Governo toglie la scorta degli 007 agli ex premier, Renzi attacca Mantovano e rinuncia alla tutela del Viminale

In un articolo del Foglio, a firma di Simone Canettieri, viene anticipata una decisione dell'esecutivo, in merito alla scorta per gli ex presidenti del Consiglio: dal 2026 via la scorta dei Servizi segreti agli ex premier. Per loro resterà solo il dispositivo predisposto e curato dal ministro dell'Interno.
La decisione è annunciata in una lettera, visionata in anteprima dal Foglio, a firma del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che ha appunto la delega sui Servizi segreti.
"Sono interessati dalla stretta – si legge sull'edizione on line del quotidiano – una serie di ex presidenti del Consiglio: Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Mario Monti, Romano Prodi e Massimo D'Alema. C'è anche chi, come Mario Draghi e Giuseppe Conte, non beneficia della scorta mista, ma ha solo quella gestita dal Viminale". Gli ex premier toccati dalla decisione sarebbero praticamente quelli espressi dal centrosinistra nell'ultimo ventennio, se si esclude il premier ‘tecnico', Mario Monti, arrivato a Chigi dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi nel 2011. La ragione di questa decisione sarebbe del tutto tecnica. Nella missiva infatti il sottosegretario parla di "un atto dovuto", in applicazione di una circolare emanata dal governo Conte due", e mai applicata fino ad ora.
La premessa di questa nuova disposizione è che la protezione degli 007 "costituisce una deroga alla disciplina generale, che riserva al Ministro dell’Interno la competenza ad adottare i provvedimenti di protezione". Per questo gli ex premier dovranno necessariamente rinunciare al regime di tutela speciale di cui beneficiavano, un regime misto, co-gestito da Aisi e dal ministero dell'Interno.
Mantovano specifica poi che Giorgia Meloni manterrà il doppio dispositivo: "‘Per completezza d'informazione, si rappresenta che le misure differenziate restano invariate unicamente per il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, in conformità alla normativa vigente"', si legge nel testo.
Cosa dice Mantovano nella lettera e perché gli ex premier dovranno rinunciare alla ‘doppia protezione'
L'articolo del Foglio cita il testo della lettera del membro del governo, che spiega: "Con un decreto presidenziale del 2020 è stata condotta una generale rivisitazione dei dispositivi di tutela e protezione assicurativa con personale dell’intelligence al fine di dismettere gradualmente le misure riconducendo la competenza. In tal senso, dopo proroghe del regime transitorio, protrattosi per cinque anni, ne è stata disposta la cessazione, determinando l’entrata in vigore del regime ordinario dal 1° gennaio 2026".
Il sottosegretario invita dunque "gli ex premier interessati dal doppio dispositivo differenziato a prendere contatti con il ministero dell'Interno, ‘ai fini dell'attivazione delle previste procedure di legge per l'assegnazione del servizio di protezione'".
Renzi contro Mantovano: "Manda veline ai giornali e viola la riservatezza"
Dopo la notizia pubblicata in anteprima dal Foglio, il senatore Matteo Renzi, che perderà la scorta dei Servizi segreti interni dal 1 gennaio 2026, ha accusato il sottosegretario Mantovano di aver divulgato notizie riservate sul suo conto. Inoltre ha contestato le motivazioni della decisione comunicate dal governo: sarebbe stata una carenza di personale nei Servizi a spingere il governo a rivedere le scorte degli ex premier. Una motivazione che Renzi considera "risibile". Secondo Renzi la scelta sarebbe invece da imputare alle critiche che lui stesso ha rivolto in questi mesi all'esecutivo. Per il leader di Italia viva insomma si tratta di una ritorsione del governo nei suoi confronti, una "vendetta". Per questo ha annunciato che rinuncerà alla tutela del Viminale.
"In data 15 aprile 2025 ho ricevuto una lettera riservata dal sottosegretario Mantovano. Conservo l'originale sulla mia scrivania. In data odierna ho risposto al sottosegretario anticipando via messaggio la mia missiva. Tre ore più tardi il sito de Il Foglio ha pubblicato la lettera di Mantovano mostrando l'immagine, da cui si evince chiaramente che solo Palazzo Chigi può aver passato la velina, perché nella mia copia non c'è il timbro azzurro simbolo del protocollo del sottosegretario".
"Cosa significa tutto questo? Mantovano usa le veline informando le redazioni senza rispettare le regole di riservatezza e rendendo pubblica corrispondenza in teoria privata. La sicurezza del Paese è nelle mani di un signore che si diverte a veicolare veline ai giornali anche su argomenti delicatissimi come la scorta delle figure istituzionali di questo Paese. È una cosa gravissima che era già accaduta con il procuratore di Roma Lovoi. Rimango allibito dalla superficialità con cui si gestiscono informazioni così riservate e ritengo l'atteggiamento di Mantovano pericoloso, superficiale, incomprensibile", ha denunciato.
