Il blitz fallito, l’impegno nella lotta per la casa: così agiva il poliziotto infiltrato in Potere al popolo

La vicenda del poliziotto che si presume infiltrato in Potere al Popolo non ha ricevuto fino ad ora nessuna risposta ufficiale dal Ministero dell'Interno. Quello che sappiamo è che si tratta di un agente giovane di 21 anni, che dopo aver frequentato il 223° corso di allievi nella Polizia di Stato è stato assegnato alla Questura di Milano e poi nel dicembre del 2024 alla Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, ovvero all'antiterrorismo. Ha iniziato la sua frequentazione, molto assidua, di Potere al Popolo a Napoli da ottobre 2024, fino agli inizi di maggio 2025 quando è stato scoperto e allontanato. Sono tre le interrogazioni parlamentari presentate tra Camera e Senato, da parte di Pd, Avs e Movimento 5 Stelle, al Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, per chiarire questa vicenda che non ha precedenti nella storia recente, ovvero una presunta infiltrazione della polizia in un partito politico che si presenta alle elezioni. Abbiamo voluto approfondire quello che è stato il comportamento dell'agente presunto infiltrato nei mesi in cui è stato attivo in Potere al popolo, provando a capire quali sono state le vicende su cui ha mostrato particolare interesse.
La lotta per la casa: "Lo stano caso del blitz fallito"
L'agente si è aggregato a Potere al Popolo attraverso i collettivi universitari napoletani, uno dei campi di intervento sociale del partito. Ma da fine gennaio del 2025 ha iniziato a partecipare, come delegato degli studenti universitari, alle riunioni della Rete Set, per il diritto all'abitare. E' in questo campo che il poliziotto sembra avesse fatto un vero e proprio investimento di tempo e di attenzione. A ricostruirci il suo percorso è Chiara Capretti, consigliera della Municipalità 2 del Comune di Napoli per Potere al Popolo, e attivista per il diritto all'abitare. "Lui ha iniziato a frequentare le riunioni poco dopo l'inizio dell'anno – ci spiega – da allora non è mai mancato ad una riunione. E' stato attivissimo, interveniva in assemblea e sembrava anche molto preparato sul tema, cosa che vista la sua giovane età, ha sorpreso molto. Ricordo che anche quando facemmo degli incontri con degli urbanisti esperti, lui partecipava intervenendo ed interagendo. A posteriori non posso che pensare che avesse fatto davvero un investimento in questo ambito, voleva diventare un punto di riferimento". Ma oltre alle assemblee, ai volantinaggi ed alle manifestazioni, presenziava anche al blocco degli sfratti, ma soprattutto era molto propositivo. "Spingeva per fare azioni concrete, soprattutto sul tema della lotta alla turistificazione, contro l'aggressione al patrimonio immobiliare da parte di B&B e case vacanze. Anche rispetto ad azioni più forti, si diceva favorevole" spiega Capretti.
Un episodio molto strano si era verificato nel mese di febbraio 2025, quando a seguito di uno sfratto esecutivo che aveva colpito una famiglia nel quartiere di Montesanto, gli attivisti decidono per il giorno successivo di fare un blitz di protesta all'ufficio casa del Comune di Napoli. "Quando è stata discussa l'iniziativa c'era anche lui, eravamo pochissimi, una decina di persone. Non se ne è più parlato, né al telefono e nemmeno nelle chat, anche perché era programmata per il giorno successivo. Quando all'indomani ci siamo recati alla sede dell'ufficio casa l'abbiamo trovato chiuso e con gli agenti della Digos sotto al palazzo. Una circostanza assai strana proprio perché era stata decisa in pochissimo tempo e senza discuterne altrove se non in presenza" spiega la consigliera di Potere al popolo. Una grande attenzione è stata prestata dal poliziotto anche in occasione di un report, fatto in riunione dalla stessa Capretti, di ritorno dall'assemblea europea dei movimenti per il diritto all'abitare. "Ad Aprile ho partecipato a Barcellona ad un meeting europeo dei movimenti per il diritto all'abitare, al mio ritorno ho relazionato in riunione. In quella circostanza lui era attentissimo, ci teneva a capire quali movimenti avessero partecipato, da quali paesi e per l'Italia da quali città". Poi all'inizio di maggio la scoperta della sua vera identità e quindi l'allontanamento da Potere al popolo ha determinato la fine dalla sua presunta copertura.
