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Fatture false, i genitori di Matteo Renzi condannati a un anno e 9 mesi di carcere

Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell’ex presidente del Consiglio Matteo, sono stati condannati a un anno e nove mesi di reclusione per aver prodotto fatture false insieme all’ex socio Luigi Dagostino, anche lui condannato a due anni. La sentenza è stata emessa dal giudice Fabio Gugliotta su richiesta del pm Christine von Borries.
A cura di Francesco Di Blasi
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Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, sono stati condannati a un anno e nove mesi di reclusione per aver prodotto fatture false insieme all'ex socio Luigi Dagostino, anche lui condannato a due anni. I due coniugi sono stati interdetti dal Tribunale di Firenze per sei mesi da incarichi direttivi nelle imprese e per un anno dai pubblici uffici e dal trattare con la pubblica amministrazione. Il giudice Fabio Gugliotta, che ha emesso la sentenza, ha concesso la sospensione condizionale della pena per cui non andranno in carcere. "Sono consapevole che si tratta solo di un primo momento, non perdo assolutamente fiducia nella giustizia e aspetto con i miei difensori il processo di appello", è stato il commento di Tiziano Renzi, dopo aver saputo della sentenza di condanna dal suo legale, avvocato Federico Bagattini.

La richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero Christine Von Borries era di un anno e nove mesi di reclusione per i coniugi Renzi e di due anni e tre mesi per Luigi Dagostino. L'accusa nei confronti dei genitori dell'ex premier era di aver emesso fatture false, mentre Dagostino era accusato, oltre che per l'emissione di fatture false, anche di truffa. La requisitoria del pubblico ministero è durata circa un'ora e mezzo, ma ad assistere al processo non erano presenti i genitori di Matteo Renzi, mentre era presente il loro il loro ex-socio Luigi Dagostino.

La vicenda delle fatture false

Il processo per presunte false fatture ha visto incriminati i genitori dell'ex premier Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, insieme all'imprenditore Luigi Dagostino. Sono due le fatture al centro del processo e su cui si è concentrato il lavoro dell'accusa: una da 20.000 euro pagata alla società Party srl e un'altra da 140.000 euro, pagata alla Eventi srl, entrambe a luglio del 2015. Secondo le indagini nel luglio 2015, Dagostino, amministratore delegato della Tramor, avrebbe delegato alla Party srl e la Eventi 6 srl, di cui i coniugi Renzi sono a capo, di svolgere alcuni progetti di fattibilità per lavori all'outlet "The Mall" di Firenze, gestito dalla stessa Tramor.

Francesco Mancini, commercialista della due società, aveva sempre sostenuto che le due fatture emesse da Eventi 6 srl e Party srl erano state regolarmente registrate nella contabilità delle aziende in modo da provvedere al regolare pagamento delle tasse e non provocando alcun danno all'Erario. Le fatture secondo questa testimonianza furono emesse e non furono commessi illeciti, ma la Tramor le ritenne false e le aveva fatte cancellare dalla denuncia dei redditi. La difesa dei coniugi Renzi sosteneva invece che la società non aveva eliminato le fatture, limitandosi a considerarne i costi non come inesistenti ma come indeducibili per cautelarsi. Successivamente gli ufficiali di polizia giudiziaria della guardia di finanza sostennero che l'emissione delle fatture oggetto del processo non determinò alcun danno erariale.

Nell'ultima udienza del processo Luigi Dagostino aveva sostenuto che le due fatture avevano un costo eccessivo, ma nonostante ciò le aveva pagate "per sudditanza psicologica verso i genitori dell'ex premier" e aveva giudicato come un errore il fatto di non aver contestato le due fatture. "Gli affari con l'outlet di Reggello andavano bene, avevamo degli utili importanti, non mi è sembrato saggio mettermi a discutere con i genitori di quello che all'epoca era il presidente del Consiglio, ho pagato e basta. Dopo non ho più avuto alcun rapporto con Renzi e Bovoli", aveva poi proseguito Dagostino. Federico Bagattini, legale dei coniugi Renzi, aveva ribattuto in maniera netta che "se avesse ritenuto quelle fatture troppo alte per il lavoro svolto avrebbe dovuto non pagarle".

La difesa di Tiziano Renzi e Laura Bovoli

Il padre di Matteo Renzi, Tiziano, aveva sempre sostenuto che non c'era mai stata alcuna fattura falsa, ma "solo tante tasse vere, tutte pagate fino all'ultimo centesimo" e aggiungeva: "Mi indigno quando sento parlare di evasione, di lavoro nero, di assurdità che non mi hanno mai riguardato". Anche Laura Bovoli aveva sempre sostenuto una linea analoga a quella del marito, nella sua memoria difensiva aveva infatti scritto: "Quello che è certo è che non ho truffato nessuno, ho sempre pagato tutte le tasse e ho seguito le stesse procedure che hanno consentito di lavorare per 35 anni senza nessun problema e creando qualche posto di lavoro. Io non sono ‘lady truffa'. Spero che la giustizia possa appurarlo. E spero soprattutto che i miei nipoti possano vedere riconosciuta la verità".

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