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Gimbe: “Calano i contagi, ma ospedali ancora sotto pressione. Con zona gialla la curva risalirà”

Anche nell’ultima settimana il monitoraggio della fondazione Gimbe rileva una diminuzione dei nuovi casi di coronavirus, anche se la situazione negli ospedali rimane critica, con ben 13 Regioni oltre la soglia di allerta per quanto riguarda le terapie intensive. La campagna vaccinale per le categorie a rischio, inoltre procede a rilento, ma intanto si comincia a parlare di riaperture.
A cura di Annalisa Girardi
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I nuovi casi di coronavirus nel nostro Paese sono in diminuzione e inizia anche ad alleggerirsi il carico sugli ospedali, nonostante ben 13 Regioni rimangono oltre la soglia critica per quanto riguarda i pazienti positivi in terapia intensiva. I decessi, inoltre, continuano ad aumentare. In tutto questo la campagna vaccinale continua a procedere a rilento, se consideriamo che ancora un over 80 su quattro rimane senza copertura e che per quanto riguarda la fascia tra i 70 e i 79 anni siamo ancora alle fasi di partenza. Questa la fotografia della fondazione Gimbe che, nel suo monitoraggio settimanale ha analizzato l'andamento della curva epidemiologica sottolineando i problemi della campagna vaccinale.

Per quanto riguarda i dati dell'ultima settimana, tra nuovi contagi, decessi e ricoveri, la fondazione sottolinea come tra il 7 e il 13 aprile, rispetto alla precedente settimana presa in esame, si osservi una diminuzione dei nuovi casi, a fronte però di un aumento dei decessi.

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Diminuiscono i contagi, ma nelle terapie intensive la situazione è ancora critica

Calano quindi anche gli attualmente positivi, ma non solo. Diminuisce il numero di persone in isolamento domiciliare, ricoverate con sintomi e nelle terapie intensive, anche se in generale negli ospedali la situazione rimane critica.

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Ecco i dati dell'ultima settimana:

  • Decessi: 3.083 (+7,5%) (esclusi 258 decessi comunicati dalla Regione Sicilia riferiti a mesi precedenti)
  • Terapia intensiva: -217 (-5,8%)
  • Ricoverati con sintomi: -2.385 (-8,1%)
  • Isolamento domiciliare: -33.883 (-6,5%)
  • Nuovi casi: 106.326 (-15,4%)
  • Casi attualmente positivi: -36.485 (-6,6%)

Non solo la situazione negli ospedali rimane critica, ma con un numero (benché in calo) così alto di attualmente positivi diventa difficile qualsiasi operazione di tracciamento. "I nuovi casi e la loro variazione percentuale continuano a scendere ma con un bacino di 520 mila casi attualmente positivi è impossibile riprendere il tracciamento dei contatti", ha commentato Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe.

Le differenze tra le Regioni

Gimbe sottolinea poi il permanere di molte differenze tra le Regioni: nello specifico, si rileva un aumento della variazione percentuale dei nuovi casi in sei Regione, in particolare per quanto riguarda Basilicata e Calabria e un incremento dei casi attualmente positivi in cinque Regioni.

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"Sul fronte ospedaliero le curve dei ricoveri con sintomi e delle terapie intensive hanno iniziato una discesa lenta e irregolare. Ma i numeri assoluti restano elevati e in molte Regioni gli ospedali sono ancora in affanno", ha precisato Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari a Gimbe. E in effetti le soglie di allerta per quanto riguarda l'occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid, sopra il 40% in area medica e oltre il 30% in terapia intensiva, si attestano rispettivamente al 41% e al 39%. Siamo sopra la soglia critica in 7 Regioni nell'area medica e in 13 per le terapie intensive.

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"Si conferma il calo dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva, ma la media mobile a 7 giorni rimane superiore ai 200 ingressi al giorno", ha spiegato Marco Mosti, direttore operativo della fondazione.

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La situazione sul piano vaccini

Per quanto riguarda il piano vaccini, al 14 aprile risultano consegnate 15.575.830 dosi, cioè il 22,7% delle dosi previste per il 1° semestre 2021.

