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Cosa pensano gli italiani della presenza degli immigrati nelle singole città

L’Eurostat ha chiesto agli abitanti di 120 importanti città europee quanto fossero integrati gli immigrati e se la loro presenza fosse ritenuta un bene per la città. Le città italiane analizzate primeggiano per i pareri negativi, in particolare Roma per l’integrazione e Torino per l’effetto sulla città.
A cura di Giorgio Tabani
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"I cittadini, gli stranieri sono ben integrati? E la presenza di stranieri è un bene oppure no per la propria città?". Sono queste le domande che ha posto Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea, a un campione di europei per sondare, all'interno di uno studio condotto a livello di singole città, la percezione relativa alla popolazione non nativa. L'indagine è stata svolta prima che la crisi europea dei migranti vivesse la sua fase più acuta, l'interesse in questo caso è dato dalla possibilità di analizzare dettagli che le medie a livello nazionale spesso non riescono a mostrare. Le città considerate sono circa 120: i centri più importanti del continente, a partire dalle capitali; per l'Italia si tratta di Verona, Palermo, Napoli, Bologna, Torino e Roma. Sommando coloro che hanno espresso il proprio disaccordo (molto o abbastanza) alle due domande poste si può stabilire un confronto fra le diverse situazioni locali.

Le città italiane primeggiano nell'esprimere sia la mancanza di integrazione degli stranieri sia il fatto che la loro presenza è un male per la città. Questo vale in particolare per il secondo aspetto, dove troviamo Torino al primo posto, seguita da Roma, Palermo e Napoli quasi allo stesso livello e infine Verona. A superare le italiane in questa classifica ci sono soltanto Atene e Istanbul, mentre Ankara, la capitale turca, si trova compresa fra Torino e Roma. L'unica città italiana vicina al resto del gruppo è Verona, affiancata in particolare da città della Francia (come Marsiglia e Lille), del Belgio (Liegi) o di Malta (La Valletta), alle prese storicamente con i fenomeni migratori più intensi.

Se si guarda più nel dettaglio l'aspetto dell'integrazione, nel gruppo di italiane ma anche a livello europeo, spicca il caso di Roma, dove oltre il 60% degli intervistati ha risposto in senso negativo. Solo Atene, anche in questo caso, riesce a superare la capitale italiana, mentre sono quasi pari Istanbul e Malmö, una città svedese che ha ricevuto un numero molto importante di richieste di asilo. Il resto delle città italiane si posiziona poi nella parte medio-alta della classifica, accanto a tante altre città europee in particolare francesi, tedesche, spagnole e scandinave.

Osservando più nel dettaglio l'evoluzione nel tempo delle opinioni, la tendenza generale nelle città italiane analizzate è quella di un aumento dell’idea secondo cui la presenza di stranieri è male per la propria città. In alcuni casi l'aumento osservato è molto consistente (Roma, Palermo e anche Torino) ma non sempre lineare, come nel caso di Verona e Torino, dove prima dell'aumento c'era stata una diminuzione del numero di coloro che la pensavano in questo modo. Un avanzamento analogo è quello seguito rispetto all'opinione sulla mancanza di integrazione.

Si possono poi confrontare questi dati con le opinioni rilevate a livello nazionale, come quelle presentate da un'indagine Eurobarometro di alcuni mesi fa. Gli italiani che considerano l’immigrazione un problema sono oltre la metà (il 51%), contro una media Ue del 38%, mentre è solo il 6% a considerarla più un'opportunità che un problema (la media Ue è del 20%) e infine il 32% ritiene che rappresenti contemporaneamente un problema e un'opportunità. Inoltre il 55% degli italiani pensa che l’integrazione dei migranti non abbia successo (a livello locale e nazionale), mentre il 40% ritiene che funzioni. Si tratta di opinioni invertite rispetto alle medie Ue, dove il 54% dei sondati risponde che l’integrazione funziona, mentre per il 40% no. L’Italia emerge quindi come uno dei sette Paesi Ue che sente maggiormente l'immigrazione come un problema. Al vertice della classifica si posizione l’Ungheria con il 63%, seguita da Cipro col 50%, mentre all’estremo opposto si trova la Svezia, in cui la quota di cittadini che considera l'immigrazione un'opportunità è elevata (45% contro un 19% per il quale è un problema). La Svezia spicca però anche per il dato sull'integrazione: il 52% la considera un insuccesso.

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