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Cosa ne sarà di Forza Italia dopo la morte di Silvio Berlusconi

Con la morte di Silvio Berlusconi, Forza Italia si trova senza presidente. A tenere le redini del partito sarà Antonio Tajani attualmente coordinatore nazionale. Fino alle prossime elezioni europee, tra un anno, sembra probabile che Fratelli d’Italia non metterà in difficoltà i forzisti. Che, però, hanno davanti una serie di sfide interne.
A cura di Luca Pons
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Con i funerali di Silvio Berlusconi nel duomo di Milano, l'impressione di molti è che si sia chiusa un'epoca politica. E forse anche la storia di un partito, Forza Italia, fondato da Berlusconi e sempre molto legato alla figura del suo leader carismatico (tanto che il simbolo del partito riporta la scritta "Berlusconi presidente", e potrebbe continuare a farlo). Proprio FI adesso è la forza politica che dovrà affrontare le sfide più complicate: tra le possibilità di un ingresso in politica del resto della famiglia Berlusconi, la leadership del ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ruolo del partito all'interno del governo Meloni.

Nel futuro immediato, sembra evidente che a guidare il partito sarà proprio Tajani, già coordinatore nazionale di Forza Italia. Formalmente, però, non c'è un presidente al momento: Tajani riceverà probabilmente questo ruolo in forma provvisoria, e poi si dovrà procedere a una nuova elezione. Un processo che, con un vero e proprio congresso di partito, potrebbe richiedere mesi. E che potrebbe alzare le tensioni interne, quelle già viste nei primi mesi della legislatura, tra lo schieramento più vicino al governo Meloni e quello più critico, tra chi si allinea con la compagna di Berlusconi, Marta Fascina, chi con Antonio Tajani, chi con la capogruppo al Senato Licia Ronzulli.

Da parte degli altri partiti della maggioranza, Lega e Fratelli d'Italia, non ci sarà un ‘attacco' per prendersi i parlamentari e l'elettorato di Forza Italia. Tra un anno ci saranno le elezioni europee, e Giorgia Meloni ha intenzione di puntare sull'alleanza tra i Conservatori europei (di cui è presidente) e i Popolari. Ma l'unico grande partito in Italia che fa parte dei Popolari è proprio Forza Italia, che quindi è uno strumento chiave per permettere al governo di trovare il suo equilibrio in Europa. Alle elezioni europee si voterà con il proporzionale, perciò ogni partito andrà per sé: a Forza Italia servirà almeno il 4% per eleggere dei parlamentari, e Meloni dovrebbe avere tutto l'interesse che questo accada.

Dall'altra parte, uno dei rischi ‘esterni' è che gli esponenti di FI siano attratti da un nuovo progetto centrista, ad esempio quello che Matteo Renzi sta organizzando con altri schieramenti minori e anche con Sud chiama Nord di Cateno De Luca. Starà a Tajani e alla nuova guida evitare che questo accada. Anche perché sono diversi i temi in agenda su cui Forza Italia vorrebbe farsi sentire con il governo: la ratifica del Mes, la riforma fiscale, l'aumento delle pensioni minime da inserire nella prossima manovra finanziaria.

Alcune voci interne o vicine al partito non sono sembrate ottimiste. Marcello Dell'Utri, cofondatore di Forza Italia poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ieri ha detto che "non ha importanza con chi andrà avanti questo partito. Per un po' magari qualcuno ci voterà ancora, nel nome di Berlusconi. Poi nella vita tutto finisce". È stato più criptico Ignazio La Russa, vicino a Berlusconi nell'epoca del Popolo delle libertà e oggi presidente del Senato con Fratelli d'Italia: "È già capitato un funerale che a noi sembrava la fine di tutto, quello del nostro capo Giorgio Almirante. Sembrava la fine e invece era l’inizio di tutto". Era il 1988, pochi anni dopo il Movimento sociale italiano sarebbe diventato Alleanza nazionale e poco dopo ancora, proprio con Berlusconi, sarebbe entrato nel governo. Gianfranco Miccichè, storico rappresentante di FI in Sicili, ha usato parole nette: "Forza Italia muore con Silvio Berlusconi. Il nostro non è un partito da congresso".

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