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Morte di Silvio Berlusconi

La famiglia Berlusconi, il Ppe e Giorgia Meloni: perché la fine di Forza Italia non è vicina

Quale sarà il destino di Forza Italia dopo la morte di Silvio Berlusconi? Che ruolo avrà Marta Fascina e come interagirà con Antonio Tajani? Ci sarà l’impegno diretto di un membro della famiglia? I parlamentari azzurri abbandoneranno in massa le fila forziste o resisteranno alla lenta erosione di voti e peso politico? E che cosa accadrà alle prossime Elezioni Europee? Proviamo a dare qualche risposta.
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La morte di Silvio Berlusconi è destinata a cambiare gli equilibri politici italiani e, di conseguenza, a influenzare la transizione di potere che si profila a livello europeo? È la domanda che si stanno ponendo in queste ore politici e analisti, consapevoli della confusione che regna in Forza Italia, ma anche della centralità che ancora riveste la creatura politica del Cavaliere. In effetti, per quanto le condizioni di salute da tempo lo avessero costretto a limitare il suo impegno diretto nelle vicende di partito e di governo, Silvio Berlusconi era rimasto il riferimento imprescindibile di una parte consistente dei forzisti eletti in Parlamento, ma soprattutto un interlocutore obbligato per gli altri leader della maggioranza.

Il passaggio di consegne al vertice di Forza Italia non solo non è mai stato completato, ma neanche pienamente avviato. Il Cavaliere, del resto, non era mai stato tenero coi suoi delfini o presunti tali, tanto da bruciare nomi su nomi di possibili successori nel corso di quasi tre decadi di vita politica. Partito, coalizione e anche governo del Paese hanno avuto a lungo un solo volto: così Berlusconi ha sempre inteso il suo ruolo. Fino alla fine, appunto.

Come noto, proprio in questi giorni era in programma l’ennesimo summit politico con i suoi più stretti collaboratori. Dopo la revisione degli incarichi parlamentari e dei vertici di Forza Italia, infatti, si trattava di impostare la lunga rincorsa della campagna elettorale per le Europee. Un appuntamento che Berlusconi considerava cruciale, tanto per il futuro del partito quanto per il quadro politico complessivo, italiano e non solo. È questo il primo blocco di ragionamento da fare, sulla situazione interna al partito alla vigilia di un test elettorale che potrebbe cambiare il futuro dell'Europa.

Il Comitato di presidenza dopo la morte del leader è stato premonitore di ciò che accadrà nei prossimi mesi: dietro l’unanimismo con cui sono state ratificate decisioni prese da tempo, un intero gruppo dirigente in tumulto e, soprattutto, enormi incertezze sulla sostenibilità stessa del partito sul piano del consenso popolare e della struttura economico-organizzativa. Formalmente, lo statuto indica che in caso di impedimento permanente del leader tocchi al comitato di presidenza convocare un Consiglio nazionale per l'elezione di un nuovo presidente. La scelta ricadrà su Tajani, ovviamente, ma la sua reggenza sarà temporanea e porterà a quello che si annuncia essere il primo vero congresso di Forza Italia. Ci vorranno mesi, nel frattempo la situazione andrà monitorata attentamente. Anche la conferenza stampa dei maggiorenti del partito, al di là di toni che spesso hanno sconfinato nel misticismo, non ha sciolto i dubbi sulla prospettiva di quello che resta un esperimento politico pressoché unico. Tant'è vero che il solo punto fermo continua a essere il nome di Silvio Berlusconi e la dicitura "berlusconiani", che i forzisti vogliono continuare a utilizzare per loro, come hanno chiarito Martusciello, Ronzulli e Barelli.

Sul resto, nebbia fitta.

Non si tratta solo di capire quale possa essere il ruolo di Marta Fascina e quali equilibri si determineranno con Antonio Tajani, per quanto sia certamente una questione non di poco conto. Bisognerà capire come si muoverà la famiglia e che consistenza abbiano le speculazioni di questi giorni su un impegno diretto di un "Berlusconi" in politica. Voci che circolano con insistenza e che già qualche anno fa avevano interessato finanche la figlia Marina, plenipotenziaria di Mondadori e presidente di Fininvest. La foto iconica che la ritrae mano nella mano con Fascina ha alimentato con forza la suggestione di un ticket in grado di prendere in mano le redini del partito, ma al momento siamo davvero alle speculazioni e alla fantapolitica. Quello che è certo, invece, è che in gioco vi sono anche gli interessi delle aziende di famiglia, non proprio in un momento di grande serenità tra scalate ostili e passaggi di consegne.

