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Covid 19

Inps può diffondere nomi dei parlamentari che hanno preso il bonus 600 euro

Il Garante della Privacy è intervenuto sulla vicenda del bonus Covid, che è stato richiesto da cinque parlamentari: “La privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La questione della privacy non sarebbe più un ostacolo per conoscere l'identità dei parlamentari che hanno intascato il bonus di 600 euro destinato alle partite Iva che hanno attraversato un periodo di difficoltà per via della crisi economica innescata dalla pandemia. "La privacy non è d'ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell'interessato". Lo sottolinea il Garante per la protezione dei dati personali, in relazione alla vicenda dei cinque parlamentari che hanno chiesto l'assegno.

L'Autorità aprirà un'istruttoria sulla metodologia seguita dall'Inps."In relazione alla vicenda del bonus Covid, il Garante per la protezione dei dati personali – si legge in una nota diffusa dall'Autorità – precisa che, sulla base della normativa vigente, la Privacy non è d'ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell'interessato (art. 26, comma 4, d.lgs. 33 del 2013)".

"Ciò vale, a maggior ragione, rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono – spiega il Garante – anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale cui sono soggetti (cfr., ad es., artt. 9 L. 441/1982 e 5 d.l. 149/2013, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 13 del 2014)". Il Garante contestualmente comunica che "sarà aperta una istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall'Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse".

Era stato proprio l'istituto di previdenza ieri a far sapere che non avrebbe divulgato i nomi degli esponenti politici che hanno richiesto l'assegno previsto dal Cura Italia. Si tratterebbe di oltre duemila tra parlamentari e amministratori locali, che avrebbero usufruito del bonus 600 euro. Coloro che lo hanno richiesto formalmente non hanno violato alcuna legge, ma da più parti sono arrivate forti pressioni, sia da destra sia da sinistra perché il presidente Inps, Pasquale Tridico, e i vertici dell'Istituto, vengano convocati in commissione parlamentare.

La ministra Dadone autorizza la diffusione dei suoi dati

La ministra per la Pa Fabiana Dadone ha scritto un post su Facebook, in cui spiega di aver già autorizza l'Inps a rendere pubblica la sua posizione rispetto ai bonus Covid da 600 euro per le partite Iva e i professionisti. "Dovrebbero farlo tutti i parlamentari e subito. Stiamo parlando di danaro pubblico, sottratto ai cittadini che ne avevano davvero bisogno in un momento di estrema difficoltà", ha scritto.

"Lo Stato doveva erogare in fretta e controllare a posteriori, come allora tutti hanno chiesto di fare, opposizioni comprese. E così è accaduto. Chi tra gli eletti ha fatto il furbo, non ha solo tradito il mandato degli elettori e macchiato indelebilmente la carica che ricopre, ma ha mostrato di aver perso ogni contatto con una realtà che ci ha insegnato, stavolta più che mai, come ci si salvi tutti assieme, non uno a scapito dell'altro. L'etica in politica va oltre le fredde regole. E chi l'ha smarrita, non merita di rappresentare gli italiani".

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