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Garanzia Giovani è un flop: il 70% sono stage e solo 1 su 4 diventa un lavoro

Il programma europeo Garanzia Giovani si è rivelato un flop, ma solo in Italia, perché nel resto dell’Ue funziona molto meglio. Nel Belpaese, i miliardi messi a disposizione dall’Europa sono stati utilizzati per lo più per finanziare tirocini formativi che in un caso su quattro si sono trasformati in veri e propri contratti di lavoro. Alla faccia dell’inserimento lavorativo, i dati rivelano che lo spirito del programma in Italia è stato tradito e con lui i giovani disoccupati.
A cura di Charlotte Matteini
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Garanzia Giovani, il programma per l'inserimento lavorativo dei giovani – come da nome, appunto – dai 15 ai 29 anni finanziato con fondi europei, si sta rivelando un autentico flop. Stando ai dati diffusi da Anpal aggiornati al 30 giugno 2017, gli oltre due miliardi di euro stanziati per finanziare il progetto non avrebbero affatto sortito gli effetti sperati, dunque aiutato i giovani a inserirsi davvero nel mondo del lavoro, come da finalità del programma, ma anzi nella stragrande maggioranza dei casi sono stati utilizzati per avviare tirocini formativi che non hanno avuto alcun seguito concreto.

Insomma, i dati sono schiaccianti: il 70,2% delle misure di politica attiva offerte ai ragazzi aderenti a Garanzia Giovani sono stati stage. "Un trend unico in Europa", rileva Francesco Seghezzi, direttore del centro studi Adapt. Questi stage si sono concretizzati in un'occupazione più stabile al termine del percorso? A quanto pare solo in alcuni casi, per la precisione solo il 26,7% dei tirocini – uno su quattro – ha portato i ragazzi a ottenere un lavoro che non fosse un semplice tirocinio finanziato dai fondi europei. Si legge nel report Anpal:

Rispetto al trimestre precedente, si osserva una essione dei rapporti di lavoro stabili di 2,7 punti percentuali, dovuta in particolare ad una riduzione dei contratti a tempo indeterminato ed un contestuale incremento di quelli a tempo determinato e intermittente. L’aumento della quota di giovani occupati con contratto a tempo determinato e intermittente è imputabile ai valori registrati nelle Regioni del Sud e Isole. Osservando infine l’inserimento occupazionale al termine di un percorso di tirocinio, rimane stabile rispetto al trimestre precedente la quota di giovani inseriti al lavoro immediatamente dopo la conclusione (26,7%), con un divario di genere di due punti percentuali.

Anche in questo caso hanno un peso sia il titolo di studio che l’indice di profilazione: infatti il tasso di inserimento cresce al crescere del titolo di studio e a un indice di profilazione più basso corrispondono tassi di inserimento più elevati. Considerando le aree geografiche, la quota di giovani che lavora subito dopo la conclusione del tirocinio risulta decisamente più elevata nelle Regioni del Nord, rispetto al Centro e al Sud e Isole. E’ da registrare inoltre un nuovo incremento di quasi due punti percentuali nei tassi di inserimento immediati nelle Regioni del Nord-Ovest, che era risultato in flessione nel precedente trimestre.

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Insomma, se Garanzia Giovani aveva l'obiettivo di aiutare i 15-29enni a inserirsi nel mondo del lavoro – dove per inserimento nel mondo del lavoro si intende aiutarli a trovare un'occupazione vera e propria, con un contratto a tempo determinato o indeterminato, al termine del tirocinio – non possiamo che rilevare un effettivo fallimento del progetto. Ma è il programma a poggiare su basi precarie o sbagliate? A quanto pare no, perché questo trend, come appunto rilevato da Seghezzi, si è verificato solamente in Italia. Insomma, negli altri Paesi Ue Garanzia Giovani sta funzionando, ha prodotto risultati più concreti, mentre in Italia invece sembra essere stato utilizzato da imprenditori e aziende per assumere stagisti e tirocinanti, spesso richiedendo anche pregressa esperienza per mansioni molto umili, a costo zero. O meglio, a basso costo, ma scaricandolo sulle spalle dell'Ue, che attivamente ha stanziato i fondi per compartecipare alla retribuzione dei partecipanti al programma.

Come spesso rilevato in altri articoli pubblicati da Fanpage.it dedicati alla tematica, Garanzia Giovani si è rivelato un fallimento in Italia non tanto perché le misure di politica attiva proposte dal programma europeo non siano valide, quanto più per una questione che attiene alla distorta mentalità imprenditoriale che alberga in questo Paese.

"I dati diffusi da Anpal dicono due cose, secondo me: da una parte questo strumento ha avuto una buona risposta, visto che oltre un milione di persone si sono rivolte al programma, e anche se inizialmente le procedure di accoglimento delle domande andavano un po' a rilento, alla fine anche da quel punto di vista i tempi poi si sono velocizzati", spiega Francesco Seghezzi.

"Dall'altra parte, però, quando si vanno ad analizzare i risultati delle misure di politica attiva proposte si nota la grande differenza con gli altri Paesi europei. In Italia si gioca tutto sul fronte dei tirocini: se guardiamo le percentuali scopriamo che oltre il 70% delle misure proposte agli aderenti al programma sono tirocini, una percentuale che è ben tre volte superiore rispetto alla media europea. Inoltre, l'Anpal rileva che la percentuale di giovani assunti immediatamente dopo i tirocini, dunque si pensa dall'azienda che ha attivato il percorso formativo attraverso il programma, è di 1 su 4. Dunque, sembra anche uno strumento inefficace", prosegue il direttore del centro studi Adapt.

I fondi europei messi a disposizione per inserire i giovani nel mondo del lavoro sembrano non essere utilizzati per stabilizzare questi tirocinanti, ma anzi vengono impiegati per assumere stagisti a rotazione

"Comprensibile, perché se un'azienda attraverso Garanzia Giovani può prendere un tirocinante spendendo 150 euro al mese, capisce che ha un incentivo a utilizzare stagisti che non ad assumere".

In passato Fanpage.it si è spesso occupato del programma Garanzia Giovani, scoprendo che la maggior parte degli annunci pubblicati sul portale proponevano lavori "umili" in stage, per esempio per fare l'autolavaggista, richiedendo spesso anche pregressa esperienza

"Sì, assolutamente, anche nel mondo delle imprese edili e della ristorazione succede. Uno dei problemi di questo strumento è infatti che, oltre alla mancata stabilizzazione dei giovani, in realtà si utilizza il tirocinio per intermediare lavori che non hanno nulla a che fare con un tirocinio e che non hanno valenza formativa. Insoltre, se richiedono esperienza pregressa sono anche contraddittori. Il sistema Garanzia Giovani funziona così: le imprese inviano le proprie offerte lavorative a un sistema centralizzato – il vecchio Cliclavoro – e poi tutte vengono caricate sul portale. Non credo esista un ‘filtro umano' che controlli e monitori gli annunci proposti e dunque vada a scremare e scarti quelli che non sono consoni alla finalità del programma", conclude Seghezzi.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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