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Elezioni, la petizione per introdurre il voto fuorisede: “Stop a viaggi costosi e rischiosi”

Il Comitato IoVotoFuoriSede e The Good Lobby hanno lanciato una petizione – che ha già raccolto più di 7.000 firme – con l’obiettivo di introdurre il voto fuorisede, evitando così ai cittadini residenti in altri comuni di dover affrontare un viaggio “costoso e potenzialmente rischioso” per poter esercitare il diritto di voto.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’obiettivo è ridurre gli spostamenti per esercitare il diritto di voto, garantendo la possibilità di esprimere le proprie preferenze anche a distanza. Il comitato IoVotoFuoriSede e The good Lobby stanno promuovendo una petizione – che ha già raccolto più di 7.000 firme – per far inserire un provvedimento che consenta il voto fuori sede nel pacchetto di riforme della legge elettorale. L’occasione per tornare ad affrontare il tema è quella dell’appuntamento elettorale del 20 e 21 settembre, quando si voterà per il referendum costituzionale, per le elezioni regionali e per le elezioni amministrative. “Circa 2 milioni di cittadini in mobilità dovranno decidere se affrontare lunghi, costosi e – in tempi di pandemia – potenzialmente rischiosi viaggi per andare a votare nel proprio Comune di residenza, oppure decidere di astenersi”.

La raccolta firme per il voto fuorisede

La denuncia arriva dal Comitato IoVotoFuoriSede che ha raccolto le firme insieme a The Good Lobby attraverso il sito www.iovotofuorisede.it: lo scopo è quello di chiedere al governo e al Parlamento di inserire il tema con urgenza nel pacchetto di riforme della legge elettorale. Stefano La Barbera, presidente del Comitato, spiega: “La legge in vigore è del tutto inadatta alle caratteristiche della società attuale. Si tratta di studenti e lavoratori fuori sede, specialmente giovani tra i 18 e i 35 anni che si spostano, spesso da Sud a Nord, per formazione o alla ricerca del primo impiego. Una situazione paradossale se si pensa che con l’Italicum il governo ha già affrontato e risolto questo problema per i cittadini temporaneamente all’estero, come gli studenti Erasmus”.

L'obiettivo è far legiferare il Parlamento sul tema

Per provare a incentivare il Parlamento e convincerlo a legiferare sul tema, è stato anche depositato un ricorso pilota per conto di un gruppo di elettori che per le elezioni politiche del 2018 hanno dovuto sostenere una serie di spese di viaggio per votare o hanno dovuto rinunciare a esercitare questo diritto a causa dei costi troppi elevati. Ora si punta a presentare altri ricorsi per poter arrivare davanti alla Corte costituzionale. Una delle motivazioni nasce anche dal confronto con gli altri Paesi europei: “In Svizzera, Spagna e Irlanda, ad esempio, è possibile votare per corrispondenza; in Francia e in Belgio si può delegare il voto; in Danimarca si può votare in anticipo, in un seggio speciale allestito per l’occasione presso il luogo in cui si è domiciliati; mentre in Germania è ammesso sia il voto per corrispondenza, sia il voto in un altro seggio, nei Paesi Bassi è consentito delegare o votare in un altro seggio”.

In Italia viene permesso il voto fuori dal proprio comune solo ad alcune categorie di lavoratori, come le forze di polizia, mentre per gli altri elettori vengono previste solo alcune agevolazioni sui costi di viaggio. Federico Anghelé, direttore dell’ufficio italiano di The Good Lobby, ritiene che il tema sia di “urgenza massima, considerando anche il rischio di nuove ondate dell’epidemia di Coronavirus, con conseguenti periodi di lockdown o di limitazione degli spostamenti. È ora di dire basta ai viaggi costosi e rischiosi per andare a votare, soprattutto con una pandemia in corso”. Sul sito è stata aperta anche una raccolta fondi per sostenere l’iniziativa.

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