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"Per il secondo trimestre l’Italia dispone sulla carta di un “portafoglio” di oltre 52 milioni di dosi di vaccini a cui si aggiungeranno 6,7 milioni di dosi di Pfizer/BioNTech che saranno consegnate in anticipo. Ma per raggiungere l’ambizioso obiettivo di 500.000 vaccinazioni al giorno è necessaria una fornitura regolare da parte di tutte le aziende per garantire 3,5 milioni di dosi a settimana, un risultato condizionato da varie criticità", ha aggiunto Cartabellotta.

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Infatti, AstraZeneca ha già comunicato dei ritardi di consegna e a quanto comunicato dal commissario straordinario, il generale Francesco Paolo Figliuolo, entro il 22 aprile arriveranno solo 550 mila dosi. Johnson & Johnson invece ha detto che ritarderà la distribuzione in Europa, dopo la richiesta di sospensione negli Stati Uniti per dei casi di trombosi sospette. Le 180 mila dosi già arrivate in Italia sono in attesa del verdetto dell'Ema, che però non arriverà prima della prossima settimana.

"Cresce inoltre l’ingiustificata diffidenza per il vaccino AstraZeneca che ora potrebbe interessare anche Johnson & Johnson. Senza un’adeguata e incisiva comunicazione istituzionale sul profilo beneficio-rischio di questi vaccini e sul processo di vaccinovigilanza, il loro rifiuto selettivo rischia di estendersi a macchia d’olio con ulteriore rallentamento della campagna vaccinale", ha commentato Gili.

L'Italia indietro nella campagna vaccinale

Per quanto riguarda invece le somministrazioni, al 14 aprile hanno completato il ciclo vaccinale ricevendo quindi sia la prima che la seconda dose 4.055.458 persone(cioè il 6,8% della popolazione). Anche se con notevoli differenze tra le Regioni. Si va dall'8,3% del Piemonte al 5,2% della Campania.

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E nonostante alcuni giorni si sia riusciti a superare la quota di 300 mila iniezioni al giorno, alla settimana non si è mai andati oltre le 1,9 milioni di dosi, numero ancora lontano dall'obiettivo di Figliuolo di mezzo milione di somministrazioni al giorno. Per quanto riguarda le categorie più facili, degli 4,4 milioni di over 80, 1.939.680 (43,9%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.414.126 (32%) hanno ricevuto solo la prima dose, sempre con importanti differenze regionali.

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Se guardiamo invece alle persone comprese tra i 70 e i 79 anni, degli oltre 5,9 milioni di cittadini 180.164 (3%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.395.527 (23,4%) hanno ricevuto solo la prima dose. Anche in questo caso con diverse differenze nel territorio.

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Infine, per quanto concerne le dosi destinate ai soggetti fragili che nei report del governo vengono rendicontate nella categoria "Altro", la metà delle dosi (1.680.418 dosi) è stata somministrata ad over 70 mentre il 47,6% (1.529.103 dosi) è andato a persone under 60, tra soggetti vulnerabili e i loro caregiver.

L'appello di Gimbe al governo sulle riaperture

"È evidente che senza prevedere nella rendicontazione pubblica specifiche categorie di soggetti fragili non è possibile condurre ulteriori analisi su questo indefinito contenitore dove confluiscono certamente anche soggetti “non aventi diritto”", ha rimarcato Cartebellotta. Per poi concludere:

Se in vista della stagione estiva  la priorità del Paese è rappresentata dalle progressive riaperture per rilanciare l’economia e placare le tensioni sociali, è indispensabile ribadire alcune dinamiche della pandemia e della campagna vaccinale per guidare governo e Regioni in questa fase strategica e per una corretta informazione della popolazione. Innanzitutto, se gli effetti di un’Italia rosso- arancione si protrarranno per almeno 3 settimane, il progressivo ritorno al giallo determinerà inevitabilmente una risalita della curva epidemica, anche se mitigata dalla ridotta probabilità di contagio all’aperto per l’aumento delle temperature. In secondo luogo, in tempi brevi non esiste alcuna possibilità di ridurre i contagi a 50 per 100.000 abitanti al fine di riprendere il tracciamento, attività peraltro mai potenziata dalle Regioni. Infine, la progressione della campagna vaccinale permetterà di mettere in sicurezza, auspicabilmente prima dell’estate, over 70 e fragili con notevole impatto su ospedalizzazioni e decessi, ma non sulla circolazione del virus che richiederà di mantenere tutte le misure individuali. Ecco perché è fondamentale inserire tra i parametri per le riaperture specifici target di copertura vaccinale per le categorie a rischio. 

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