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Cuperlo si appella a Mdp: “Votate Orlando alle Primarie”. Gli scissionisti rispondono picche

L’ex presidente del Partito Democratico ha “chiamato alle armi” gli scissionisti del Pd fuoriusciti dal partito qualche settimana fa, invitandoli a presentarsi ai gazebo il prossimo 30 aprile per votare Orlando alle primarie. Da Mdp, però, è arrivato un netto diniego. I bersaniani e la ex minoranza dem non solo sostengono che l’appello sia giunto fuori tempo massimo, ma che un’ipotetica vittoria di Orlando sia irrealistica.
A cura di Charlotte Matteini
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Gianni Cuperlo candidato alla segreteria Pd a 'In Mezz'ora'

Tentò di mediare durante la direzione nazionale che portò alla scissione della minoranza dal Partito Democratico e torna oggi a mediare chiedendo ai transfughi dem fuggiti dal Pd per fondare "Art. 1 – Movimento democratico e progressista" di venire a votare alle primarie per la segreteria del Partito Democratico e arginare così un'ipotetica ma ormai quasi certa vittoria di Matteo Renzi. Insomma, Gianni Cuperlo non si rassegna alla scissione del partito e, nonostante la frantumazione del Pd sia ufficialmente già avvenuta, l'ex presidente dem cerca in ogni modo di evitare un'ulteriore e ancor più pericolosa scissione della coalizione di centrosinistra. Mdp l'ha ripetuto fino allo sfinimento: mai con Renzi. I sondaggi post-scissione parlano abbastanza chiaro, il Pd è crollato ben al di sotto del 30% e Mdp a stento sfiora il 3,5% delle preferenze. Insomma, il futuro del centrosinistra al momento non sembra essere florido e il 40% racimolato alle Europee del 2014 sembra essere parzialmente dissipato dalle guerre intestine interne al Partito Democratico.

In questo scenario, l'unica salvezza sembra essere il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sfidante di Renzi alla segreteria del Pd e trasversalmente ritenuto dalla sinistra dem – soprattutto da Giuliano Pisapia, fondatore del nuovo movimento Campo Progressista – il candidato più adatto a riunire il centrosinistra. Di qui, l'appello di Gianni Cuperlo, che ha chiesto ufficialmente ai fuoriusciti dal Pd di presentarsi ai gazebo il prossimo 30 aprile per votare Andrea Orlando alle primarie del Partito Democratico. “Credo che Bersani darà una mano a unire il centrosinistra. A tanti amici e compagni orfani di un partito diverso io dico: venite a votare il 30 aprile e aiutateci ad ancorare il Pd alla sua natura e missione. Che non è dividere il campo della sinistra ma ricucire quello che Renzi ha strappato. Oggi la candidatura in grado di farlo è quella di Orlando”, ha dichiarato Cuperlo in un'intervista concessa al Corriere della Sera.

Appello che però non è stato accolto da Mdp, che ha rimandato al mittente la richiesta sostenendo che l'appello sarebbe giunto ormai fuori tempo massimo. "Certamente un Pd più ancorato a sinistra rientra nel percorso che abbiamo in mente, in campo più largo", ha ammesso l'ex Sel Arturo Scotto, sottolineando però che Mdp, ormai, "è un'altra cosa". "Stiamo costruendo un nuovo soggetto largo e diverso e aspettiamo molti militanti che hanno fatto quest'ultima campagna congressuale", ha commentato il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, sostenuto dal deputato Roberto Speranza che sostiene che la reale "alternativa sia fuori dal Pd che si è definitivamente trasformato in PdR, il partito di Renzi, un partito moderato, neocentrista, in cui c'è un capo che decide sulla testa di tutti". Insomma, l'appello di Gianni Cuperlo è letteralmente caduto nel vuoto e i margini per una trattativa sembrano essere inesistenti. Gli scissionisti, infatti, hanno giudicato "singolare" l'appello di Cuperlo, giunto dopo che per settimane l'ex presidente dem ha considerato un errore la scissione, sostenendo che la battaglia per il cambiamento del Pd dovesse essere condotta all'interno del partito. Mdp inoltre definisce "irrealistica" un'eventuale vittoria di Orlando alle primarie del prossimo 30 aprile e per questo motivo, nonostante sbarri la porta a Cuperlo, invita gli esponenti della sinistra dem ad abbandonare il partito per confluire nel nuovo soggetto formatosi all'indomani della scissione.

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