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Gimbe: “Contro variante Delta anticipare seconda dose per over 60, anche con vaccinazione eterologa”

Ci sono ancora oltre 7 milioni di over 60, persone potenzialmente a rischio malattia grave e ricovero, che non hanno una copertura vaccinale adeguata: o non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, o sono in attesa del il richiamo. Con la variante Delta, è necessario anticipare la seconda dose per loro. Per quanto riguarda Pfizer e Moderna l’intervallo tra le due dosi va riportato a quello originario, mentre per chi ha fatto AstraZeneca serve il via libera alla vaccinazione eterologa in modo da non dover poi aspettare per 10-12 settimane. È l’allarme lanciato dalla fondazione Gimbe.
A cura di Annalisa Girardi
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Ancora in calo i nuovi casi di coronavirus nel nostro Paese. Gli ospedali si stanno svuotando e anche i decessi sono sempre meno. La campagna vaccinale procede, anche se sono ancora molti gli over 60 che non hanno ricevuto il farmaco anti-Covid. E con la variante Delta che continua a diffondersi è importante, per chi sta ancora aspettando la seconda dose, anticipare il richiamo. È il quadro fotografato dalla fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale sull'andamento della situazione epidemiologica nel nostro Paese.

Vediamo un po' di dati: nella settimana tra il 23 e il 29 giugno rispetto a quella precedente, si continua a registrare una diminuzione dei nuovi casi e una stabilizzazione dei decessi. Sono sempre meno anche gli attualmente positivi e, di conseguenza, calano anche sia le persone in isolamento domiciliare, sia i ricoverati con sintomi, tanto in area medica quanto nelle terapie intensive.

Ecco i dati della settimana:

  • Decessi: 220 (-0,5%)
  • Terapia intensiva: -92 (-25,4%)
  • Ricoverati con sintomi: -613 (-26,8%)
  • Isolamento domiciliare: -19.435 (-27,6%)
  • Nuovi casi: 5.306 (-26,9%)
  • Casi attualmente positivi: -20.140 (-27,6%)
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Le differenze tra le Regioni e il numero di persone testate

"Da 15 settimane consecutive si registra una discesa dei nuovi casi settimanali. Tuttavia si continua a rilevare una progressiva diminuzione dell’attività di testing che, ribadiamo, sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l’insufficiente tracciamento dei contatti, cruciale in questa fase della pandemia", commenta il presidente della fondazione, il dottor Nino Cartabellotta. Rispetto alla settimana tra il 5 e l'11 maggio, in effetti, il numero di persone testate ogni settimana si è ridotto di oltre il 60%.

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Per quanto riguarda le differenze sul territorio, in quasi tutte le Regioni si conferma il calo di nuovi casi settimanali: le uniche eccezioni sono la Sardegna e l'Abruzzo, anche se in termini assoluti si tratta di un incremento irrilevante.

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"Prosegue, ormai più lentamente, la riduzione dei pazienti ospedalizzati che ha portato l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti COVID al 3% sia in area medica che in terapia intensiva: anche questa settimana tutte le Regioni registrano valori inferiori al 10% e sono 5 le Regioni senza pazienti COVID ricoverati in area critica", sottolinea Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari della fondazione. Dal picco registrato lo scorso 6 aprile i posti letto occupati da pazienti positivi sono diminuiti del 94,3% in area medica e del 92,8% in terapia intensiva. Per quanto riguarda invece le persone in isolamento domiciliare, dal picco dello scorso 28 marzo c'è stato un calo del 90,6%. "Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva risultano in calo da ormai 3 mesi e la media mobile a 7 giorni è di 8 ingressi/die", aggiunge Marco Mosti, direttore operativo a Gimbe.

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Come sta andando la campagna vaccinale

A fine giugno, comunica la fondazione, sono state consegnate il 72,6% delle dosi previste per il primo semestre del 2021. "Rispetto alle forniture stimate nel Piano vaccinale rimarrebbero da consegnare circa 20,9 milioni di dosi, il 27,4% di quelle originariamente previste: anche non considerando il vaccino di CureVac che non ha superato con successo i test clinici, in assenza di ulteriori consegne in settimana, il 2° trimestre chiuderà con oltre 13,6 milioni di dosi in meno", precisa Cartabellotta.

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Per quanto riguarda invece le somministrazioni effettuate, il 57,1% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, mentre il 31,1% ha completato il ciclo vaccinale. Nell’ultima settimana sono state somministrate 3.823.828 milioni dosi, in aumento rispetto alla settimana precedente. Tuttavia, restano in frigo 4.294.989 milioni di dosi. La media mobile settimanale si ferma a 541.210 somministrazioni al giorno.