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Il futuro del partito Forza Italia e l'eredità di Silvio Berlusconi

C’è da valutare come reagiranno dirigenti e uomini di potere sul territorio, ovvero se decideranno di credere ancora nel progetto forzista o cercheranno di transitare su altri lidi. Giova ricordare, in effetti, che lo sfarinamento di Forza Italia è in atto da anni, assieme al calo progressivo di consensi elettorali e forza politica. Non è il partito del 30%, guida della coalizione e motore del governo. Tutt'altro, è da anni una compagine in confusione, di cui Cavaliere era praticamente unico collante e solo elemento proattivo. La dipartita del leader, insomma, si innesta in quella che era già una profonda crisi di numeri e di senso, oltre che di prospettiva nel lungo periodo. Dopo il definitivo naufragio del tentativo di costruire una casa dei moderati egemonizzata dalla destra liberale ed europeista, non era rimasto che un ruolo ancillare, prima dei populisti/sovranisti guidati da Salvini, ora dei nazionalisti/conservatori della Meloni.

Il dissolvimento di Forza Italia, specie se la famiglia Berlusconi dovesse optare per un disimpegno finanziario, è dunque un'ipotesi piuttosto realistica. Ma, attenzione, non è detto che avvenga in tempi brevi o che non siano possibili finali alternativi. E qui la discussione deve necessariamente spostarsi sul piano degli equilibri della coalizione che sostiene il governo.

Al momento, Giorgia Meloni non ha alcun interesse ad accelerare la crisi di Forza Italia, né la volontà di ospitare parlamentari transfughi tra le sue fila già ben nutrite. Tutt’altro. I forzisti sono un cuscinetto strategicamente fondamentale tra Fratelli d’Italia e Lega, oltre che elemento di garanzia per settori importanti del mondo produttivo e istituzionale. In questa fase, poi, la presidente del Consiglio è preoccupata di non aggiungere ulteriori elementi di instabilità, che potrebbero pregiudicare l’azione di governo su dossier decisivi. Lo stesso Matteo Salvini, almeno a parere di chi scrive, non ha molto da guadagnare dall’implosione della pattuglia forzista in Parlamento: il rischio di ingrossare le fila dei suoi oppositori interni al Carroccio è alto, più dei vantaggi dall’aver maggior peso contrattuale con Meloni. Diverso il discorso sui territori, dove però i confini sono sempre meno netti e più ballerini.

Di certo, alcuni esponenti forzisti di lungo corso potrebbero trovare interessante il processo in corso nell'area centrista attualmente all'opposizione. Appare tuttavia piuttosto prematuro ipotizzare che parte consistente dell'elettorato berlusconiano possa confluire agilmente nel Terzo Polo, considerando la fase che stanno attraversando le creature di Renzi e Calenda e la loro attuale collocazione politica.

Sullo sfondo, infine, c'è il contesto europeo. Che, a ben vedere, è la più forte garanzia della sopravvivenza di Forza Italia, almeno nel breve periodo. Le prossime elezioni segneranno con ogni probabilità un cambiamento nella governance europea. I socialisti sono in difficoltà praticamente ovunque e i popolari hanno da tempo "serrate interlocuzioni" alla loro destra. Il vento soffia a destra in quasi tutta Europa e non è un mistero che al centro della scena vi sia il gruppo ECR, la cui leader si chiama appunto Giorgia Meloni. ECR servirebbe ai popolari, oltre che per avere un elemento di pressione coi socialisti con i socialisti, anche per marginalizzare l'estrema destra in stile AFD o figure ingombranti come Viktor Orban (o lo stesso Matteo Salvini). Un PPE che guarda a destra, però, non può rinunciare ad avere un riferimento diretto in Italia, cosa che accadrebbe con un drastico ridimensionamento della creatura del Cavaliere e stante il fatto che le altre forze politiche centriste sono dentro al progetto Renew Europe. Escludendo almeno nel breve e medio periodo il trasloco di Meloni nei popolari, insomma, resta davvero solo Forza Italia a interpretare quella "cornice valoriale" tanto cara ai conservatori di ispirazione cristiana e liberale.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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