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Di Maio rompe con il M5s, Grillo non perdona: “I traditori possono anche sentirsi eroi”

Beppe Grillo scrive un post al veleno indirizzato al “traditore” Luigi Di Maio: “Questo nostro è forse il tempo in cui tradire non lascia traccia nell’animo del traditore che con ogni probabilità non si sente neanche tale”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il divorzio di Luigi Di Maio dal M5s non è senza conseguenze. La scissione e la conseguente nascita di Insieme per il Futuro, con un gruppo di circa sessanta fuoriusciti ex pentastellati, non può essere ignorato dal fondatore e garante del M5s Beppe Grillo, che in un post sul suo blog riporta un post pubblicato due anni fa su TecnicadellaScuola: "Questo nostro è forse il tempo in cui tradire non lascia traccia nell'animo del traditore che con ogni probabilità non si sente neanche tale. Talvolta può perfino tendere a sentirsi un eroe, ma agli occhi solo di qualche suo compare Jago, giammai nell'animo di chi ha fatto della lealtà e della schiettezza la sua bandiera e la sua ragione di vita", scrive l'ex comico, al termine di un excursus letterario in cui passa in rassegna i famosi traditori raccontati da Dante, Shakespeare e Dickens dal titolo "Fenomenologia del tradimento e del traditore".

"Dante colloca i traditori nel IX cerchio dell'Inferno, dopo il Pozzo dei giganti, considerandoli i peccatori più gravi, tanto che vengono situati proprio nei pressi del perfido per eccellenza, Lucifero" ricorda il post. Che poi elenca: "I traditori dei benefattori. Nello specifico, dentro la Caina si trovano i traditori dei parenti, nell'Antenora quelli della patria, nella Tolomea i traditori degli ospiti e nella Giudecca i traditori dei benefattori, i più ferali tra i traditori, simili a Giuda che si vendette per trenta denari, tradendo la fiducia".

Poi "La passione per il tradimento. Per tradire tuttavia ci vuole molta passione, un carisma particolare, un trasporto amoroso peculiare che solo in pochi possono avere e che magari coltivano nel loro malavitoso orticello fatto di invidia, solitudine, malanimo". Quindi si passa a "Jago. Ma per tutti i traditori per eccellenza valga per tutti Jago, nell'Otello di Shakespeare: il male per il male, il tradimento per il gusto di tradire, senza uno scopo se non quello di portare distruzione e rovina nella caso del nobile e leale Moro di Venezia. In ogni caso la letteratura si è sbizzarrita su questa losca figura, indispensabile fra l'altro per inceppare il meccanismo normale della storia, facendola impennare verso dove il narratore intende portare il suo lettore. Sicuramente ogni traditore ha una sua caratterizzazione, come cerca di descrivere Dante che a seconda del tipo di infedeltà distribuisce le anime nelle zone appropriate".

"In ogni caso – prosegue il blog di Grillo – i traditori più tradimentosi sono quelli depositati nella Giudecca infernale, coloro che hanno violato il sacro principio di bene dovuto ai benefattori e che sono i più vicini a Lucifero che è poi il prototipo di colui ha ingannato la persona a cui è stata affidata la massima fiducia. Come fece Bruto o Efialte di Trachis che tradì gli Spartani in guerra. E come tradirono il buon Dantes, nel Conte di Montecristo, Fernando, Danglars e Cauderousse".

Poi ci sono i "Traditori seriali": "l'immagina più ambigua tra i traditori, è quella di Uriah Heep nel David Copperfield di Dickens. Mani sempre umide e appiccicaticce, che non guarda mai negli occhi il suo interlocutore, che si contorce e che alla fine, dopo avere carpito tutti i segreti del suo benefattore, ne diventa socio attraverso sempre il tradimento e il mescolamento delle carte".

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