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Cosa cambia con le nuove regole nel Patto per la migrazione e l’asilo dell’Unione europea

Controlli più rigidi alle frontiere, procedure di asilo accelerate e meccanismo di solidarietà obbligatorio tra gli Stati membri sono alcune delle nuove regole previste dal Patto di migrazione e asilo approvato ieri a Bruxelles. Ma il nuovo pacchetto di norme divide le sinistre e le destre europee.
A cura di Giulia Casula
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Il Parlamento europeo ha approvato il nuovo pacchetto di regole del Patto di migrazione e asilo dell'Unione europea. I dieci regolamenti che costituiscono il Patto sono stati approvati separatamente e si pongono l'obiettivo, almeno sulla carta, di rafforzare la solidarietà e la responsabilità nella gestione del fenomeno migratorio tra i 27 Paesi dell'Ue, di facilitare l'accoglienza dei richiedenti asilo e favorire il rimpatrio di coloro che non hanno il diritto di restare in Europa.

La prima presentazione del Patto per riformare la gestione delle politiche migratorie in Europa risale a settembre 2020. Ora il maxipacchetto, che si propone di superare il Trattato di Dublino (che poneva a carico del Paese di primo approdo l'accoglienza e la gestione delle domande d'asilo), per passare dovrà ricevere il via libera definitivo del Consiglio europeo con un voto a maggioranza qualificata.

Con il nuovo accordo sui migranti si chiude uno dei dossier più strategici di questa legislatura, soprattutto per la presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen che si appresta così a concludere il suo mandato portando a casa un importante punto in vista delle prossime elezioni europee di giugno.

Che cosa prevede il nuovo Patto europeo su migrazione e asilo: le nuove regole

I dieci testi approvati ieri a Bruxelles prevedono controlli più rigidi sui migranti in ingresso, procedure facilitate per l'esame delle domande di asilo e stabiliscono le modalità di gestione dei casi di crisi migratoria, ovvero quando si assiste a un eccezionale afflusso di migranti verso uno Stato membro.

In primo luogo, per supportare quei Paesi che affrontano un intenso flusso migratorio come l'Italia, gli altri Stati membri potranno decidere se accogliere i richiedenti asilo sul proprio territorio oppure prestare un'assistenza di tipo finanziario, calcolata sulla base della popolazione e del Pil del Paese che fornisce l'aiuto. Non è prevista però una ridistribuzione obbligatoria dei migranti.

Una seconda parte del regolamento accelera la valutazione e il trattamento delle domande di asilo con l'obiettivo di rendere le procedure di accoglienza o di rimpatrio più rapide. Immediatamente dopo il primo screening quindi, i migranti che saranno considerati una minaccia per la sicurezza nazionale e per l'ordine pubblico, o che hanno fornito informazioni false riguardo alla propria identità o nazionalità alle autorità, insieme a quelli provenienti da Paesi con tassi di accoglimento delle richieste d'asilo inferiori al 20%, verranno sottoposti alle procedure di asilo alla frontiera. A esser esclusi da questa misura saranno i minori non accompagnati, a meno che non rappresentino una minaccia per la sicurezza nazionale.

Il pacchetto di regole appena approvato si propone inoltre di fornire regole uniformi e efficaci sull'identificazione dei migranti e sul rafforzamento della sicurezza nell'area Schengen attraverso una riforma del regolamento Eurodac che prevede la raccolta dei dati biometrici (come riconoscimento vocale o impronte digitali) delle persone alla frontiera. Tali norme si applicheranno anche ai bambini di età superiore ai 6 anni (in passato il limite d'età era fissato a 14 anni).

L'accelerazione sul trattamento delle domande di asilo comporterà anche una stretta sui controlli e sui rimpatri. Le procedure di screening non dovranno durare più di una settimana e le persone giudicate inidonee verranno immediatamente espulse.

Il nuovo Patto prevede inoltre l'istituzione di Centri di accoglienza nel Paese di primo approdo e un meccanismo obbligatorio di solidarietà nel caso di crisi improvvisa, ovvero di eccessivi flussi migratori verso uno degli Stati dell'Ue, come avvenuto ad esempio nel 2015 in Italia. In tal caso il Paese coinvolto dovrà inoltrare una richiesta alla Commissione Europea, che entro due settimane sarà tenuta a prendere una decisione e valutare l'effettiva presenza di una situazione di crisi.

Le nuove regole infine si applicheranno anche ai tentativi di "strumentalizzazione" dei migranti, ovvero a quei casi in cui un Paese terzo intervenisse nei flussi migratori, incoraggiandoli allo scopo di destabilizzare l'Europa.

Come hanno votato i partiti sul nuovo Patto per la migrazione

L'ok dell'Eurocamera al nuovo Patto ha provocato reazioni politiche contrastanti. Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che insieme a Forza Italia appartiene alla famiglia europea dei Popolari che hanno votato a favore, il nuovo pacchetto rappresenta "un passo importante. Così si supera la stagione di Dublino. Era il migliore compromesso possibile".

Una parte della sinistra europea invece, compresi gli italiani del Partito democratico si è schierata contro il nuovo regolamento, dissociandosi dal gruppo dei Socialisti e Democratici che lo aveva appoggiato. Il voto dei dem era già stato annunciato dal capodelegazione Brando Benifei che aveva dichiarato: "Per noi del Pd il compromesso raggiunto è davvero troppo poco e per questo voteremo contro".

L'annuncio aveva scatenato la reazione dei Popolari con il presidente Manfred Weber che a proposito del voto aveva parlato di un'occasione per il Pd di "decidere se continuare a essere un partito europeista". Ma per l'eurodeputato dem Piero Bartolo si tratta di "una riforma che non corregge le iniquità del passato ma che al contrario maschera la solidarietà con politiche di prevenzione e repressione nel tentativo disperato di difendere la fortezza Europa".

La decisione del Partito democratico si allinea a quella del Movimento cinque stelle e del suo leader Giuseppe Conte che dopo l'approvazione ha dichiarato: "Il Patto lascia sola l'Italia nell'accoglienza dei migranti e addirittura finisce per peggiorare gli oneri a carico dei Paesi di primo approdo dei migranti come il nostro". Eppure nel 2020 era stato lo stesso Conte, allora premier, a salutare positivamente il nuovo Patto sui migranti presentato dalla Commissione Ue. "Un importante passo verso una politica migratoria davvero europea", aveva dichiarato in quell'occasione.

Anche la destra europea però si è spaccata, con la Lega che ha votato contro l'accordo insieme agli altri partiti sovranisti, tra cui i francesi di Rassemblement national, guidati da Marine Le Pen, il partito ungherese Fidesz e il polacco PiS. Per il Carroccio si tratta di una proposta che "lascia l'Italia sola", ma il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, pure lui della Lega, l'ha elogiata. "Dopo anni di stallo sulla politica migratoria, con il voto di oggi del Parlamento europeo sul Patto migrazione e asilo il regolamento di Dublino è stato finalmente superato", ha dichiarato.

Fratelli d'Italia invece, si è smarcata dall'alleato leghista e ha votato a favore a sette dei dieci testi che compongono il nuovo Patto. Ma le divisioni hanno attraversato anche Ecr (lo stesso eurogruppo di cui fa parte FdI): il premier ungherese Viktor Orbán, infatti, ha definito il nuovo pacchetto di regole "un altro chiodo nella bara Ue".

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