All'università: "Ha chiesto con insistenza i nomi dei leader di Cambiare rotta"
La presunta infiltrazione nel partito sarebbe avvenuta attraverso il collettivo universitario che fa capo a Potere al popolo, il C.a.u. di Napoli. Qui il suo atteggiamento invece è stato completamente diverso dall'ambito del diritto all'abitare. "Era presente in tutte le iniziative materiali, attacchinaggi, manifestazioni, presidi, partecipava alle riunioni ma non interveniva mai, anzi passava molto tempo a giocare al telefono mentre facevamo le riunioni" ci spiega Maria giovane studentessa universitaria del Cau. Grande attenzione alle "cose materiali" quindi da parte del poliziotto, ma un atteggiamento distratto nei momenti di confronto. Proprio per questo nei ricordi di diversi sono rimaste alcune sue domande insistenti che sono sembrate anomale rispetto al personaggio che si era costruito. "Verso la fine del 2024, durante una discussione interna sui rapporti tra le realtà di movimento e Potere al popolo, si inserì in una discussione chiedendo insistentemente chi fossero i vertici di "Cambiare rotta" di Roma. Un atteggiamento strano, anche perché lo chiese più volte, voleva sapere i nomi. Risposi io, dicendogli che non c'era un capo, ma c'erano tanti compagni senza fare nessun nome".
"Cambiare rotta" è una rete di collettivi che molto legata a Potere al popolo, una sorta di organizzazione giovanile del partito. Il termine "vertici", abbastanza inusuale per il contesto politico, meravigliò molti, ma fu preso come un errore di lessico politico. Ma non fu l'unico episodio, ci racconta Maria. "In un'altra occasione, stavamo organizzando la presentazione del libro "Torri d'avorio" dell'antropologa Maya Wind, discutevamo del fatto che era in atto un tour di presentazioni in Italia. Anche in quel caso, lui che stava sempre zitto alle riunioni, disse che probabilmente "Cambiare rotta" di Roma avrebbe organizzato una presentazione e che conveniva mettersi d'accordo. Ebbi l'impressione che si volesse proporre come tramite per tenere i rapporti. Non se ne fece nulla e andammo avanti con l'organizzazione della presentazione". Un'attenzione particolare quindi veniva dedicata all'ambito giovanile di Potere al popolo. Per il resto il poliziotto mostrava interesse per le dinamiche più radicali, come blitz, manifestazioni e robe simili. "In più occasioni si propose o venne scelte come responsabile per azioni di piazza – ricorda Maria – ma puntualmente non si presentava. La scusa più ricorrente era quella della presenza della sua fidanzata a Napoli che era molto gelosa e che non gradiva il contesto politico che lui frequentava". Per il resto la sua attività si caratterizzava per una totale assenza dai momenti conviviali e più spensierati, come la vita di gruppo, le uscite insieme. Aveva una socialità riservata che non condivideva con gli altri. "Il fine settimana diceva che tornava in Puglia – ci spiega l'attivista universitaria – non lo vedevamo mai. Mai un compleanno, mai un sabato sera insieme. Il che strideva con la sua iper presenza in tutti gli appuntamenti militanti. Parlava molto di più con gli uomini, spesso di calcio, piuttosto che con le ragazze". Ed è stata proprio l'assenza di una socialità condivisa che ha fatto scattare i sospetti sul poliziotto, fino alla scoperta della sua vera identità.