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Il Senato vota per abolire l’abuso d’ufficio, cosa cambia senza il reato e cosa succede adesso

Il Senato ha approvato il primo articolo del ddl Nordio, quello che prevede di abolire il reato di abuso d’ufficio. È il primo passaggio della riforma, mentre oggi l’Aula di Palazzo Madama vota sul resto del disegno di legge. Sull’abuso d’ufficio le opposizioni si sono divise: Azione e Italia viva hanno votato con il governo.
A cura di Luca Pons
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Il primo voto di Palazzo Madama sul ddl Nordio è passato, e ha approvato uno dei passaggi più discussi della riforma: l'abolizione del reato di abuso d'ufficio. La votazione non è ancora completata, dato che oggi il Senato continuerà i lavori verso l'approvazione completa del testo, ma intanto la maggioranza si è già assicurata uno tra i punti a cui teneva di più, in una riforma che è in lavorazione da giugno. Con il centrodestra hanno votato anche Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi, da sempre sostenitori della necessità di cancellare il reato.

L'abuso d'ufficio è previsto dall'articolo 323 del codice penale, e "il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio" che "nello svolgimento delle funzioni o del servizio" viola delle regole, oppure non si astiene quando dovrebbe (cioè "in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto", ad esempio), e così facendo "intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale", oppure "arreca ad altri un danno ingiusto".

In sostanza, quindi, si tratta di approfittare delle proprie funzioni in qualche modo per avvantaggiare o danneggiare qualcuno. Spesso a essere indagati sono sindaci o amministratori locali, che infatti hanno contestato più volte la norma perché ritengono che sia troppo vaga, nonostante una modifica nel 2020 l'abbia resa più limitata e precisa.

Chi sostiene la necessità di abolire il reato cita spesso il fatto che la grandissima maggioranza delle indagini aperte per abuso d'ufficio poi vengono archiviate, ma nel frattempo danneggiano la reputazione di chi è stato indagato. Collegato a questo è l'argomento della ‘paura della firma‘: l'idea è che molti sindaci e altri funzionari pubblici siano esitanti di mettere la propria firma su certi provvedimenti, per timore che qualcuno poi possa impugnarli e denunciarli per abuso d'ufficio.

Al contrario, però, le opposizioni – come anche diversi giuristi – hanno sostenuto che questo non sia un motivo sufficiente per abolire il reato. Infatti, può succedere che quando si apre un'indagine per abuso d'ufficio poi questa porti a rilevare reati più gravi, che altrimenti non sarebbero emersi.

In Aula, Azione e Italia viva hanno votato insieme alla maggioranza per l'abolizione del reato. Carlo Calenda ha criticato il Pd per il modo "oggettivamente imbarazzante" in cui "si sta arrampicando sugli specchi per spiegare perché è contrario all’abolizione dell’abuso di ufficio contro il parere di tutti i suoi amministratori". Matteo Renzi ha ribadito: "in questo paese i tanti sindaci e assessori del Pd oggi hanno una risposta politica alle loro richieste, peccato che arrivi dall’altra parte politica".

Tra i vari emendamenti proposti, uno – del M5s Roberto Scarpinato – che proponeva di non abolire l'abuso d'ufficio ma modificarlo è stato bocciato anche dal Partito democratico, che si è comunque opposto alla cancellazione del reato. Lo stesso Scarpinato aveva criticato l'argomentazione della ‘paura della firma': "Il governo Conte nel 2020 ha cancellato dal sindacato del giudice tutti gli atti discrezionali degli amministratori pubblici. È abuso d’ufficio solo la violazione di regole tassative previste dalla legge, dalle quali non residuino margini di discrezionalità. Dov’è la paura della firma?".

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