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Dall’app Immuni al cashback di Natale: meno male che doveva essere il governo dell’innovazione

Il deludente risultato dell’app Immuni ha fatto da capofila agli errori sul fronte digitale nei mesi della pandemia. L’1 aprile 2020 è stato il giorno del grande caos per il bonus di 600 euro. Appena un mese fa sono fioccate malumori e polemiche per il click-day dedicato al bonus bici. E dire che il governo ha un apposito ministero all’Innovazione.
A cura di Stefano Iannaccone
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Da click-day a crash-day. L’ennesimo, in questi mesi di bonus e voucher da richiedere online nell’era della pandemia. Il caos sorto intorno all’app Io, necessaria per la richiesta del cashback natalizio, è l’ultimo in ordine cronologico. Per quanto riguarda la gravità, spetta ai cittadini l’ardua sentenza. Ma probabile che in cima alla lista ci sia il caso dell’app Immuni, inizialmente descritta come lo strumento principale per il tracciamento dei contagi di Covid-19. Dopo un intenso dibattito sulla sua realizzazione e sul rispetto della privacy, il lancio a giugno non è stato propriamente un successo.

Il governo ha spesso rilanciato la necessità di scaricarla, facendo ricorso anche a dei testimonial negli spot tv e sul web. La campagna di comunicazione non ha sortito grossi effetti. Gli ultimi dati ufficiali parlano di quasi 10 milioni di download (poco meno del 19% sul numero di abitanti) che hanno consentito di individuare circa 6.200 casi positivi, con relativo invio di quasi 81mila notifiche agli utenti entrati in contatto con persone positive. Numeri risibili di fronte ai dati sugli infetti che ogni giorno superano le decine di migliaia. Non a caso Immuni è lentamente sparita dai radar della comunicazione governativa e addirittura il commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri ha espresso un giudizio critico: "Non ha avuto i risultati che aspettavamo".

Ma l’app per il tracciamento è solo la punta dell’iceberg di questi mesi difficili. Il primo incidente del 2020 è datato 1 aprile, il giorno indicato per la richiesta del bonus di 600 euro sul portale dell’Inps. Solo che la fila virtuale sul sito dell’Istituto di previdenza si è trasformata in una situazione comica, se non fosse stata terribilmente seria: i dati delle persone, coperte da rigorosa privacy, sono diventati pubblici, a causa di uno scambio di identità digitale. Chi provava ad accedere si ritrovava a essere… un altro: loggato con altri profili. E così si rivelavano informazioni personali. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in quell’occasione ha respinto le responsabilità: “Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi, e anche stamattina, violenti attacchi hacker”, affermò per giustificare il caos, aggiungendo che si erano “sommati ai molti accessi e il sito non ha retto”. Il risultato è storia nota: centinaia di migliaia di italiani stupefatti dinanzi a questo marchiano errore. Tanto che il leader di Italia viva, Matteo Renzi, colse la palla al balzo per polemizzare: “Il problema non è l'hacker ma il crash del sistema. Si è gestita male la comunicazione”.

Lezione imparata? Mica tanto. A novembre il bonus bici si è tramutato in una sorta di volata di una tappa del Giro d’Italia. Solo che ci sono state troppe cadute, inciampi fastidiosi. Il click day, sul sito buonomobilita.it, per ottenere il rimborso dell’acquisto di biciclette è stato un incubo, per migliaia di cittadini. In questo caso c’è stato un problema ulteriore: i fondi a disposizione erano limitati. Poteva dunque aggiudicarseli solo chi faceva prima, in una sorta di competizione a colpi di click. Un vero sprint. Più che allenare le gambe, insomma, occorreva avere un dito bionico e sperare nella buona stella di un accesso anticipato rispetto alla “concorrenza”. Come per la vicenda del bonus di 600 euro, c’è stata una ripercussione politica. Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, principale sponsor dell’incentivo, si è scusato. “Giuro che pago tutto”, ha dichiarato. Un gesto apprezzabile per la grande sincerità: “Mi avevano detto che il sistema avrebbe retto e, invece, nelle prime ore della mattinata è andato in ginocchio. Mi sono arrabbiato, ci sono rimasto molto male”, ha aggiunto Costa.

La cronaca arriva così all’8 dicembre di quello che è stato ribattezzato il crash-back. Il cashback, pensato anche per favorire i download dell’app Io, è stato un clamoroso autogol, che ha fatto irritare milioni di utenti. Del resto la stessa applicazione era stata impiegata per un altro bonus, quello Vacanze. La misura, voluta con vigore dal ministro ai Beni culturali e al Turismo, Dario  Franceschini, ha fatto arrivare l’app su milioni di smartphone. In questo caso, il magro bottino del bonus non è stato causato da qualche défaillance tecnologica, bensì dallo scarso appeal dell’incentivo. Da luglio sono stati generati un milione e 766mila voucher, ma ne sono stati utilizzati solo 744mila. Perché di fronte all’invito a non spostarsi, in molti hanno giustamente lasciato cadere l’opportunità di usare quei fondi.

E dire che il governo Conte ha previsto un apposito dipartimento, il ministero dell’Innovazione affidata a Paola Pisano. Certo, non tutte le responsabilità possono ricadere sulle sue spalle. Di recente, proprio Pisano ha anzi ricordato agli assessori regionali che entro il 28 febbraio 2021, come prevede il decreto legge su ‘semplificazione e innovazione digitale’, “i Comuni abbiano adottato l’identità digitale Spid come credenziale per usufruire dei servizi online”. “Occorre – ha spiegato la ministra – perseverare nell’azione volta a raggiungere gli obiettivi di trasformazione digitale dei servizi pubblici. Per realizzarla è indispensabile creare una sinergia con le Regioni, le quali devono avere un ruolo strategico per favorire la trasformazione dei servizi affidati ai Comuni”. Ma resta simbolico che il tentativo di spingere sull’acceleratore della digitalizzazione si scontri con vicende grottesche appena occorre usufruire dei servizi digitali. Incidenti di percorso che aumentano il senso di frustrazione dei cittadini.

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