Cosa hanno detto i critici di Mario Draghi: le accuse e i rimproveri degli ultimi anni

Questo pomeriggio il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, inizierà le consultazioni con le forze politiche per verificare che ci sia una maggioranza parlamentare pronta a sostenerlo. Alcuni partiti hanno già preso posizione a favore dell'ex governatore della Bce, altri non si sono esposti. Forse per tutelare degli difficili equilibri interni o una convergenza ancora assente sulla prospettiva di un governo tecnico. A primi a farsi avanti per sostenere Draghi sono stati quelli di Italia Viva. Matteo Renzi, in un'intervista con la Cnbc ha detto: "Mario Draghi è probabilmente la persona migliore, migliore, migliore per fare il primo ministro in questo momento. Non posso dire che ci fosse un piano, ma sono sicuro che l'Italia ha adesso un sogno e questo sogno è nelle mani di Mario Draghi".
Non sembra essere l'unico a pensarla così. Secondo un sondaggio Emg ben 7 italiani su 10 ritengono che Draghi sia la persona più adatta a guidare il Paese in questo momento. E a livello europeo la scelta di affidare l'incarico a Draghi ha subito riscontrato una risposta positiva sui mercati: ieri Piazza Affari è arrivata a +3%, mentre in contemporanea lo spread crollava a quota 102. L'ex governatore della Bce, passato alla storia europea come l'uomo che ha salvato l'euro con le tre semplici parole del "whatever it takes", è una delle figure italiane più riconosciute e rispettate a livello europeo, e secondo Renzi "ora salverà l'Italia". Il leader di Italia Viva infatti ha detto, sempre nella sua intervista alla Cnbc: "L’Italia è in ottime mani e questa è la priorità. Mario Draghi è un uomo speciale".
Ma Renzi non l'ha sempre pensata così su Draghi. Nel 2016, quando occupava la carica di presidente del Consiglio, e il Paese veniva travolto dagli scandali sulle banche, Renzi in un intervento alla direzione del Partito democratico, di cui allora faceva parte, accusò Draghi di non aver agito abbastanza tempestivamente per il salvataggio delle popolari alla fine degli anni Novanta: "Se le misure sulle Popolari fossero state prese dal governo di centrosinistra nel 1998, con ministro del Tesoro Ciampi e direttore generale del Tesoro Draghi , oggi molte cose non sarebbero successe".
Al di là delle vicende nazionali, a livello europeo l'operato di Draghi alla Bce viene generalmente apprezzato, proprio in quanto ha permesso di preservare la moneta unica, proteggendola dallo spettro della crisi dei debiti sovrani. Ma anche su questo non tutti sono d'accordo. Draghi storicamente ha collezionato due grandi critici per le sue azioni a Francoforte: gli economisti Paolo Savona (ex ministro per gli Affari europei e presidente della Consob) e Jens Weidmann (economista tedesco e presidente della Bundesbank). Il primo ha accusato Draghi di essere intervenuto troppo tardi durante la crisi economica, quando ormai tante imprese erano già fallite. "Draghi fece il Quantitative easing nel 2012, quattro anni dopo lo scoppio della crisi, quando molte imprese italiane erano già saltate", diceva. E contro il quantitative easing si è scagliato negli anni anche il tedesco Jens Weidmann, che ha accusato Draghi di essere andato ben oltre il suo ruolo quando era al vertice della Banca centrale europea, oltrepassando il limite tra politica monetaria e politica fiscale.