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La copertura per fasce di età: quanti over 60 ancora senza vaccino

Degli over 60, la fascia di popolazione più a rischio, l'86,7% ha ricevuto almeno una prima dose di vaccino, anche se permangono alcune differenze regionali. Puglia, Umbria e Lazio hanno superato il 90%, mentre la Sicilia si ferma al 76,2%. Vediamo un po' di numeri:

  • Over 80: 3.930.326 (87,7%) hanno completato il ciclo vaccinale e 273.892 (6,1%) hanno ricevuto solo la prima dose
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  • Fascia 70-79 anni: 3.365.081 (56,4%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.860.324 (31,2%) hanno ricevuto solo la prima dose
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  • Fascia 60-69 anni: 3.557.990 (47,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.514.299 (33,8%) hanno ricevuto solo la prima dose
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Rimangono quindi 2.384.966 (il 13,3%) di over 60 che non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Anche in questo caso ci sono differenze sul territorio: si va dal 23,8% della Sicilia all'8,1% della Puglia. Le tendenze inoltre confermano l'appiattimento della curva per gli over 80 e delle fasce
70-79 e 60-69, oltre a registrare una netta flessione nelle ultime tre settimane per la fascia 50-59 anni, per la quale la copertura è inferiore al 70%.

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Il pericolo della variante Delta

Come abbiamo visto, non sono pochi gli over 60 a non aver ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino anti-Covid. Allo stesso tempo quattro milioni e mezzo (precisamente 4.648.515, il 26%) stanno aspettando il richiamo. Questo significa che ci sono più di 7 milioni di soggetti potenzialmente a rischio che sono completamente esposti o che comunque non hanno un'adeguata copertura. Con la diffusione della variante Delta, questa situazione rischia di farsi particolarmente pericolosa. "Pur non conoscendo al momento l’esatta prevalenza della variante delta in Italia la sua maggiore contagiosità e, soprattutto, la documentata limitata efficacia di una singola dose di vaccino richiedono una rivalutazione delle strategie vaccinali per minimizzarne l’impatto clinico e quello sui servizi sanitari", spiega Gili.

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Qual è quindi la strategia da seguire secondo la fondazione Gimbe? Da un lato, sottolineano gli esperti, è importante raggiungere tempestivamente tutti gli over 60 che non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, mentre dall'altro va anticipata quanto possibile la somministrazione della seconda dose per questa fascia anagrafica. Per quanto riguarda i vaccini a mRna l'intervallo minimo tra le due dosi potrebbe essere riportato a quello originale (21 giorni per Pfizer-BioNTech e
28 giorni per Moderna), mentre il caso di AstraZeneca è diverso: da un lato il foglietto illustrativo permette formalmente il richiamo a partire dalla quarta settimana successiva alla prima somministrazione, ma la circolare del ministero della Salute del 9 febbraio scorso raccomanda comunque un intervallo ottimale per garantire una maggiore efficacia del vaccino.

Come dovrebbe essere rimodulata la campagna vaccinale

La campagna vaccinale, per quanto riguarda gli over 60, dovrebbe quindi essere rimodulata secondo Gimbe. Da un lato si dovrebbe offrire per quanto riguarda le prime dosi solo vaccini a mRna (sia per aumentare l'adesione alla campagna vaccinale, che risente della sfiducia verso i vaccini a vettore virale, sia per evitare che le persone rimangano in attesa del richiamo per 10-12 settimana, senza avere quindi una copertura adeguata). Dall'altro, per quanto riguarda le seconde dosi, per Pfizer BioNTech e Moderna si dovrebbe somministrare la seconda dose rispettivamente a 21 e 28 giorni, anticipando i richiami a intervallo più prolungato, mentre per AstraZeneca si dovrebbe estendere il via libera dell'Aifa sulla vaccinazione eterologa anche agli over 60, in modo da anticipare la seconda dose a 8 settimane dalla prima e non 10-12. Allo stesso tempo, affermano i ricercatori di Gimbe, per gli over 60 che non sono adeguatamente coperti dal vaccino contro la variante Delta, bisognerebbe ripristinare misure non farmacologiche più rigorose.

"Se per contrastare la diffusione della variante delta devono tornare in campo i servizi territoriali potenziando contact tracing, sequenziamento e screening alle frontiere, per limitare l’impatto della COVID-19 severa e delle ospedalizzazioni occorre accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60. Ma serve una scelta strategica univoca, senza fughe in avanti delle Regioni, allineata con le indicazioni autorizzate dei vaccini e adeguatamente comunicata alla popolazione, anche perché, in relazione alle scorte di vaccini disponibili, nuove vaccinazioni e richiami degli under 60 potrebbero dover subire un rallentamento", conclude Cartabellotta.

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