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Cosa c’è nel piano nazionale per produrre energia nucleare avviato dal governo

Il ministro Pichetto Fratin annuncia un piano nazionale per la produzione di energia nucleare da piccoli reattori, che potrebbero entrare in funzione nel giro di sei o sette anni.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin annuncia in un'intervista che sul fronte del nucleare "si è avviato il percorso per un piano nazionale per la produzione di energia attraverso piccoli reattori, che potrebbero entrare in esercizio in sei o sette anni", spiega al Corriere della Sera.

"Una scelta naturale – aggiunge – perché i piccoli reattori si possono costruire in poco tempo e occupano pochissimo spazio. Il meccanismo è quello che vede lo Stato garantire un quadro autorizzativo e regolatorio, oltre che un sistema di incentivi per produrre energia da impianti di questo tipo". A settembre il ministro aveva lanciato la ‘Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile', coordinata dal Mase con il supporto di Rse (Ricerca sul Sistema Energetico) e di Enea, che vuole essere un soggetto di raccordo e coordinamento tra tutti i diversi attori nazionali che a vario titolo si occupano di energia nucleare, sicurezza e radioprotezione, rifiuti radioattivi, sotto tutti i profili.

In queste ore entra poi in vigore il decreto che incentiva la creazione delle comunità energetiche. "Il decreto – prosegue Pichetto – assicura un vantaggio tariffario a famiglie, persone fisiche e piccole e medie imprese che si mettono insieme per produrre e consumare la propria energia da fonti rinnovabili. Per chi realizza questo tipo di iniziativa è prevista una tariffa incentivante sull'energia prodotta e condivisa dai membri della comunità. A questo si aggiunga un contributo a fondo perduto, fino al 40 per cento degli investimenti sostenuti, se si tratta di un comune con meno di 5 mila abitanti".

In totale, "ci sono 5,7 miliardi di euro, la dotazione per i contributi a fondo perduto vale 2,2 miliardi finanziati dal Pnrr. Lo scopo è spingere i territori a produrre e condividere energia rinnovabile". Per quanto riguarda invece il numero di comunità energetiche che sorgeranno: "Le stime sono molteplici, ragionevolmente potrebbero nascere circa 20 mila comunità, con una potenza installata di 7 Gigawatt". 

Il ministero ora deve stabilire le regole per accedere agli incentivi: "Il regolamento sarà predisposto dal Gse in trenta giorni. A partire dal mese di marzo si potranno presentare le domande per realizzare una comunità energetica, beneficiando degli incentivi", ha ricordato il ministro.

Sono inoltre in valutazione una serie di progetti per i parchi eolici in mare: "Il decreto approvato ieri alla Camera prevede l'individuazione di almeno due porti, da attrezzare per la costruzione di piattaforme destinate ai grandi impianti in mare", ha detto il ministro. Le compagnie elettriche italiane lamentano che nel decreto le regole sulle concessioni idroelettriche rischiano di aprire agli stranieri, senza che ci sia alcuna reciprocità, gli viene fatto notare dal giornalista Andrea Ducci: "Credo che il settore idroelettrico sia un patrimonio che non può finire in mano a un fondo straniero di cui non si conosce l'azionariato e non si può pensare di arginare il rischio, ricorrendo alla golden power. Bisogna, insomma, concordare con Bruxelles la possibilità di prevedere forme di contrattazione a beneficio pubblico".

In occasione del summit Italia-Africa della prossima settimana – che si terrà il 28 e il 29 gennaio, al quale parteciperanno 57 delegazioni provenienti da tutto il mondo, in particolare dai Paesi africani, oltre ai vertici dell'Unione europea e delle principali organizzazioni internazionali – dovrebbe prendere corpo il Piano Mattei: "Un primo caposaldo è legato allo sviluppo in alcuni Paesi di coltivazioni per produrre biocarburanti, il secondo progetto riguarda la produzione di idrogeno da importare in Europa. Infine, importare energia prodotta da nuovi impianti fotovoltaici in aree come il Sahara".

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