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Definì “terrone” Napolitano: per Bossi pena ridotta a un anno per vilipendio

La Corte d’Appello di Brescia ha confermato la condanna per vilipendio del Capo dello Stato per Umberto Bossi, riducendo però la pena dai 18 mesi inferti in primo grado a un anno. Il legale dell’ex Senatur ha annunciato il ricorso in Cassazione.
A cura di Charlotte Matteini
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Durante un comizio tenuto alla festa invernale della Lega Nord ad Albino, in provincia di Bergamo, il 29 dicembre del 2011 il presidente federale della Lega Nord ed ex ministro per le riforme istituzionali del governo Berlusconi definì "terrone", accompagnando l'epiteto con il gesto delle corna, l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nella stessa occasione, Bossi pronunciò anche numerosi frasi offensive nei confronti di Mario Monti, all'epoca presidente del Consiglio. Dalla vicenda scaturì un procedimento giudiziario per vilipendio al Capo dello Stato che in primo grado portò alla condanna di Umberto Bossi a diciotto mesi nel 2015. Secondo l'allora sostituto procuratore Gianluigi Dettori, Bossi andava condannato per offesa all'onore e al prestigio del presidente della Repubblica e per vilipendio alle istituzioni, richieste in seguito accolte dal giudice del tribunale di Bergamo. Nella giornata di ieri, la Corte d'Appello di Brescia, accogliendo l'impianto accusatorio del procuratore generale Silvio Bonfigli, che ricalcava sostanzialmente quello di primo grado, ha confermato la condanna dell'ex senatur a un anno, con una riduzione della pena pari a 6 mesi, non accettando quindi i rilievi avanzati dalla difesa, che sosteneva che quelle parole fossero state pronunciate nel pieno esercizio delle proprie funzioni.

Umberto Bossi non era presente in aula alla lettura della sentenza, ma era rappresentato dal suo legale, l'avvocato Matteo Brigandì. A seguito della condanna, il difensore dell'ex Senatur ha annunciato il ricorso il Cassazione, che verrà predisposto una volta rese pubbliche le motivazioni della sentenza.

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