Il litigio tra Giuli e l’intellettuale di destra Veneziani. Lo scrittore: “Dal governo solo fuffa”

È scontro tra il ministro della Cultura Alessandro Giuli e lo scrittore Marcello Veneziani. A innescare la lite le dichiarazioni dell'intellettuale che qualche giorno fa, sul quotidiano La Verità, ha criticato l'operato del governo Meloni, definendolo "mediocre" e fatto di "vaghi annunci e tanta fuffa". Parole che non sono piaciute a Giuli, che l'ha accusato di "nemichettismo" e di essere "pieno di rimpianto".
Cos'è successo tra Giuli e Veneziani e perché hanno litigato
Partiamo dall'inizio. Nei giorni scorsi, Veneziani, ritenuto un intellettuale di area conservatrice e spesso considerato una figura di riferimento della destra, aveva scritto un editoriale sulle pagine del quotidiano La Verità, altra testata considerata vicina alla destra.
Nel suo articolo lo scrittore esprimeva un giudizio negativo nei confronti dell'esecutivo: "Da quando è al governo la destra non è cambiato nulla nella nostra vita di italiani, di cittadini, di contribuenti e anche in quella di “intellettuali”, di “patrioti’”e di uomini “di destra”. Tutto è rimasto come prima, nel bene, nel male, nella mediocrità generale e particolare", osservava.
In particolare le sue critiche arrivavano nel pieno della discussione sulla legge di bilancio ed erano rivolte ad alcune delle misure messe in campo dal governo. "Solo vaghi annunci, tanta fuffa, piccole affermazioni simboliche, del tipo “l’oro è del popolo italiano”, un po’ di retorica comiziale e qualche ipocrisia", scriveva. Il riferimento è alla discussa norma sulle riserve auree di Bankitalia inserita in manovra, su cui anche la Bce aveva sollevato delle perplessità che hanno costretto la maggioranza a riformulare l'emendamento.
Le critiche dello scrittore al governo e l'apprezzamento per Meloni
Al contempo però, Veneziani esprimeva parole dolci nei confronti della premier. "C’è lei, solo lei, il resto è contorno e comparse", sottolineava, riconoscendo a Giorgia Meloni di aver "governato con abilità, astuzia, prudenza e con una mimica verace e una verve passionale che suscitano simpatia".
Nei confronti di Palazzo Chigi invece, i toni erano duri: "Perdura anche il clima di intolleranza e censura verso le idee che non rientrano nel mainstream. Non saprei indicare qualcosa di rilevante che segni una svolta o che dica, nel bene o nel male, al Paese: da qui è passata la destra — sovranista, nazionale, sociale, patriottica, popolare, conservatrice o che volete voi — e ha lasciato un segno inconfondibile del suo governo".
La replica di Giuli
Le sue parole hanno scatenato l'ira del ministro della Cultura, che ha risposto piccato: "Consentitemi di esprimere una dose omeopatica di contravveleno nei confronti di chi, da sinistra o da una sempre più presunta destra, ha deciso di arruolarsi nel fronte del nemichettismo pur di negare la forza dei fatti e dei numeri; invece di incoraggiarci o almeno di giudicare con equanimità", ha dichiarato Giuli nel corso di un convegno alla Camera.
Nel suo messaggio, il ministro ha rivelato un retroscena su Veneziani, il quale avrebbe rifiutato l'incarico da titolare della Cultura(non è chiaro se il no sia arrivato già nel 2022 o lo scorso anno, dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano). "Egli, dopo aver confidato a suo tempo che aveva rifiutato l’onore di diventare il ministro della Cultura del governo Meloni, oggi sversa su di noi la bile nera di cui trabocca evidentemente il suo animo ricolmo di cieco rimpianto. Si rassegnasse", ha chiuso.