481 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Gimbe avverte: “La serrata a Natale è l’unico modo per evitare la terza ondata”

“Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all’ultimo minuto: Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla”: così il presidente della fondazione Gimbe avverte sul rischio della terza ondata a gennaio, inevitabile se a Natale non vengono introdotte le necessarie restrizioni.
A cura di Annalisa Girardi
481 CONDIVISIONI
Immagine

Calano i contagi da coronavirus nel nostro Paese, ma questo miglioramento è sovrastimato da una ulteriore riduzione del numero di tamponi effettuati. E anche se la pressione sugli ospedali è minore, sia i reparti di area medica che le terapie intensive rimangono comunque oltre la soglia critica di saturazione nella maggior parte delle Regioni. Infine, i morti continuano ad essere troppi. In altre parole, anche se si registrano segnali di miglioramento, l'emergenza è lontana dalla fine e con le vacanze natalizie alle porte il rischio di una terza ondata diventa sempre più concreto. In un quadro di questo tipo la fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario, punta il dito contro la politica, affermando che le decisioni che si stanno prendendo in questi giorni non possono essere governate dai conflitti tra Roma e le Regioni, né si può trattare di compromessi tra partiti e reazioni emotive: c'è bisogno di un piano strategico che tuteli la salute e sostenga allo stesso tempo l'economia.

I dati dell'ultima settimana

Nell'ultimo monitoraggio sulla situazione epidemiologica in Italia si evidenzia l'andamento della curva dei contagi. Nella settimana tra il 9 e il 15 dicembre, rispetto al precedente periodo preso in esame, si registra una nuova flessione dei nu0vi casi. Allo stesso tempo però i casi testati sono oltre 88 mila in meno. Ad ogni modo, il rapporto tra positivi e test effettuati rimane stabile mentre calano del 9,5% gli attualmente positivi. Per quanto riguarda gli ospedali, Gimbe sottolinea che sono diminuiti i ricoveri con sintomi nei reparti e si è alleggerito anche il peso nelle terapie intensive. I decessi sono in diminuzione questa settimana, anche se solo lievemente. Ecco i numeri dell'ultimo monitoraggio di Gimbe:

  • Decessi: 4.617 (-5,4%)
  • Terapia intensiva: -342 (-10,2%)
  • Ricoverati con sintomi: -2.739 (-9,1%)
  • Nuovi casi: 113.182 (-17,1%)Casi attualmente positivi: -70.222 (-9,5%)
  • Casi testati -88.423 (-16,1%)
  • Tamponi totali: -162.837 (-12,9%)

Il presidente della fondazione, il dottor Nino Cartabellotta, commenta i dati della settimana sottolineando come questi confermino il rallentamento del contagio: "Tuttavia, la netta riduzione di oltre 88 mila casi testati e il rapporto positivi/casi testati stabile finiscono per sovrastimare gli effetti delle misure di mitigazione". I ricercatori parlano di una "inconsistente e ingiustificata riduzione dell'attività di testing" che si registra in tutte le Regioni, con le sole eccezioni di Veneto e Valle d'Aosta.

Immagine

I casi di Covid-19 nelle Regioni

Gli attualmente positivi diminuiscono, anche se molto lentamente. In realtà in ben 6 Regioni questi stanno aumentando. Lo scorso 22 novembre è stato raggiunto un picco e nei ventiquattro giorni successivi gli attualmente positivi sono diminuiti del 20,8%: la riduzione media giornaliera è quindi pari allo 0,9%. Un calo troppo lieve perché si possa riprendere l'attività di tracciamento: gli attualmente positivi sono infatti ancora 667 mila, troppi per poter portare avanti l'attività di tracing. "Sicuramente le misure restrittive introdotte dal Dpcm del 3 novembre hanno frenato la diffusione del contagio, ma la lenta e irregolare discesa della curva, unita a un rapporto positivi/casi testati stabile da tre settimane suggeriscono che le misure di mitigazione abbiano ormai dato il massimo risultato e ora, con le progressive riaperture, verosimilmente la curva prima rallenterà la sua discesa per poi tornare inesorabilmente a salire".

Immagine

La pressione sugli ospedali

Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari di Gimbe, sottolinea che anche sul fronte degli ospedali "l'entità del rallentamento non lascia spazio a grandi entusiasmi". Per quanto riguarda i ricoveri, il picco della seconda ondata è stato raggiunto lo scorso 23 novembre e nei ventiquattro giorni che sono seguiti fino ad ora la pressione si è ridotta del 26,9%. Per le terapie intensive, invece, dopo il picco toccato il 25 novembre è scesa del 28,1%. "Non è possibile definire quanto la ridotta pressione su ricoveri e terapie intensive sia un effetto delle misure di contenimento e quanto dipenda invece dall'elevato tasso di mortalità dei pazienti ospedalizzati". In altre parole, la pressione sulle strutture sanitarie potrebbe diminuire non tanto perché meno persone vengono ospedalizzate, ma perché ancora troppe continuano a morire. Ad ogni modo i pazienti Covid sono oltre il 40% nei reparti in 10 Regioni e oltre il 30% nelle terapie intensive in ben 14: per la maggior parte dei territori, quindi, si è oltre la soglia critica.

Immagine
Immagine

Continua inesorabilmente a salire il numero dei morti. Sono state ventimila le vittime solo nell'ultimo mese. Dei numeri che mettono l'Italia al primo posto in Europa per il numero di decessi da coronavirus e per la letalità registrata. Difficile credere alle parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sottolineano i ricercatori, secondo il quale "con misure calibrate stiamo reggendo bene alla seconda ondata".

Immagine

"La chiusura a Natale è l'unica possibilità per evitare terza ondata"

Cartabellotta ribadisce allora che, con le festività natalizie alle porte e a fronte di numeri tutt'altro che tranquillizzanti, "le (in)decisioni politiche continuano ad essere condizionate conflitti istituzionali, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere informate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l’economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia". Giusto l'appello al senso di responsabilità dei cittadini, affinché non si abbassi la guardia, ma governo e Regioni hanno allentato le misure restrittive troppo frettolosamente, avvertono dalla fondazione, senza attendere che il calo dei contagi fosse significativo e senza aspettare un consistente svuotamento degli ospedali. "In questo scenario la serrata di Natale è l'unica possibilità per non affacciarsi al nuovo anno con ospedali ancora saturi e servizi sanitari che rischiano di andare in tilt per la coincidenza tra la riapertura delle scuole, picco dell'influenza e avvio della campagna di vaccinazione anti-Covid", prosegue Cartabellotta.

E conclude: "Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all’ultimo minuto: Governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla".

481 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views