La lettera di risposta di Renzi a Mantovano
In un post sui social ha pubblicato poi la sua lettera di risposta a Mantovano. Renzi nella sua missiva spiega di essere stato già informato della sospensione della sua protezione con una telefonata lo scorso 9 novembre, "e con successivi messaggi whatsapp".
"Ne ho volutamente lasciato traccia nel mio libro “L’Influencer” – scrive Renzi – perché rimanga a futura memoria del suo (e vostro) stile di Governo, se così si può definire. La giustificazione che Ella utilizzò è semplicemente risibile: sostenere che la struttura AISI abbia bisogno di ulteriore personale, dopo l’incredibile aumento di spesa di questi anni, è ovviamente falso. Il fatto che AISI continui a garantire il servizio di tutela ad altre personalità, a cominciare dalla Presidente pro tempore, dimostra che non vi è alcuna ragione generale che giustifichi le modifiche annunciate".
"Liberiamoci dalle ipocrisie, signor Sottosegretario, e guardiamo alla verità dei fatti. Ella ha deciso – assieme alla Presidente del Consiglio – di togliere al sottoscritto la tutela AISI dopo che ho rivolto critiche al Governo. Mai nei primi anni del Governo vi siete preoccupati di modificare la composizione delle scorte. Lo avete fatto dopo che avete ricevuto critiche, molto dure peraltro. Trovo questa “spiacevole coincidenza” un gravissimo segnale di utilizzo proprietario ed arrogante delle Istituzioni e avverto la necessità che rimanga scritto, nero su bianco".
Il senatore cita anche il caso Paragon, cioè il caso di spionaggio di cui è stato vittima fra gli altri il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, che lascia ancora molti interrogativi aperti: "Avete utilizzato in modo non corretto avanzati strumenti di intercettazione al punto che l’azienda Paragon ha ritenuto di dovervi chiedere la sospensione del servizio come da vostro imbarazzato comunicato stampa del 14 febbraio 2025. E richiesti di informazioni in sede parlamentare la Presidente del Consiglio ha detto che non avrebbe risposto per non fare pubblicità al mio libro, dimostrando così – una volta di più – un disprezzo del Parlamento che fa rabbrividire".
"Non ho scelto di essere tutelato dalla Repubblica – continua Renzi – Fino al febbraio 2014 non ho avuto alcuna forma di scorta. Quando sono diventato Presidente del Consiglio, ormai 11 anni fa, la Repubblica mi ha assegnato dei professionisti che in questi anni mi sono stati accanto con dedizione e competenza. Ho visto quello che è successo a ex colleghi come il mio amico Abe Shinzo e sono fiero del comportamento dei professionisti che hanno lavorato con me. Vorrei che la presente valesse anche come formale ringraziamento. E chiedo di rappresentare al direttore AISI la mia gratitudine per il servizio di queste persone: spero che sia valorizzata la competenza delle persone che hanno lavorato con me in questi anni e che non meritano di essere vittime della vendetta che si consuma contro di me in queste ore.
"Oggi la Repubblica Italiana decide che questi uomini non debbano più garantirmi la tutela. E il sottosegretario affida la mia tutela al ministro dell’Interno .Comunico formalmente e inderogabilmente che non intendo accettare nessuna forma di tutela del Viminale. Lo faccio con il massimo rispetto personale e istituzionale che nutro nei confronti del Ministro Piantedosi e del Prefetto Pisani – che ci leggono in copia – e che giudico due professionisti straordinari. A loro rivolgo i migliori auguri di buon lavoro uniti alla stima e all’amicizia di sempre. Ma se mi viene tolta la tutela AISI perché il sottosegretario Mantovano ha inspiegabilmente bisogno di avere uomini in più nelle strutture di Palazzo Chigi, a maggior ragione il Viminale ha bisogno di uomini in più per garantire la sicurezza. Serve più personale sulle strade, nelle stazioni, nelle periferie: non posso accettare che i cittadini abbiano meno servizi perché personale della Polizia deve tutelare il sottoscritto. Avevo una scorta, mi viene tolta, farò senza", ha scritto.
"La presente, a futura memoria, vale come esplicita esenzione di responsabilità del Ministro dell’Interno e del Capo della Polizia nel caso in cui dal 1° gennaio 2026 dovesse accadere qualcosa alla mia persona. Il Viminale non avrà nessuna responsabilità amministrativa da incidenti che potessero occorrermi, ferma restando la piena responsabilità politica di Giorgia Meloni e di Alfredo Mantovano sulla scelta di ‘vendicarsi' su di me per aver espresso opinioni politiche critiche verso il Governo pro tempore".
"Mai nella storia italiana la Presidenza del Consiglio si era comportata così con i predecessori – conclude nella missiva – Non lo aveva fatto Berlusconi con Prodi, non lo aveva fatto Prodi con Berlusconi, non lo avevo fatto io, non lo aveva fatto Giuseppe Conte, non lo aveva fatto nessuno.(…) Nel criticarLa profondamente per il modo arrogante e proprietario con il quale Ella gestisce un settore delicato come l’Intelligence, Le auguro comunque il meglio per il nostro amato Paese. Viva l’Italia, viva la Repubblica.