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Consiglio europeo, non si sblocca la trattativa. Conte: “Ue sotto ricatto dei Paesi frugali”

La seconda giornata di lavori del Consiglio europeo sul Recovery Fund e sul bilancio pluriennale si è conclusa con un nulla di fatto: la trattativa non va avanti e non si trova un compromesso con i Paesi frugali che continuano a chiedere il diritto di veto per bloccare l’erogazione degli aiuti agli altri Stati e di abbassare i sussidi previsti dal Next Generation Eu. Scontro tra Conte e il premier olandese Rutte.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un’altra fumata nera, un’altra giornata di trattative che non ha portato ad alcun risultato concreto. E il compromesso, ancora, non si vede neanche in lontananza. Il Consiglio europeo non ha ancora trovato una soluzione sul Recovery Fund e le resistenze dei cosiddetti Paesi frugali, Olanda in testa, sembra ardua da piegare. Tanto da portare il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ad attaccare frontalmente chi si oppone a un accordo sul Recovery Fund: “L’Europa è sotto ricatto dei Paesi frugali”, dice a chiare parole nella notte Conte, al termine della seconda giornata di lavori. Si riprende oggi, alle 12. Ma senza, al momento, una nuova proposta. “Domani proseguiremo perché dobbiamo fare di tutto per chiudere: rimandare questa partita non giova a nessuno”, afferma ancora Conte. Il terzo giorno di vertice si apre con un incontro tra il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, Emmanuel Macron, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Macron fa sapere che Parigi è pronta a fare "blocco comune" con la Germania, per arrivare a una risposta "senza precedenti" alla crisi.

Conte contro Rutte: richieste insostenibili

Il presidente del Consiglio non risparmia duri attacchi al premier olandese Mark Rutte, con cui dice di avere un buon rapporto personale, ma ammette di aver avuto uno scontro durissimo” con lui: “La sua richiesta di porre il veto e coinvolgere il Consiglio europeo anche nella fase attuativa è indebita dal punto di vista giuridico, politico e poco praticabile in concreto. Ma non si è mai permesso di chiedermi questa o quella riforma”. Conte, poi, si dice più intransigente della Commissione sull’equilibrio istituzionale dell’Ue: “Il sistema deve essere compatibile con i trattati”. E l’appello agli altri leader comunitari è chiaro: “Siamo tutti vincitori o siamo tutti sconfitti. Siamo tutti sulla stessa barca, non stiamo aiutando l’Italia ma consentendo a tutti di riparare i danni della pandemia, le economie sono integrate”.

Lo stallo al Consiglio europeo

La linea di Conte è univoca: non si può accettare il veto di un singolo Stato sui fondi agli altri Paesi. Un veto su cui punta ancora Rutte, rischiando di far saltare l’accordo che in molti volevano trovare entro la fine di questo vertice. Il secondo punto critico è quello riguardante la ripartizione tra prestiti e sussidi del Next Generation Eu. L’ipotesi circolata nelle ultime ore della serata è che si arrivi a 420 miliardi di sussidi e 330 di prestiti, contro i 500 di sussidi e 250 di prestiti inizialmente previsti.

Sul diritto di veto Conte ritiene che sul piano giuridico una scelta di questo genere sarebbe appellabile davanti alla Corte di giustizia europea, perché violerebbe i trattati. E proprio questo è il punto che non vuole oltrepassare il governo italiano. Conte, intanto, punta a una riforma del super freno d’emergenza che è stato introdotto per venire incontro alle richieste di Rutte, che vorrebbe fermare l’erogazione delle risorse che non fanno le riforme promesse ponendo il punto in Consiglio. Secondo Conte questo meccanismo si potrebbe considerare solo in caso di maggioranza qualificata degli Stati e comunque dovrebbe essere la Commissione ad avere questo compito, non il Consiglio.

Un’altra delle ipotesi che inizia a circolare è quella che ha proposto l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta: l’opting out dell’Olanda, ovvero Rutte potrebbe tirarsi fuori dalla trattativa, lasciando l’intesa su Recovery Fund e bilancio agli altri 26. Rimane, però, un’altra giornata di lavori e di negoziati. In cui il ruolo da protagonista potrebbe averlo la cancelliera tedesca Angela Merkel. Finora in disparte, potrebbe scendere in campo da protagonista per chiudere la partita. Ma il rischio è che il compromesso sia più lontano di quanto sembri e che le posizioni intransigenti dell’Olanda siano irremovibili.

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