di un partito islamico in Parlamento”. In una petizione su Change.org c’è chi si era spinto oltre, ottenendo 241mila sottoscrizioni: “Fratellanza Musulmana. La religione islamica, che ha visto aumentare i suoi adepti notevolmente per la recente immigrazione dal Nord Africa e dal Medio Oriente, diventa politica anche in Italia dopo l'approvazione della cittadinanza per immigrati e il loro diritto al voto”.

Anche in questo caso, l’illogicità dei ragionamenti è piuttosto lampante: anche dando per scontato che tutti, ma proprio tutti, i nuovi italiani di religione musulmana votassero per il “partito islamico” , il risultato finale vedrebbe, nella migliore delle ipotesi, solo poche decine di migliaia di voti in più determinati dalla concessione della cittadinanza. Questo perché, banalmente: solo una quota dei “nuovi italiani” sarebbe di religione musulmana; la cittadinanza è concessa ai minorenni (salvo una quota residuale); ma soprattutto, stiamo parlando di persone che già con le norme attuali potrebbero ottenere la cittadinanza e dunque il diritto di voto dopo i 18 anni.

Un paradosso logico che si arricchisce di un’altra sfumatura, sottolineata da Gli Stati Generali: dal momento che ci sono già circa 2 milioni di musulmani in Italia, perché non “preoccuparsi” di questi voti anziché delle poche decine di migliaia “in più” di nuovi italiani? E perché già adesso non votano tutti in massa per questo fantomatico partito islamico?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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