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“Confiscare metà del patrimoni dei partiti”, il disegno di legge anti-Casta

Nonostante la recente abolizione sul finanziamento pubblico dei partiti, il loro tesoro ammonta ad oggi a 5 miliardi di euro tra beni immobili, titoli e depositi. Da qui, l’iniziativa dell’associazione “Crescita e Libertà”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il Fatto Quotidiano oggi riporta dell'iniziativa avanzata dall'associazione ‘Crescita e Libertà': una patrimoniale straordinaria del 50% sui partiti "per restituire il maltolto agli italiani e smetterla di vessarli con nuove tasse". L'obiettivo è naturalmente quello di abbattere i costi della politica, un pallino del Movimento 5 Stelle prima e del neo primo ministro Matteo Renzi poi. Un disegno di legge marcatamente anticasta che, però, arriva da un gruppo di difesa legale di interessi pubblici che annovera esperti di varia provenienza tra i quali il costituzionalista Aldo Loiodice, il giurista Manuel Sarno, l’ex preside di Giurisprudenza di Bari Sebastiano Tafaro. Un gruppo di giuristi che si è già speso a difesa dei cittadini con iniziativa come l’istanza di accesso sugli ingiustificati aumenti delle tariffe autostradali e la denuncia dei costi dello locazioni passive della PA.

Ecco cosa scrive Il Fatto Quotidiano:

Il punto di partenza è che la recente abolizione sul finanziamento pubblico dei partiti non ha intaccato il  tesoro che hanno accumulato dal 1993, quando il referendum lo ha abolito e il parlamento l’ha surrettiziamente reintrodotto – legislatura dopo legislatura – in forma di rimborso. Negli anni quel fiume di denaro è finito nelle casseforti di Fondazioni nate ad hoc, associazioni, società e sindacati e secondo stime prudenti ammonterebbe oggi a 5 miliardi di euro tra beni immobili, titoli e depositi. Nelle casse della disciolta Dc ci sarebbe ancora un patrimonio residuo di 800 milioni di euro, in quelle della Fondazione ex Msi-An 70 milioni tra denaro e titoli, altri 300-400 in  patrimonio immobiliare. Solo il Partito Democratico ha in pancia immobili per un miliardo di euro disperso in 57 fondazioni. E così via. Solo una parte di questo impero finanziario deriva dalle donazioni e dalle contribuzioni volontarie mentre il grosso, circa 3 miliardi di euro, arriva proprio dai rimborsi ingoiati dal 1994 a oggi (a fronte di soli 579 milioni di spese dichiarate). Rimborsi che il 29 novembre sono contestati dalla Corte dei Conti. Il procuratore De Dominicis, nell’ambito dell’istruttoria sul caso Lusi, li ha bollati come illegittimi e incostituzionali, frutto di “artifici semantici e legislativi” che fanno passare per “rimborso” dell’attività politica uscite non sostenute da giustificativi di spesa. Perché lasciare che il rapinatore amministri la refurtiva e arricchendosi ancora?

La patrimoniale per i partiti conta di due o tre articoli fondamentali. Il primo istituisce un’imposta straordinaria una tantum sui patrimoni di fondazioni e movimenti politici esistenti e disciolti. L’imposta, come detto, è pari al 50% del valore di mercato del patrimonio, al netto dei debiti che risultino da bilanci certificati da una società di revisione iscritta all’albo speciale presso la Consob. Il secondo invece dà tempo sei mesi al Mef per analizzare i bilanci di partiti e fondazioni e censire patrimoni e relativo valore. L’ultimo articolo cancella la cassa integrazione per i dipendenti dei partiti che è stata introdotta con l’art. 16 dalla legge che abolisce il finanziamento pubblico.

Ma cosa ne pensano i diretti interessati? "Non vedo perché no – commenta Luciano Pizzetti, ex relatore della legge sull’abolizione del finanziamento – . Ma mi sono dimesso da relatore, non ho accettato che l’abolizione diventasse merce di scambio con altri provvedimenti come l’abolizione delle Province”. A subentrare a Pizzetti fu la senatrice Isabella De Monte che oggi siede nella Commissione Affari Costituzionali: “Dovrei studiare la proposta ma in linea di principio non sono contraria a tassare la ricchezza dei partiti frutto di finanziamento pubblico. Anche perché spesso è custodita da Fondazioni che non fanno più attività politica”, dice al Fatto. E i grillini, invece?  Roberta Lombardi, prima firmataria della proposta a cinque stelle per l’abolizione del finanziamento ai partiti, ammette che  “questo aspetto del recupero della ricchezza pregressa ci siamo dimenticati, ci è sfuggito”, allo stesso tempo però la ex presidente del gruppo parlamentare M5S alla Camera dice: “Così, su due piedi, condivido il principio e mi prendo l’impegno di trasmetterla al nostro ufficio legislativo per esaminarla tecnicamente. In caso di depositarla alla Commissione Affari Costituzionali come proposta di legge del Movimento, senza rubarne la paternità e sperando di centrare il risultato: riuscire a recuperare il tesoretto che per 30 anni i partiti hanno illecitamente sottratto alla collettività”.

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